Da Vatican Insider del 16 febbraio
Non si corregge l’immoralità solo con le prediche e gli articoli dei giornali. Bisogna che la prima a essere corretta sia la vita pubblica. La prima regola del buon politico? Servire non servirsi. Parola di Luigi Sturzo. Un vademecum per la politica a firma del sacerdote e statista siciliano è racchiuso in un libro di ottanta densissime pagine (Rubettino, 9 euro con prefazione di Giovanni Palladino e postfazione di Marco Vitale). La lezione di don Sturzo risulta estremamente attuale. Si punta troppo sopra un interventismo statale che tende a dare in mano alle burocrazie l’economia del paese. Tutto ciò è contrario sia allo spirito cristiano che agli interessi nazionali, e rende più costosa e meno efficiente l’elevazione del lavoratore. Inoltre la missione del cattolico in ogni attività umana, politica, economica, scientifica, artistica, tecnica è tutta impregnata di ideali superiori, perché in tutto vi si riflette il divino. Se il senso del divino manca, tutto si deturpa: la politica diviene mezzo di arricchimento, l’economia arriva al furto e alla truffa, la scienza si applica ai forni di Dachau, la filosofia al materialismo e al marxismo; l’arte decade nel meretricio. E così nell’analisi di Luigi Sturzo il comunismo diviene uno di quei miraggi che non si possono realizzare e non si realizzeranno mai, neppure se attuato con la violenza e mantenuto con la forza. Sempre fedele all’idea che le libertà sociali e la democrazia costituiscano un binomio inscindibile a patto che non vengano schiacciate dagli eccessi dello statalismo. Guardate bene ai pericoli delle correnti organizzate in seno a un partito. Si comincia con le divisioni ideologiche. Si passa alle divisioni personali. Si finisce con la frantumazione del partito. Con valutazioni spesso profetiche: La mafia diventerà più crudele e disumana. Dalla Sicilia risalirà l’intera Penisola per forse portarsi anche al di là delle Alpi. Teorizzatore e il principale promotore dell’impegno dei cattolici in politica, preparando il terreno ai futuri partiti e movimenti d’ispirazione cristiana. Nato a Caltagirone, in provincia di Catania, da famiglia nobile, fu ordinato sacerdote nel 1894 e due anni dopo conseguì la laurea in teologia alla Pontificia Università Gregoriana di Roma. In quegli anni iniziò ad impegnarsi politicamente nel contesto della sua città, fondando il giornale La croce di Costantino. Un percorso che giunse a maturazione nel 1919, con la fondazione del Partito Popolare Italiano, che guidò come segretario politico fino al 1923, quando per la sua forte opposizione al fascismo fu costretto a dimettersi e recarsi in esilio all’estero. Promosse la costituzione di cooperative agricole, casse rurali e società operaie, nel quadro di un progetto di rinnovamento dell’economia meridionale fondato sulla media e piccola proprietà, sul rifiuto del protezionismo e dell’assistenzialismo statale e sull’ampliamento delle autonomie locali. Fautore della partecipazione dei cattolici alla vita politica, ma rispettoso del non expedit, concentrò la sua attività nell’ambito amministrativo. Nominato nel 1947 giudice dell’Alta Corte per la Regione siciliana e nel 1952 senatore a vita dal presidente della Repubblica, Luigi Einaudi, scomparve a Roma nell’agosto del 1959. Pur sostenendo l’impegno nelle istituzioni dei cattolici, predicò la più totale autonomia tra politica e Chiesa. Tra le sue opere: Italy and fascismo (1926); Essai de sociologie (1935); Politics and morality (1938); Sul partito popolare italiano (3 voll., 1956). Postume sono apparse: Mezzogiorno e classe dirigente (a cura di G. De Rosa, 1985); Opere scelte (6 voll., 1992). Nel 1954 è stato dato inizio alla pubblicazione degli Opera omnia a cura dell’Istituto di scienze sociali e storiche Luigi Sturzo, fondato nel 1951.
di Giacomo Galeazzi
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