Si chiama Il coraggio di dire no al taglio della nostra democrazia il nuovo saggio di Simone Baldelli, e non è il primo libro che il deputato di Forza Italiascrive sul Parlamento (il primo è stato Viva Montecitorio, Rubbettino, Soveria Mannelli 2012) e in difesa del suo ruolo indispensabile in una democrazia rappresentativa. Come Baldelli ben sa e riconosce, il Parlamento meriterebbe senz’altro oggi qualche aggiustamento regolamentare, per veder migliorare il proprio funzionamento. E ciò probabilmente gioverebbe anche all’immagine del Parlamento stesso presso l’opinione pubblica, che oggi non è certo delle migliori. Ma questo miglioramento non lo si ottiene certo con un semplice colpo di forbici, con un “taglio” al numero dei parlamentari, che finirebbe per essere inevitabilmente anche un “taglio” alla nostra democrazia.
Proprio questa argomentazione, cioè che il “taglio lineare” dei parlamentari non assicuri il miglior funzionamento delle camere, ma anzi in qualche misura lo complichi ancora di più, è stata alla base della battaglia parlamentare che Simone Baldelli ha condotto, in Commissione ma soprattutto in Aula. Questo libro, Il coraggio di dire no al taglio della nostra democrazia scritto per Rubbettino, è la cronaca di questa battaglia parlamentare, fatta da Simone a colpi di numerosi interventi, emendamenti e ordini del giorno, sul testo di legge costituzionale o sul decreto relativo all’election day. Già, perché almeno in Parlamento, almeno sinora, Simone ha perso la sua battaglia. Perché è stata una battaglia condotta se non proprio in solitudine, certo in grande minoranza, a partire dal Gruppo di Forza Italia, al quale Baldelli appartiene e del quale è vicepresidente. Nel corso di questa battaglia e dei diversi passaggi che si sono succeduti (trattandosi di una modifica costituzionale, la riduzione del numero dei parlamentari ha comportato quattro letture tra Camera e Senato), si è assistito anche a un cambiamento di governo e a un conseguente cambiamento di posizione, da parte de Pd, che solo nell’ultima votazione ha votato favore.
Anche in altri gruppi e nel centrodestra, diversi parlamentari, principalmente di Forza Italia e Lega, dopo aver magari votato a favore del “taglio”, hanno poi firmato affinché potesse svolgersi il referendum confermativo del 20 e 21 settembre.
E proprio il referendum è stato reso possibile dal fatto che nella seconda lettura al Senato, Forza Italia si è astenuta, facendo venire meno il necessario quorum qualificato dei due terzi dei componenti previsto in entrambe le camere per l’approvazione diretta da parte del Parlamento. Baldelli, invece, non ha mai cambiato idea. Da cultore della materia, da esperto dei regolamenti (è stato anche vicepresidente della Camera) conosce bene l’importanza e la centralità del Parlamento. Una centralità tanto spesso a parole invocata, quanto poi nei fatti disattesa. Disattesa anche dalla freddezza con la quale si sta (non) svolgendo ora la campagna referendaria sulla riduzione del numero dei parlamentari. Una campagna referendaria, che in qualche modo il libro di Baldelli vuole invece contribuire ad accendere e scaldare.
Non è la prima volta che gli elettori sono chiamati a esprimersi su una modifica costituzionale che prevede la riduzione del numero dei parlamentari. Ma le altre volte, nel 2006 con la riforma costituzionale promossa dal centrodestra guidato da Berlusconi e nel 2016 con quella di Renzi, tale riduzione era inserita in un quadro più organico di riforma, che toccava anche il bicameralismo perfetto tra Camera e Senato e il rapporto tra Parlamento e governo. Eppure queste riforme più organiche sono state entrambe respinte dagli elettori, che hanno mostrato così di voler difendere l’impianto attuale della nostra Costituzione.
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