Sarà il 18 settembre alle 18 a Trani al festival letterario pugliese “I dialoghi di Trani” uno scrittore che con il suo libro uscito in Italia l’anno scorso vuole smantellare, anche grazie all’umorismo e all’auto ironia, il castello di pregiudizi e stereotipi più radicati e feroci, verso un’etnia e le sue culture, i rom. L’autore è Valeriu Nicolae, il libro La mia esagerata famiglia rom (Rubbettino Editore, pag. 194, euro 14,00) ed è la storia, narrata e ricostruita dall’interno, di una famiglia molto allargata comprese zie e zii alquanto originali e di una comunità intera, quella dei rom in Romania. Valeriu Nicolae è rom, ha studiato, ha preso la laurea nonostante l’opposizione del padre e con il sostegno di una madre caparbia e coraggiosa, è un attivista dei diritti umani, a Bucarest gestisce una scuola per ragazzi del quartiere Ferentari dove droga e prostituzione minorile sono l’inferno di tanti minorenni, ha fondato il Policy center for roma and minorities. Della sua “esagerata famiglia” racconta bellezza e negatività, dall’alcolismo degli uomini violenti con le donne alla scoperta, da bambino, che essendo rom era “diverso” dagli altri bambini. «Uno straniero. Credo che sia questa la parola che mi definisce meglio. Lo sono sempre stato, anche se non sempre mi sono sentito tale. Sono zingaro ed esteuropeo. È difficile sentirmi parte di qualcosa. Ma importa davvero cosa sono?», ha riferito, citandolo, pochi giorni fa Elisabetta Stefanelli dell’Ansa inun articolo sul libro. Aggiungendo che la sua famiglia «Lui, Valeriu Nicolae, la racconta così come è, senza sconti né mitizzazioni». Un esempio della sua prosa lo ha dato la rivista Internazionale pubblicando un brano tradotto da Mihaela Topala. Scrivendo dell’amata zia Lili (Valeriu Nicolae ha un parco – zie particolarmente variopinto e vivace, almeno secondo gli standard non-rom) l’autore annota tra l’altro: «Si dice che da giovane Lili fosse particolarmente bella e che sia stata corteggiata da Lăcătuș. Sì, proprio lui, Marius Lăcătuș, il calciatore che negli anni novanta ha giocato anche in Spagna e in Italia. Mamma dice che è stata Lili a lasciarlo, nonostante lui fosse pazzo di lei. Anche lui era un bellissimo zingaro, ma purtroppo faceva il calciatore, cosa che la mia famiglia di stirpe nobile, composta di conti e duchesse di Vattelappesca, non può tollerare. Il minimo accettabile è il violinista perché, come si dice qua, “la gente che suonano il violino sono intellettuali” . Perciò alla fine Lili ha scelto Gigi». Incredibile, no? Tenere in maggior conto un violinista rispetto a un calciatore. Il quale Gigi, ovvero Gică Bouroșu, l’uomo che zia Lili ha sposato, infatti «è romeno e, in più, è un intellettuale raffinato – riporta ancora il passo pubblicato dalla rivista -. Di mestiere fa l’idraulico ed è l’amministratore del palazzo dove abita. Dopo la rivoluzione del 1989 pare che si sia fatto dei biglietti da visita scritti a mano con le parole: “Gică Bouroșu – amministratore capo, unico e principale”. O almeno così raccontava Geta, la mia zia strega, quella che legge le carte».
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