Ettore Castagna, uno dei giovani musicisti che portarono un po’ di allegria in quel Natale del 1980 freddo e triste segnato dal terremoto, ritorna a distanza di 38 anni a Palomonte il 4 gennaio (Biblioteca comunale, via A. Massa, n. 4, ore 18.30) per presentare con un reading-concerto il suo ultimo romanzo: “Tredici gol dalla bandierina” (Rubettino, 2018). Una serie di canzoni d’autore degli anni ’70 e ’80 tradotte in dialetto calabrese e arrangiate per chitarra battente, strumento antico e affascinante, da Castagna accompagnano il viaggio nei valori sani del calcio, raccontando quanto lo sport possa significare riscatto e rivoluzione per un’intera comunità.
Tredici gol (veramente) segnati dalla bandierina fra il 1974 e il 1981 sono la metafora e la parabola di una giovinezza intera. Quella di un ragazzo di Catanzaro che sogna vita, musica e rivoluzione rivolgendosi alla presenza quotidiana e mitica di Massimeddu (Massimo Palanca), leggendaria ala sinistra del Catanzaro di quegli anni. Un’intera città e un’intera regione, da sempre ai margini della vita nazionale, vivevano le gesta sportive di Palanca come un momento di riscatto e, per molti ragazzi degli anni ’70 calabresi, Palanca diviene il piccolo Mao-Tze-Tung del tiro a effetto, l’ala sinistra di sinistra, il leader capace di far sognare. Con lui cerca un dialogo irreale Vito Librandi, uno dei ragazzi del ’77 calabrese, mentre lo scenario della sua vita si sviluppa lungo la linea d’ombra della nascita, della crescita e del declino del grande movimento giovanile antagonista degli anni ’70, un fenomeno unico in tutta l’Europa occidentale. È la Rivoluzione vista e sognata dalla provincia, con quel filo di ironia e surrealtà che trasforma in leggenda minore la quotidianità dei meridionali a segnare la sua vita e la sua formazione. Probabilmente anche il suo futuro. Tutto si discute e si trasforma nella luce irregolare e travolgente di quegli anni: l’amore, la politica, l’impegno civile, la coppia, la libertà sessuale. Il fondale è quello degli anni ’70 e i primi anni ’80 nel quale i ragazzi del ’77 vivono una trasformazione più grande delle loro forze ma hanno la caparbietà e il coraggio di coltivare idee e progetti. Un’immagine diversa e molto contemporanea di quello che è un Sud spesso considerato solo periferia e che, invece, qui si presenta tutto come laboratorio sentimentale, culturale, generazionale. Un racconto agrodolce nel quale illusioni e disillusioni di una generazione intera vengono filtrate dentro un orizzonte simbolico nel quale la vita provinciale di una classe di liceo e gli eventi calcistici trovano una fusione e un equilibrio bello e imperfetto. Che non potrà durare.
Ettore Castagna è un antropologo, docente di Comunità Locali e Cultura Ecomuseale all’Università di Bergamo. Dalla metà degli anni ’90 ha dedicato particolare attenzione all’antropologia del turismo, con riferimento all’impatto del fenomeno turistico sulle comunità locali di alcune aree del Mediterraneo (Baleari, Calabria, Macedonia Greca, Lombardia, Monte Athos). Significativa la sua esperienza nell’Antropologia Visiva di ricerca “sul campo” e di documentarista sin dai primi anni ’80, quella nel mondo della comunicazione, del giornalismo e dei media e l’attività didattica nell’Università (oltre Bergamo anche Cosenza, Siviglia), nelle scuole statali, nell’Accademia di B.A. ed in varie tipologie di corsi professionali, seminari, stages, etc. Importante infine, sin dal 1979 l’esperienza di musicista nell’ambito etno-acustico con vari gruppi di rilievo internazionale fra cui Re Niliu, Nistanimera, AFCL. “Del sangue e del vino”, il suo primo romanzo è uscito a novembre 2016 per l’Editore Rubbettino, collana “Che ci faccio qui”, diretta da Vito Teti
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