Tre sono i destini che lentamente finiscono con l’incontrarsi in Luce del Nord, romanzo appena uscito per Rubbettino, opera prima di Gianluigi Bruni, romano, sceneggiatore per il cinema e la televisione. Frank, ex stuntman di film western all’italiana e di genere peplum, alcolizzato, puttaniere, senza soldi, con la moglie che sta morendo nel reparto di terapia intensiva di una metropoli tentacolare.
Eva, ex studentessa di lettere mai giunta alla laurea, ormai cinquantenne, obesa e senza amori e risorse di alcun tipo, vive nel sogno irrealizzato di pubblicare romanzi che sempre inizia e mai finisce. Badante suo malgrado di una vecchia megera, abita nello stesso palazzo fatiscente in cui vive Frank, in quella metropoli tentacolare e altrettanto fatiscente.
Cristian, ragazzo di strada, cacciato di casa dal padre, estremo sognatore, privo di mezzi e suonatore di flauto è costretto ad abbandonare l’appartamento che condivide con due ragazze coreane di cui non conosce la lingua, per finire a dormire per strada e ad aggregarsi a travestiti, clochard, musicisti di strada che lo prendono con sé. Fino alla sera in cui subisce una violenza da quattro bruti e il suo amico musicista, invece di aiutarlo, lo lascia nelle loro mani e fugge con tutti soldi guadagnati suonando in diverse città. La morte della vecchia megera farà incontrare Frank ed Eva e anche Cristian, rinchiuso in uno scantinato di quello stesso palazzo da un moldavo che forse ha tendenze da serial killer. Finiranno per formare un sodalizio di disperati sconfitti dalla vita e andranno ad abitare nella casa della vecchia megera, sempre con i giorni contati visto che il palazzo è stato messo in vendita. In ospedale a trovare la moglie ormai morente Frank incontra un vecchio produttore cinematografico della Cinecittà che fu, ormai preda di una forte demenza senile. In un attimo di lucidità il produttore riconosce Frank che gli sottopone un copione a cui lavorava da anni. Tornato nel palazzo in vendita, l’idea di lavorare a questo copione e ridare un senso alle proprie vite sembra rianimare la vita dei protagonisti. Ancora più esaltante per i tre è la scoperta che Eva e Cristian provengono dallo stesso paese nel quale per un certo tempo ha abitato anche Frank con la moglie ai tempi d’oro del cinema italiano.
Ma il tragico destino incombe sui tre. Il figlio della megera, erede del palazzo, intima loro di andarsene in virtù del testamento che lo nomina erede di tutto lo stabile, altrimenti si ripresenterà con la polizia. Inoltre il vecchio produttore ha consegnato al figlio il copione, ma il figlio, che ha preso in mano le redini della società, non appare per nulla interessato.
Frank, a cui è appena morta la moglie, indossa allora uno dei suoi più appariscenti costumi western e fa irruzione nello studio notarile dove si stanno facendo le pratiche per la vendita del palazzo, sparando, ma a salve, e venendo subito dopo colpito da un grave attacco cardiaco che lo porta ad essere ricoverato nello stesso ospedale in cui è appena morta la moglie. Eva e Cristian decidono allora di mollare tutto e partire in pulmann per il loro paese. Arrivati nei pressi scenderanno dal mezzo e scompariranno misteriosamente in una evanescenza che sa di morte ma anche di resurrezione.
Gianluigi Bruni utilizza mezzi stilistici affascinanti alternando i flussi di coscienza ai dialoghi diretti e presentandoci scorci di vite celate alla maggioranza, nascoste a quelle degli altri. Vite che sono di fantasmi, ma anche di angeli caduti dal cielo non per una luciferina ribellione, ma perché forse Dio si è semplicemente dimenticato di loro.
Luce del Nord, segnalato come inedito al Premio Calvino 2019, è un libro corposo, ben scritto, da leggere per scoprire universi a noi vicini di cui non conosciamo, o non vogliamo conoscere, l’esistenza.
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