Da Il Foglio del 18 dicembre
Davide Giacalone – un’esperienza di politico e manager alle spalle, oggi giornalista e commentatore – in questo libro fruga tra le paure che percorrono ormai da tempo la società italiana ed europea, nel tentativo dichiarato di smontarle, ridimensionarle e possibilmente di fugarle a una a una. Vediamo analizzati pregiudizi, timori, fobie che a molti italiani impediscono di vivere con sentimento positivo quelle che sono le opportunità che la scienza e le nuove tecnologie possono offrire. Dai preconcetti sugli Organismi geneticamente modificati (Ogm) al catastrofismo ambientale, passando per i dati dell’economia reale, il saggio propone una chiave di lettura diversa sulle tematiche di maggiore attualità. E invita a liberarsi dai luoghi comuni, al fine di evitare di cadere nella trappola paralizzante di allarmismi tanto diffusi quanto, a ben vedere, ingiustificati. I titoli dei capitoli del libro sono molto esplicativi e in sintesi condensano e riassumono con precisione, meglio dí ogni giro dí parole, quelle che sono le contraddizioni più forti e i timori più diffusi nella società italiana: “Poveri da paura”, “Tassati e sbigottiti”, “Invasi e sgomenti”, “Violenza terrificante”, “Panico da sesso”, “La spaventosa famiglia”, “Tremulo smarrimento”, “Paura della paura”. Dai tempi paurosi delle guerre e delle ristrettezze del secolo passato, siamo passati agli attuali tempi impauriti. Giacalone confessa di avere a sua volta paura delle fragilità del mondo in cui viviamo, e ricorda che la paura è il sentimento che ci avverte del pericolo: questo è il suo uso positivo. Ma dobbiamo impedirle di sovrastarci, anche quando si trasforma in rancore, rabbia e rivalsa sociale, e dobbiamo affrontarla senza ottimismi di maniera, con consapevolezza, ragione e preparazione, per riuscire a liberarcene. La premessa di questo breve saggio è che la realtà ci dice, anche attraverso i numeri, che il mondo nel quale viviamo è incomparabilmente migliore di quello dei nostri nonni e dei nostri genitori. Bisogna combattere con determinazione lo stato d’animo rivolto a pensare che le cose possano andare peggio di come vanno ora e di come sono andate in passato, poiché questo sentire è l’essenza stessa e la radice comune di tutte le nostre paure più profonde. Siamo senz’altro più ricchi e più liberi di quanto fossimo non molti anni fa e la condizione attuale della nostra società ha diversi aspetti che sono meno drammatici di come vengono descritti. Molti dei timori più diffusi sono in gran parte infondati ed è possibile una visione che non sia esclusivamente catastrofica. E’ necessario saper cogliere le occasioni che il mondo ci offre, diventare “adulti” uscendo fuori dalle gabbie mentali, dai buonismi, dai ragionamenti senza ideologia e senza idee che si oppongono in modo ottuso e ostile al mondo della scienza e della ricerca, con conseguenze negative per il nostro sviluppo economico e sociale. E dobbiamo essere coscienti che continuare a convivere con le nostre paure e a ignorarle non servirà a superarle. Né pessimisti né ottimisti, quindi. Ma consapevoli che le paure – seppure a volte giustificate dal fatto che non possiamo controllare pienamente i fattori che le determinano – spesso hanno poco a che fare con la realtà e molto con il malumore e la psicologia collettiva. Non dobbiamo farci intimorire da “mostri” che molto spesso non hanno ragione di esistere e che dobbiamo sforzarci di considerare e valutare come l’altra faccia di una medaglia che è portatrice di opportunità da cogliere e da sviluppare. Dobbiamo avere la forza di affrontare e sconfiggere con la ragione i fantasmi che dentro di noi soffocano e bloccano la capacità di far progredire il mondo, come abbiamo fatto finora e con successo.
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