Essere visibili comunque-dovunque, estetizzati h24, rilanciati come un ping-pong da un social all’altro è la prassi dell’uomo e della donna nel tempo attuale.
Si pensa, ed è vero, che si scrive con le dita. Nella neo estetica digitale si scrive soprattutto con gli occhi. “La vista è l’organo di senso costitutivo, ma è anche l’organo di costituzione del senso“. Condivido pienamente questa frase di Maria Antonietta Spinosa (docente di Filosofia presso la Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia) che ha curato e pubblicato con Rubbettino questo prezioso testo assieme ad Anna Pia Viola (anch’essa docente di Filosofia presso la Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia).
Sette autori per sette modus di visibilità da offrire e ri-presentare alla società di oggi. Messineo, Caldarone, D’Angelo, Esposito, Gilbert, Filippone, Viola offrono i loro contributi dopo aver abitato carsicamente figure come Calvino, Pascal, Ignazio di Loyola, Stein, Francesco d’Assisi e altri ancora presenti nel testo.
“Siamo condotti – evidenzia Spinosa nella sua Introduzione – a discernere tra la vanità dell’apparenza e la verità dell’apparizione“. L’augurio che auspica la prof.ssa lo faccio mio: “Attraverso la riflessione comune dare il nostro contributo a un tempo che stenta a trovare l’orizzonte per il proprio sguardo“.
Nel tempo della spettacolarizzazione di ogni sentire e sentimento (soprattutto se incattivito e avvelenato), il gesuita p. Gilbert ci rilancia saggiamente l’intuizione di Ignazio di Loyola a proposito del rapporto tra vedere e immaginare: “L’intenzione di Ignazio, quando mobilita l’immaginazione, non è d’invitare a uno spettacolo, ma di avviare la libertà su un cammino per riconoscere quale modo di vivere Dio vuole per me“.
Suggerisco vivamente la lettura di questo per dare terreno e radici al concetto di visibilità, facendolo diventare un criterio non tanto per mostrarsi, ma per riconoscersi nella propria umanità.
Altre Rassegne
- recensionedilibri.it 2021.01.28
Spinosa-Viola (curr.), La visibilità che ci ri-guarda