Per il centenario dalla nascita di uno dei padri della commedia italiana e non solo, quale oggetto più gradito se non la nuova edizione di quel piccolo capolavoro chiamato Sotto le stelle del’44. Un diario futile, a cura del Centro Sperimentale di Cinematografia, e originariamente editato da Sellerio e curato da Tullio Kezich? Steno, ovvero Stefano Vanzina, si è spento il 13 marzo 1988 e solo dopo la sua morte, la moglie, Maria Teresa ha scoperto il diario, scritto a mano, con a lato collages e ritagli giornalistici, che Steno tenne dall’1 al 31 ottobre del 1944. Ma il volume non è solamente una descrizione divertita, sarcastica e lucida, tanto che Kezich, paragonò giustamente la prosa steniana a quella di Ennio Flaiano, ma è un oggetto proto pop da collezionare come un’opera d’arte. Steno, infatti, utilizza la tecnica dospassiana e cioè l’alternare in un libro il testo scritto con titoli di giornali. John Dos Passos l’aveva applicata nella trilogia Il 42° parallelo, 1919, Un mucchio di quattrini, pubblicata nei primi anni Trenta. In una Roma, con ancora le devastazioni indelebili della guerra, si muovono come in un’ideale commedia dell’arte personaggi che hanno ricostruito la vita culturale italiana: da Leo Longanesi a Mario Soldati, da Alberto Savinio a Alessandro Blasetti e Renato Castellani, senza dimenticare Mario Mattoli, i fratelli Bragaglia, Paola Borboni, Paolo Stoppa, Mario Camerini, Vittorio De Sica, Emilio Cecchi, Vincenzo Cardarelli, Federico Fellini, Aldo Fabrizi, Macario, Alberto Moravia, Sergio Tofano… L’unico rammarico è che andato perduto lo scritto precedente di Steno, in cui si raccontava la fuga da Roma a Napoli, ovvero dopo l’8 settembre del 1943, di Steno insieme a Leo Longanesi, Mario Soldati, il pugile Ezio Fiermonte e Riccardo Freda. «Un gran peccato», scrivono nella toccante prefazione i figli Enrico e Carlo Vanzina, «perché il periodo napoletano di quel gruppo di personaggi formidabili fu denso di incontri: Benedetto Croce, Curzio Malaparte, Aldo Moro, Dino De Laurentiis e tantissimi altri giganti della cultura italiana del ‘900. In parte questi racconti ci sono stati tramandati a voce. Le uniche tracce scritte si devono a Mario Soldati in alcuni brani del suo Fuga in Italia».
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