Da Il Giornale del 13 dicembre
Per chi sta soffrendo i postumi della sbornia mediatici della conferenza sul clima, consigliamo un antidolorifico eccezionale. Si chiama Idee in Libertà (Economia, Diritto, Società) ed è una raccolta di saggi a cura di Nicola lannello e Lorenzo Infantino edita quest’anno da Rubbettino.
Partiamo dalla Prefazione dei due curatori. Essa già ci fornisce qualche conforto, pensando al bombardamento climatico di queste settimane: «L’incontestata reiterazione di giudizi ideologici e di luoghi comuni determina una bolla mediatico-culturale, il cui legame tra problemi e conoscenza subisce una marcata alterazione o viene addirittura divelto». Ma la mistificazione non può durare all’infinito e al pari di una bolla finanziaria, essa improvvisamente esplode e fa danni. Il libro si compone di alcuni saggi che su temi diversi «si pongono sempre dalla parte della scelta individuale e della cooperazione sociale volontaria».
Il saggio che oggi vi sveliamo è quello di Guglielmo Piombini (titolare della Libreria Del Ponte a Bologna) e si intitola Julian Simon e la scommessa del secolo. La storia è semplice e racconta di una scommessa fatta tra il bestsellerista e biologo americano Paul R. Ehrlich, che negli anni Settanta del ‘900 ebbe un successo planetario per le sue tesi malthusiane e sulla fine del mondo e delle risorse naturali se non avessimo ridotto drasticamente gli abitanti di questo pianeta, anche attraverso aborti collettivi, e – come sfidante – un semisconosciuto Julian Simon, psicologo harvardiano poi influenzato dalla scuola liberale di Chicago. Il primo alimentava gran parte delle teorie catastrofiste ambientali degli anni Settanta, dal famigerato Club di Roma al Rapporto globale 2000 di Carter. Il secondo, famoso per aver trovato una soluzione teorica e concreta alla pratica dell’overbooking aereo e convinto della follia dell’aborto di massa per il controllo delle nascite, sfidò il famosissimo e altezzoso Ehrlich: «Decidi cinque materie prime a tua scelta, e io scommetto che tra dieci anni, costeranno meno di oggi». Era la sfida di Simon convinto che il progresso avrebbe fatto bene all’umanità e che la supposta fine del mondo e delle materie prime derivante dalla crescita della popolazione fosse una balla. Quelli erano gli anni in cui si prevedeva che il petrolio dovesse finire nel giro di poco tempo. Ehrlich accettò e scelse cromo, rame, nickel, stagno e tungsteno. La scommessa del secolo, è inutile dirlo, fu vinta da Simon: dieci anni dopo infatti il prezzo di quelle materie prime era sceso, e l’ambientalista catastrofista dovette pagare dazio. Che goduria.
di Nicola Porro
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