«Mentre la barca veniva trasportata lentamente, io la osservavo curiosa; avrei dovuto accendere il motore per rimontare la corrente, trovare un canale navigabile, fare quello che si aspettavano i membri di quel mio squinternato equipaggio che non dicevano nulla, ma qualcosa volevano che facessi. Invece no. Lasciavo che la barca andasse via, portata dalla corrente».
“Fiume sacro” è un romanzo uscito per Rubbettino nella collana Velvet, scritto dal romano Gianluigi Bruni, che ha nel cinema un curriculum di tutto rispetto: ha lavorato, a vario titolo, con registi quali Federico Fellini, Luigi Comencini, Franco Zeffirelli, Dino Risi, Lina Wertmuller, Liliana Cavani e Claudio Caligari. Tra le sue sceneggiature ricordo “Prendimi e Portami Via”, diretto da Tonino Zangardi. Anche come autore si è distinto, basti pensare che il suo romanzo d’esordio, “Luce del Nord”(sempre edito da Rubettino) è stato segnalato come inedito al Premio Calvino 2019 ed è stato proposto al Premio Strega.
Le acque ridotte e non certo incantevoli di un fiume abbracciano una vicenda che parte dal localaccio “Chico Mendes”, alla periferia della città. Ci lavorano il lurido Ercole e un altro barista che si vede poco, non sanno fare gli aperitivi e il vinaccio sa di limonata. Ma è economico e nessuno rompe le scatole se sei strano. Con le sue sedie di plastica, è il luogo di ritrovo di quei diseredati che l’autore è tanto bravo a raccontarci. Tra questi vi è Virginia, voce narrante, che ha un rapporto intimo con l’alcol:
«Avevo iniziato a bere quando lavoravo all’agenzia, ma solo perché bere è importante. Il corpo umano è liquido al settanta per cento, se la percentuale scende troppo si muore. Così io bevo sempre, bevo tutto tranne l’acquea. Non mi piace l’acqua».
Le acque del fiume sono acque sporche e colme di rifiuti, ogni tanto ci finisce qualche ratto, eppure da qualche parte potrebbero portare a una persona che diviene oggetto di una recherche che vede coinvolta Virginia. Lei, fisicamente piccolina, è sfregiata in volto a seguito di un “incidente di percorso” avvenuto quando lavorava nell’agenzia di investigazioni, è ormai disillusa rispetto alla vita e non ha molta fiducia in se stessa. Quando conosce Bruna, una giovane rossa dalla struggente bellezza e non proprio equilibrata, le sembra quasi un’epifania e capisce che forse la sua solitudine non le basterà più.
Una galleria di soggetti paradossali ma riuscitissimi anima le pagine di questo libro rocambolesco e pieno di colore, dove i personaggi secondari hanno connotati che li rendono indimenticabili. Penso ai due strozzini ebefrenici e stupidi, ma anche a Eleuteria, fisico di un lottatore, la trans rumorosa e gelosa con cui Virginia ha un rapporto molto stretto, fatto non più di amicizia ma di pena, risentimento, disperazione e reciproco sostegno.
La ricerca volge attorno a un giallo: dove è finito il francese, il pazzo visionario che ha fregato molte persone, rubando dei soldi per costruire, lì da qualche parte lungo il fiume, una comune? Facendolo, ha messo in pericolo anche altre vite e dovrebbe saperlo. Non lo immagina che lo stanno cercando?
Una toccante avventura di gruppo piena di atmosfera, narrata con realismo e uno stile immediato, fluido. Una risalita lungo gli abissi dell’umanità, quella più profonda, quella che ha a che fare con i recessi più segreti della nostra sostanza.