Da La Stampa del 13 luglio
Padre costituente, fondatore della Dc, difensore della laicità dei cattolici in politica rispetto alle ingerenze vaticane, propugnatore dell’integrazione europea: chi era veramente Alcide De Gasperi e cosa resta di lui? Giuseppe Sangiorgi, direttore dell’Istituto Sturzo, prova a rispondere a queste domande in un nuovo saggio (De Gasperi, uno studio, Rubettino Editore, pp. 230, Euro 15), dedicato allo statista trentino a sessant’anni dalla scomparsa (19 agosto ’54) e a partire dalla voglia di cittadinanza italiana di uno come lui, deputato al Parlamento austriaco nel 1911.
Così, la passione per la montagna e il senso di sfida che viene dalla conquista di una vetta diventa la chiave per spiegare il rapporto di De Gasperi con il suo principale interlocutore e rivale, Palmiro Togliatti, e, al di là del duro scontro elettorale nelle prime elezioni politiche del 1948, il lavoro fecondo che i due svolsero insieme nell’Assemblea Costituente.
Mentre il rapporto difficile con papa Pio XII e in generale con le gerarchie del Vaticano, che criticavano la Dc per la reazione, considerata debole, all’avanzata dei comunisti, si spiega con l’affermazione dell’autonomia dei cattolici dalle gerarchie. Diceva De Gasperi a monsignor Pavan, della Pontificia Università Lateranense: «Si immagini se non mi impegno a fondo, se prevalesse il comunismo il primo a essere impiccato sarei io!».
De Gasperi non si sarebbe mai arreso a un atteggiamento confessionale. Di qui la dura resistenza all’ipotesi di una lista con la destra, propugnata dalla Segreteria di Stato, nelle Comunali di Roma del 1952. «I cattolici dovrebbero apprendere a stare in ginocchio, ma anche a stare in piedi», soleva dire, per criticare l’eccessiva acquiescenza di alcuni suoi amici.
Altrettanto testarda la convinzione della collocazione centrista della Dc, non solo tra sinistra e destra, ma anche nella negazione di ogni preferenza tra capitalismo e comunismo e nella scelta di un «solidarismo di popolo in cui lavoro e capitale si associno». Era questo l’uomo della Ricostruzione, del Piano Marshall, dell’umile e coraggioso intervento alla Conferenza di pace di Parigi del ’46: «Prendendo la parola in questo consesso mondiale, sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me…»
Di Marcello Sorgi
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