Da Arezzonotizie.it
Come una generazione di americani è rimasta segnata dall’attentato e dall’assassinio del presidente Kennedy negli anni Sessanta del secolo scorso, così c’è una generazione di italiani che ha vissuto negli anni Settanta il rapimento e l’assassinio di Aldo Moro. E come negli Stati Uniti i misteri, i presunti complotti interni, le presunte cospirazioni straniere si sono rincorsi negli ultimi decenni, un medesimo destino ha accompagnato il cosiddetto “caso Moro”.
Dietro l’attentato al leader democristiano c’è stato un complotto internazionale? Negli anni si è imposta l’idea che, se di infiltrazioni nelle Brigate Rosse sipoteva e doveva parlare, esse si riferivano ai servizi segreti occidentali, “servizi infiltrati”, “servizi deviati”, e così via. Pochi hanno affrontato il tema di possibili infiltrazioni comuniste nelle Brigate Rosse. E su questo punto si sono concentrati la ricerca e gli studi del sociologo calabrese Rocco Turi sfociati nel libro “Storia segreta del Pci. Dai partigiani al caso Moro” edito due anni fa da Rubbettino
In estrema sintesi la tesi del libro è la seguente. Dopo l’esaurimento (per gli arresti compiuti dalle forze dell’ordine) della prima generazione dei capi delle Brigate Rosse, la seconda generazione sarebbe stata infiltrata e influenzata da uomini vicini alla Cecoslovacchia ed ai servizi segreti cechi. L’addestramento militare diventò più professionale rispetto a quello dei terroristi della prima generazione.
Il ruolo cecoslovacco non sarebbe stato un caso. Proprio in Cecoslovacchia sarebbero riparati, nel secondo dopoguerra, alcuni partigiani comunisti che scappavano dall’Italia dopo la consumazione di una serie di vendette e di omicidi, fuga resa possibile anche grazie ai buoni uffici del PCI. Il nucleo dei partigiani comunisti fuggiti in Cecoslovacchia avrebbe agito da “incubatore” di una serie di attività clandestine in favore dell’avvento del comunismo in Italia, o in avversione alle evoluzioni democratiche del Pci.
Due sono i motivi che spingono a segnalare oggi questolibro, obiettivamente controcorrente rispetto alle vulgate imposte negli anni. Il primo sta nella memoria personale. Ricordo che negli anni successivi alla tragedia di Aldo Moro si è adombrata la possibilità di un sostegno cecoslovacco, logistico e/o politico, alle formazioni terroristiche italiane in generale, e nella vicenda Moro in particolare. Il secondo sta nelle recentissime dichiarazioni del presidente della nuova Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro (Giuseppe Fioroni) che ha detto: “Il Paese e la memoria di Aldo Moro meritano verità. Ma fino ad ora, e con un solo anno di lavoro, abbiamo trovato tante bugie. Molte le novità, riscriveremo in parte i 55 giorni” del sequestro Moro. Vedremo se il libro di Rocco Turi troverà conferme nel lavoro parlamentare.
di Francesco Butini
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