Leonardo Tricarico, Gregory Alegi
Ustica, un’ingiustizia civilePerché lo Stato pagherà 300 milioni per una battaglia aerea che non c'è mai stata
Milano, 4 giu. (askanews) – Il 27 giugno del 1980, alle 20.59 e 45 secondi, nei cieli italiani, si consumava una delle più gravi tragedie aeree nella storia del Paese; un aereo Dc-9 della compagnia privata “Itavia” esplodeva in volo all’altezza dell’isola di Ustica, lungo la rotta tra Bologna e Palermo. Tutte le 81 persone a bordo, tra passeggeri e membri dell’equipaggio, morirono nella tragedia.
Da allora è iniziato uno dei più grandi misteri italiani, caratterizzato da insabbiamenti, incidenti, delegittimazioni, suicidi e morti sospette, registri e tracciati radar cancellati, documenti spariti nel nulla; un “muro di gomma” per nascondere cosa sia realmente accaduto nei cieli del Mediterraneo quella tragica notte.
Cosa distrusse il Dc-9 dell’”Itavia”? Fu una bomba, come da molti oggi ritenuto o un missile, lanciato da un caccia militare in quello che venne definito un “vero e proprio scenario di guerra” aerea nello spazio aereo italiano?
A quasi 41 anni da quella tragedia, prova a far luce sui misteri ancora irrisolti il libro “Ustica, un’ingiustizia civile”, edito da Rubettino e scritto a quattro mani dal giornalista e storico dell’Aviazione Gregory Alegi e dal generale di Squadra aerea Leonardo Tricarico, già capo di Stato maggiore dell’Aeronautica Militare e presidente della Fondazione Icsa (Intelligence Culture and Security Analysis).
Il pamphlet, attraverso un puntuale fact-checking e l’esame di materiale in larga parte inedito o trascurato dalle altre opere sull’argomento, nasce per spiegare la differenza tra le sentenze penali – che escludono la battaglia aerea e i missili – e quelle civili che, al contrario, la confermano, al punto di fissare indennizzi di centinaia di milioni di euro a carico dello Stato.
Sulla distruzione del DC-9 “Itavia” sono stati scritti decine di libri, in gran parte ispirati all’ipotesi accusatoria della “battaglia aerea”, poi smentita nei processi penali. Gli autori asseriscono l’infondatezza di vecchi miti e nuove fake news. La rigorosa analisi dei fatti dimostra, per esempio, la totale inaffidabilità delle presunte rivelazioni del marinaio americano Sandlin, rilanciate da alcune trasmissioni Tv italiane.
Anche se i processi penali ne hanno dimostrato l’infondatezza, però, la tesi della battaglia aerea, sostenuta dall’allora giudice istruttore Rosario Priore è stata largamente ripresa in ambito civile, andando a formare il teorema in base al quale i Ministeri della Difesa, dell’Interno e dei Trasporti italiani sono stati condannati a ristorare i parenti delle vittime e gli eredi della proprietà “Itavia”.
Insomma, per lo stesso fatto due verità opposte: l’una, quella della bomba, emersa dopo lunghi e puntigliosi dibattimenti processuali e resa tecnicamente inattaccabile dal parere dei massimi esperti mondiali e l’altra, quella del missile, fondata su ipotesi ritenute dai giudici penali piu “degne della trama di un libro di spionaggio che di una pronuncia giudiziale”.
Il libro documenta come, in realtà, l’ipotesi della battaglia aerea fosse stata archiviata dai giudici di Crotone sin dal 1989, spiegando bene come il Mig libico, presunto abbattitore, fosse effettivamente caduto sulla Sila il 18 luglio 1980, tre settimane dopo la distruzione del dc-9 Italia. Allo stesso modo, documentano l’assoluzione o archiviazione di tutti gli imputati di posizioni minori, smentendo il mito di un vasto complotto per nascondere segreti inconfessabili.
Gli autori sottolineano come un importante contributo nella ricerca della verità potrebbe venire dalle carte dell’intelligence italiana a Beirut, tuttora secretate benché secondo chi le ha viste contengano chiare segnalazioni di minacce di attentati contro aerei italiani. L’ipotesi, inspiegabilmente mai verificata da chi, negli anni, si è occupato a vario titolo della vicenda, potrebbe essere molto più produttiva del periodico rilancio di accuse all’Aeronautica militare italiana, alla NATO e a Paesi amici quali Stati Uniti e Francia, sempre smentite alla prova dei fatti.
Ancora oggi, infatti, l’Aeronautica Militare viene “colpevolizzata” per qualcosa al quale è stata dimostrata del tutto estranea. I quattro generali italiani processati per “alto tradimento” si rivelano, attraverso gli occhi dei due autori, come gentiluomini perseguitati solo per non aver avallato una ricostruzione che sapevano essere “assurda”.
Secondo Alegi e Tricarico, la politica ha avuto un ruolo cruciale nella vicenda di Ustica, da quando il ministro Rino Formica parlo per primo di missile alle commissioni d’inchiesta parlamentari, fino a far nascere un vero e proprio “partito del missile”.