Da La Lettura del 1 maggio
Da Max Weber in poi, la sociologia considera lo Stato, la secolarizzazione e la laicità come tre fenomeni tipici della modernità. Nei suoi lavori Luca Diotallevi si è concentrato soprattutto sull’analisi dei modi in cui politica e religione — più specificamente la religione cristiana — si relazionano l’una all’altra. Con il saggio L’ordine imperfetto (Rubbettino, 2014) prova a scostarsi dalla prospettiva dominante e a mettere in discussione l’univocità dei concetti di modernizzazione, Stato e secolarizzazione, per coglierne invece lo spettro delle varianti e le interferenze reciproche.
L’argomentazione si snoda come una serie di esercizi, in cui si affrontano alcune questioni rilevanti (la differenziazione funzionale, le trasformazioni dello Stato, la fine della secolarizzazione…), senza pretesa di esaustività, ma con l’intento di inserirle nel quadro più ampio della trasformazione della modernità.
Diotallevi ritiene che l’attuale crisi rappresenti solo l’esaurirsi di una delle possibili declinazioni, della modernità, frutto di una combinazione storica di Stato, religione, differenziazione funzionale. Se ne intravedono di nuove, che non possono essere semplicisticamente classificate come «postmoderne» o ridotte a regressioni. Esse sono determinate dai mutamenti interni a ciascuna componente e pongono inedite sfide agli studiosi della società e agli attori politici. Per Diotallevi, lo scenario decisivo — come nell’epoca immediatamente precedente la modernità — sarà quello degli spazi urbani.
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- La Lettura 2016.05.24
Stato, secolarizzazione e laicità. Vacillano i tre pilastri del moderno