Ciriello ha una tastiera stilistica molto ampia (nel Vangelo predominava il gergale-dialettale e comico-picaresco delle bande criminali) ma guarda al realismo magico sudamericano pur lavorando di realtà, perché magico-realistico è lo scenario familiare e cittadino (almeno quello degli anni Ottanta), così come barocco era il mondo per Gadda. Nel cogliere della realtà la sua fantasia tragicomica o grottesca, Ciriello crea un amalgama molto originale e un timbro sempre diverso e sempre però riconoscibile. Lo si vede bene in Maradona è amico mio, che diversamente dal precedente è un romanzo centripeto perché va e viene tornando sempre al suo eroe argentino e all’io narrante autobiografico che racconta, attraverso Maradona, la sua adolescenza, le relazioni familiari, il mito del calcio prima vissuto nella sfera privata (del cerchio familiare) e poi in quella collettiva (della città). Dunque si tratta (anche) di un romanzo di formazione (maradoniana): il romanzo di una generazione, visto che le precedenti si erano formate nei miti di Alfredo Di Stefano e di Sivori.
Dal grande terrazzo della casa in cui Marco è nato, affacciata sul golfo, si può guardare una parte di Napoli e si può anche gettare uno sguardo sulla famiglia di Diego e Claudia, che abitano lì sotto e si possono pure salutare. Poi il ragazzo diventa un cronista e seguirà il suo idolo in giro per il mondo, nei momenti di gloria e nei precipizi della sua carriera, e nella buona e nella cattiva sorte della sua vita assurda.
Il libro, scandito in capitoli datati, parte dal 2018 e va avanti e indietro nel tempo e nei luoghi, sempre fondamentali per uno scrittore, come Ciriello, che spesso si addentra nella scrittura da giornalista-viaggiatore: dunque ci troveremo via via a Buenos Aires, a Barcellona, a Disney World, dove nell’ottobre 1981, dopo aver infilato quattro gol al Boca Junior, Maradona decide di portare la sua famiglia; poi a Yamoussoukro in Costa d’Avorio sempre nel 1981, a Fregene, ad Acerra, all’Avana, a Roma, a Fiumicino nel 1987, a Citta del Messico nell’estate 1986, a Città del Capo, a Monaco di Baviera, a Dubai… Da Napoli si parte e a Napoli si torna, a quel terrazzo da cui «niente era deprimente, nemmeno l’inverno». Da quel terrazzo una mattina la nonna di Marco li ha visti partire per sempre: «Ecco, quella mattina mia nonna non mi chiese dove fossi stato né con chi, mi sorrise e poi si mise a prepararmi il caffè (…) e preparando il caffè mi disse: Se ne sono andati. Ricordo la luce incerta che le tagliava la schiena, e i suoi zigomi che salivano accennando un sorriso amaro, una di quelle espressioni indimenticabili, riservate alle cose preziose che andavano perdute (…). Alzai le spalle, e poi la raggiunsi a guardare il sorgere del sole mentre aspettavamo che uscisse il caffè».
Tra il momento dell’arrivo a Napoli e il giorno della partenza vissuto dal terrazzo di casa c’è il romanzo di formazione, che si spinge anche oltre, alle varie vicissitudini del Maradona post-partenopeo, compreso il malato e l’obeso. Marco bambino è al San Paolo, a due passi dalla Storia, il giorno di luglio in cui tutto comincia: «Non ho mai saputo come mio padre mi avesse portato a così poca distanza dalla Storia, e non ho fatto in tempo a chiederglielo». Vede Diego timido, che sorride, palleggia, fa la foca con la palla, percorre mezzo giro del campo salutato dal pubblico che senza saperlo sta vivendo «il trailer di un kolossal». Il primo anno maradoniano, disastroso, si portò via rapidamente anche il padre di Ciriello, che somigliava a Dustin Hoffman e che era il contrario di Maradona il guascone, l’allegro cialtrone pronto ad attaccar briga con chiunque.
Le vittorie degli anni seguenti non sarebbero state un risarcimento ma la «determinazione del caso». E il caso ha voluto che Marco e Diego s’incrociassero qua e là per il mondo con sorrisi (del primo) non ricambiati: i fatti del campione erano troppo grandi e non comprendevano quelli del ragazzo diventato adulto (anche grazie a lui).
Altre Rassegne
- Corriere della Sera (.it) 2018.08.13
Vedi Napoli e poi diventi uomo Il talento narrativo di Marco Ciriello
di Paolo Di Stefano - pasqualeallegro.wordpress.com 2018.06.21
Da una ringhiera di mondo che solo a Napoli
di Pasquale Allegro - esquire.com 2018.07.31
Marco Ciriello: autobiografia di Napoli
di Dario De Marco - convenzionali.wordpress.com 2018.07.08
“Un giorno di questi”
di Gabriele Ottaviani - milanonera.com 2018.04.30
Intervista a Marco Ciriello – Un giorno di questi
di Eleonora Aragona - Milleeunlibro 2018.04.23
Un giudizio autorevole per il libro di Marco Ciriello. Tra le letture più apprezzate di Enrico Vanzina, intervistato da Gigi Marzullo, “Un giorno di questi” - Connessioni 2018.04.21
“Un giorno di questi”, la Napoli potente e visionaria di Ciriello
di Maria Teresa D'Agostino - GQ Italia 2018.04.20
Napoli, la camorra, Troisi e gli anni Ottanta
di Francesco Menichella - la Repubblica (Napoli) 2018.04.09
Maradona, Siani, Warhol, gli anni Ottanta di Napoli nel viaggio buio di Ciriello
di Pier Luigi Razzano - Premio Strega (.it) 2018.03.30
“Un giorno di questi” candidato al premio Strega
di Paolo Di Stefano - Mr. Hopes Stories (blog) 2018.04.04
La storia degli abusivi
di Gianluca Spera - Il Foglio 2018.04.05
La maledizione di Napoli, che avrebbe bisogno di più giornalisti a raccontarla
di Simonetta Sciandivasci - il Quotidiano del Sud 2018.04.04
Ciriello e i mille volti di Napoli
di Redazione - Corriere del Mezzogiorno (Campania) 2018.03.31
Un cronista di nera in corsa per lo Strega
di Mirella Armiero - il Centro 2018.03.31
Premio Strega, 41 i libri segnalati. Ecco titoli, autori e chi li propone - La Gazzetta del Mezzogiorno 2018.03.31
Boom di candidati allo Strega: ben 41! - Corriere Adriatico 2018.03.30
Napoli emblema dell’intero Sud alla perenne ricerca di se stesso
di Redazione - Il Venerdì (La Repubblica) 2018.03.30
Il libro di Ciriello su Il Venerdì
di Redazione - Il Messaggero 2018.03.26
Napoli Anni ’80, la vita oltre la camorra tra cronaca nera e interviste surreali
di Andrea Velardi - Il Mattino 2018.03.24
Ciriello e la Napoli anni ’80 tra Cutolo, Siani e Troisi
di Francesco Durante