Da Formiche.net 19 marzo
Capita raramente che alla presentazione di un libro si discuta così animatamente, con il pubblico che si divide per fazioni a parteggiare per l’uno o per l’altro dei contendenti.
È accaduto ieri sera nella sede della Fondazione Luigi Einaudi di Roma in occasione della presentazione del volume di Corrado Ocone “Il liberalismo nel Novecento. Da Croce a Berlin”, appena uscito per i tipi di Rubbettino. Ed è stato proprio il grande filosofo napoletano, di cui ricorre quest’anno il centocinquantesimo della nascita, l’oggetto dell’accesso polemica fra Luciano Pellicani, professore emerito di sociologia alla LUISS Guido Carli, e l’autore del libro.
Può Croce definirsi un liberale a tutto tondo? E come può conciliarsi la sua idiosincrasia per le scienze moderne con una teoria politica, quella liberale appunto, che, come ha insegnato Popper, proprio sul procedere per tentativi ed errori, cioè sul modello della conoscenza scientifica, è modellata?
A queste domande di Pellicani, supportato da alcuni interventi di persone presenti nel pubblico, Ocone ha risposto da un lato mostrando come le intuizioni forti del pensiero liberale novecentesco fossero in Croce già presenti, in modo sostanziale e non effimero, a inizio Novecento; dall’altra smontando del tutto la “favola” di un Croce nemico delle scienze.
Dal primo punto di vista, Ocone ha messo in evidenza la centralità in Croce e nei liberali novecenteschi da una parte della critica al determinismo dall’altra alla pretesa “costruttivistica” di modellare la società a partire da valori ritenuti buoni in sé indipendentemente dalle idee dei cittadini. Dal secondo punto di vista, Ocone ha invece osservato che, se si legge con attenzione Croce, non solo ci accorge che se egli è stato (come gli altri grandi liberali del secolo scorso) un critico acerrimo del positivismo, cioè della pretesa di alcuni autori di elevare il pensiero scientifico a criterio unico del mondo umano, critico non lo è stato affatto delle scienze in quanto tali, che egli ha esaltato come forse nessun altro grande filosofo novecentesco abbia fatto.
Molto interessanti sono stati anche gli interventi degli altri due relatori: Nicola Iannello, dell’Istituto Bruno Leoni, e Giovanni Orsina, docente di storia contemporanea della LUISS. Mentre il primo ha parlato, fra il serio e il faceto, di una “svolta” presente nel pensiero di Ocone, più attento e comprensivo in quest’ultimo libro verso autori liberisti come Hayek, Oakeshott e Bruno Leoni; Orsina ha affrontato il tema, molto presente nel libro, della lotta dei liberali novecenteschi al totalitarismo e alle degenerazione e alla crisi attuale della democrazia.
Notati fra il pubblico insigni studiosi come Giuseppe Bedeschi e Dino Cofrancesco; il direttore della rivista Mondoperaio, Luigi Covatta; nonché gli appassionati studenti della scuola di liberalismo della Fondazione Einaudi.
di Niccolò Mazzarino
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