Da LiberoQuotidiano.it dell’8 gennaio
Spuntano le lettere segrete che Denis Verdini mandava a Berlusconi ai tempi del Patto del Nazareno (e non solo) Nel libro di Massimo Parisi (vicinissimo a Denis) pubblicato da Rubbettino ci sono tutti i retroscena del Patto del Nazareno, l’accordo tra Renzi e Berlusconi che rappresenta uno dei passaggi più complessi della nostra storia politica. I consigli, le note e i report tra il Cavaliere e il suo ex coordinatore. Il 14 gennaio Verdini scrive a Berlusconi per convincerlo a fargli varcare la porta delle sede del Pd. “Pensa al tuo ingresso a largo del Nazareno e al giro del mondo che faranno quelle immagini», gli scrive il 14 gennaio, a pochi giorni dal celebre incontro con il premier. Ma si tratteggia anche l’ immagine, contraria alla vulgata, di un Verdini critico fino al sarcasmo verso Renzi. Il Tempo riporta molti stralci delle lettere rivelate da Parisi. «”Se fosse uno sciatore, sarebbe uno specialista degli slalom”. Così Verdini descrive l’ allora soltanto segretario del Pd in un report a Berlusconi del 2013. E ancora: “Tolta la rottamazione, che è un concetto piuttosto semplice, non è ancora chiaro che cosa sia esattamente il renzismo”. A proposto della centralità del ruolo di Firenze, Verdini scrive: “FiRenzina, popolata di vassalli, valvassori e valvassini agli ordini di un giovin signore che (…) sembra quello di pariniana Memoria (“avvezzo ad esser servito fin da fanciullo e bravo a far fortuna senza aver lavorato un’ ora (…).Oggi a Firenze dominano i comici: i Benigni, i Panariello, i Pieraccioni”.
La critica – E poi, a fine 2013 quando Verdini parla del team che Renzi si è scelto per affiancarlo “Più che di una segreteria politica si tratta-con rispetto parlando – di un gruppo di segretarie e segretari di Renzi. E neppure di assistenti di livello”. Debora Serracchiani (“studia faziosità da Rosy Bindi”); Marianna Madia (“ha già girato praticamente tutte le correnti del partito”). Molto meglio su Guerini (“forse l’ unico elemento davvero bravo e interessante”).
Il Patto – Ecco cosa scriveva Verdini qualche giorno prima del Patto: “Penso che ti sarei utile e sarei anche orgoglioso di essere al tuo fianco in un momento così decisivo, ma non c’ è bisogno che tu mi dica niente: capisco che per una questione di immagine è Protagonisti Denis Verdini è stato l’ artefice del patto tra il leader di FI Berlusconi e il premier Renzi meglio passare la palla a Gianni”. Letta, oviamente. E poi più tardi quando il ruolo di congiunzione di Verdini comincia a essere mal digerito nel partito: “Malgrado ciò che scrivono i quotidiani (debitamente imbeccati da qualcuno dei nostri) non ho alcun interesse individuale a portare avanti il rapporto con Renzi». Verdini rivendica l’ opportunità di aver propiziato l’ incontro del Nazareno che “ti ha rimesso al centro della vita politica, ha scosso il Partito Democratico» e ha messo Alfano e la sua accolita di traditori”. Quando nel 2104 Verdini chiede di essere sollevato dall’incarico di collegamento, scrive: “Si dice che ho “interessi con l’ avversario”…invece di dire che non mollo mai, lavorando per te, per il tuo esclusivo interesse e per quello che credo. Puntando poi il dito sul disastro della situazione gestionale del partito”. E’ il momento in cui la dissidenza di Raffaele Fitto comincia a moltare.
Poi l’analisi su Forza Italia, sul momento di sbandamento che sta vivendo: “La celebrazione dei congressi; basta con i circoli, i Clubs e le comunità, perché non e -s -i -sto -no…! Basta con il nuovismo e le facce nuove, dimenticando i danni provocati dai tanti volti freschi senza un neurone; basta con le nomine tanto per nominare; basta con i comunicatori del nulla; gestione diretta dei gruppi parlamentari; elezione dei capigruppo , non più auto referenziali ma costretti a rispondere ai parlamentari. Basta coni retroscena sui giornali- scrive Verdini-alimentati soprattutto da quanti approfittano della grande vicinanza a te”. E ancora un’altra lettera in cui attacca la strategia del partito: “all’ inseguimento dell’ arma segreta ci siamo mossi fra gli inesistenti e i fantomatici circoli, alla ricerca di facce nuove”.
L’elezione – All’inizio dello scorso anno, quando con l’elezione di Sergio Mattarella diventa eclatante che l’accordo tra Silvio e Renzi è saltato, Verdini scive: “Ciò che appare è a dir poco una disfatta: nani e ballerine che fanno festa per la caduta del Nazareno (…) Forza Italia allo sfascio, divisa in gruppi e gruppetti, l’ uno contro l’ altro (…) Tutti contro Verdini”. Poi una risposta al vetriolo contro Maria Rosaria Rossi: accusa Berlusconi di non averlo difeso prima di fronte “alle statiste che ti circondano (quelle del duo tragico)» e poi verso Sgarbi. “Caro Presidente – conclude Verdini- il nostro rapporto non c’ è più”.
L’addio – Il del 27 marzo scorso, in una lettera indirizzata per conoscenza anche a Letta e Confalonieri, Verdini lancerà il definitivo affondo verso quello ormai divenuto il primo anello di collaboratori dell’ ex premier. “Ti sei rinchiuso nel castello incantato con intorno personaggi che il partito non apprezza e non rispetta e li stai usando come clave per regolare non si sa quali conti e perché. Vuoi restare con loro in una splendida solitudine? Benissimo, ne hai tutto il diritto. Basta dirlo”. Il cerchio magico viene definito come un “mediocre sinedrio fatto di arroganza, di superficialità e anche, lasciamelo dire, di incompetenza”. D’ altronde, “se chi ti circonda agisce è perché tu la pensi esattamente così e sarebbe ingiusto prendersela con loro. In tanti -hanno già capito di essere, politicamente, dei morti che camminano”.
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