Confronto critico sulla scuola di oggi e, soprattutto, quella di domani
a cura di Alessandro Vinci
Professore d’inglese, scrittore e influencer, la figura di Sandro Marenco spopola sui social: 357,7 K di follower su TikTok, più di 100mila seguici su Instagram, dove racconta ogni giorno la sua esperienza online, il rapporto con gli alunni e la bellezza dell’essere sé stessi sempre.
- Come è nata la sua esperienza digitale?
È iniziata tre anni fa durante il primo lockdown: all’improvviso siamo rimasti chiusi in casa e non ho potuto rivedere i miei alunni per mesi. Per dare sfogo alla mia creatività e rendermi utile in un momento così complicato, ho deciso di andare a trovare i miei ragazzi nella loro sala giochi: i social. Ho cominciato con TikTok, una piattaforma che mi ha sempre affascinato per il suo linguaggio contemporaneo e completamente diverso da tutti i social a cui siamo abituati. Durante i primi mesi di pandemia ho cominciato a scherzare con i ragazzi, ironizzando, ad esempio, sull’incapacità degli adulti di essere online e sui loro sotterfugi usati in DAD, per arrivare nell’agosto del 2020 a lanciare l’hashtag #ripassiamoinsieme. Da quel momento in poi non mi sono mai fermato.
- Nel suo libro “Dillo al Prof” editore Salani Le Stanze, racconta la sua figura di professore social. Qual è la caratteristica che l’ha resa così affascinante agli occhi dei ragazzi?
L’essere così vicino ai ragazzi è bellissimo ed è ciò su cui si basa il mio lavoro. Ciò che mi ha reso così a “portata di mano” è probabilmente il fatto di non aver avuto timore o paura nel mostrarmi semplicemente umano: sbaglio, piango, mi arrabbio e mi diverto esattamente quanto loro. Ho fatto vedere le mie debolezze, cosa inusuale sia per la mia figura professionale che per il mio essere “uomo” adulto. Mi sono messo a nudo con i miei alunni parlando anche di tematiche estremamente personali, come ad esempio la depressione.
- Questo cambiamento di approccio ha avvicinato i ragazzi o ha indebolito la sua “autorità” come prof?
I ragazzi con cui mi sono interfacciato non hanno mai sforato la distanza che deve esserci tra professore e alunno, ma io ho voluto tendere una mano provando a creare un ponte verso il loro mondo, un collegamento basato sulla sincerità. Non credo di aver fatto qualcosa di eccezionale, non ho scoperto nuove regole di grammatica o inventato una nuova metodologia, per cui il fatto che la mia presenza sui social abbia generato così tanto rumore mi fa pensare che sia uno specchio della realtà della scuola di oggi.
- L’apprezzamento della sua figura così genuina e sincera può, quindi, essere considerato come una richiesta di cambiamento degli schemi scolastici?
Si, è indubbio. La scuola, però, in tre anni si è evoluta molto, noi professori in primis abbiamo messo in atto degli enormi cambiamenti. Se inizialmente vedevo le facce stranite dei miei colleghi, ad oggi vedo professori che comprendono la mia lingua, parlano di empatia e di valutazione delle problematiche dei ragazzi.
- Parlando del rapporto alunni-insegnanti-benessere, lei ha collaborato alla stesura di “Fiaccole non vasi” a cura di Alessandro Vinci. Può dirci qualcosa di più?
È stato un’opportunità meravigliosa per tutti e per me è stata una bellissima occasione di confronto con personaggi del settore di altissimo livello.
Il progetto “Fiaccole non vasi” pubblicato dalla casa editrice Rubbettino, ha uno scopo sociale: i diritti d’autore verranno infatti interamente devoluti a “Scuola Bottega”, un progetto benefico di lotta all’abbandono scolastico promosso dal 2005 dalla cooperativa sociale La Strada di Milano.
Molti ragazzi, dopo la pandemia, tornati in classe non si sono sentiti compresi, non apprezzavano più l’ambiente scolastico; ciò si è tramutato in un aumento drastico dei tassi di abbandono scolastico.
È importante che la scuola sia uno spazio educativo e non giudicante. Non sei bravo nella mia materia? Pazienza, lo sarai sicuramente in un’altra. Non lo sei in nessuna? Sarai sicuramente bravo in altro nella vita.
Avere questo tipo di approccio permette di apprezzare le persone e non solo i risultati, la scuola, quindi, diventa un luogo di crescita e non una fabbrica di voti.
- Se lei potesse dare un consiglio sia agli insegnanti che ai ragazzi, quale sarebbe?
Il mio consiglio è: fate squadra! Ai miei colleghi direi di non aver paura ad essere fragili, fatevi conoscere dai ragazzi esattamente così come siete, gli alunni si aprono molto più facilmente con persone che riconoscono come simili. Creare un rapporto umano con i ragazzi è fondamentale anche per far apprezzare la propria materia.
Sei curioso/a di scoprire i canali social del Prof?
Instagram: https://www.instagram.com/sandrino.marenco/
YouTube: https://www.youtube.com/channel/UCpPKMuUS0NL9trC0r4cFVAQ