Da Il Giornale dell’8 febbraio
In Sottomissione, Houellebecq ad un uomo dei servizi segreti fa dire: «Chi controlla i bambini controlla il futuro. A loro dell’economia non frega niente». Si riferisce al nuovo partito islamico che prenderà il potere in una Francia in cui persino la Sorbona diventa confessionale.
In questo frullato romanzato di temi oggi molto dibattuti c’è però, neanche troppo sottotraccia, un’implicita critica che ci riguarda. Di cosa si occupano oggi i liberali? Il tema liberale può ancora essere prevalentemente solo quello economico? O piuttosto siamo caduti in quella trappola marxiana per cui tutto è economia, in cui il materialismo storico è la spiegazione ultima dei fenomeni? Marx ha vinto, quando tutti lo danno per morto? Mill, Hayek e Nozick (per citare tre campioni diversi del liberalismo) sono stati dimenticati. Un grande economista liberale, come Einaudi, scriveva che sono molto più importanti le «ragioni spirituali» rispetto a quelle economiche per dichiarare una guerra: se fosse solo per le prime non si combatterebbe. Oggi siamo rattrappiti (e i liberali si sono omologati) su una spiegazione puramente economica del convivere civile. Lo sconto di civiltà è raccontato solo in termini di diseguaglianza economica (una sciocchezza formidabile) e non come sconto ideale e dunque molto più pericoloso.
I liberali hanno perso il gusto di indagare la laicità, non c’è più un serio confronto tra la matrice illuminista e continentale della libertà (quella forcaiola francese) e quella pragmatica anglosassone. Siamo troppo impegnati a pestare nel mortaio l’acqua dello Stato minimo. Per carità, uno dei capisaldi, della libertà individuale. E il resto? Oggi, più che mai, serve un’elaborazione originale e al passo con i tempi (come di dice). Dove finisce la libertà di culto e quella di rispettare le tradizioni di chi ti accoglie? L’istruzione (per tornare a Sottomissione) che ruolo deve avere in una società che si sta riscoprendo confessionale?
Dario Antiseri in Laicità (Rubbettino, 2010) ha provato a mettere giù qualche idea. Si è rifatto a Benedetto XVI: «Lo Stato è importante, si deve ubbidire alle leggi, ma non è l’ultimo potere. La distinzione ta lo Stato e la realtà divina crea lo spazio di una libertà in cui una persona può anche opporsi allo Stato». Poi Antiseri aggiunge: «Se fu la Grecia a donare all’Europa l’idea di razionalità, non fu la Grecia a donare all’Europa i suoi dei. Il Dio delle popolazioni europee è il Dio giudaico-cristiano». Da un pensiero liberale ci attendiamo proprio una risposta a questa antinomia: come mettiamo insieme la laicità di uno Stato che non vogliamo più assoluto (dunque rispettoso anche delle nostre personali trasgressioni) e la tradizione che vogliamo mantenere e rispettare delle nostre radici giudaico-cristiane? Si attende risposta.
di Nicola Porro
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