San Marino spa, il libro che scuote il Palazzo (Corriere Romagna)

di PATRIZIA CUPO, del 22 Luglio 2013

Da Corriere Romagna del 22 luglio 2013

Impietosa e glaciale la ricostruzione che, della «caduta del Titano» (come la definiscono), fanno il penalista Davide Grassi e il giornalista Davide Maria De Luca, nel loro San Marino spa, il fenomeno editoriale che, edito da Rubbettino, è andato a ruba a San Marino già nei primi giorni dalla sua uscita, il 3 luglio scorso. Giovedì prossimo gli autori lo presenteranno anche a Rimini, negli spazi della libreria Feltrinelli, alle 18.30. Lo citano i politici, se ne parla in Consiglio, lo ricordano i comunicati stampa, il popolo di Facebook l’ha atteso con trepidazione: San Marino spa racconta sì, la fine di un sistema (passando per le grandi inchieste di mafia che negli ultimi tre anni hanno letteralmente travolto la piccola repubblica), ma non apre al futuro lasciando a chi legge l’amaro in bocca per quel mancato “lieto fine”. “Colpa”, lasciano intendere, diuna certa complicità e omertà non solo di parte della classe politica, ma anche della società civile che per anni si è seduta sugli allori, non preoccupandosi di come la “sua” San Marino procacciasse ricchezza.
«E’ stata colpa della crisi economica e di quei due o tre choc finanziari che hanno colpito il Titano, come lo scudo fiscale o la black list, se c’è stato un momento in cui non si poteva dire no ai soldi sporchi: è stato per alcuni più facile non chiedersi quale fosse l’origine di certi fondi»: l’avvocato Davide Grassi ricorda a proposito l’intervista rilasciata a Report, durante la sua latitanza, da Valter Vendemini, l’ex direttore del Credito sammarinese all’epoca ricercato in Italia per l’inchiesta sul riciclaggio dei soldi del narcotrafficante Vincenzo Barbieri, affiliato alla ‘ndrina dei Mancuso. Quindi, il Titano, obbligato a dover sostenere un sistema sovradimensionato (per banche, finanziarie e pubblica amministrazione), quando i soldi mancarono a causa del tracollo internazionale dell’economia, si guardò attorno e non si fece scrupoli a dire sì a quale “bravo”.
Diverse le inchieste passate in rassegna nel libro: quelle sui casalesi e sugli affari del boss Franco Vallefuoco a San Marino e in riviera; quella sulla ‘ndrangheta; ma anche quella che – ancora di più scosse il Palazzo – toccò il più noto imprenditore sammarinese, Marco Bianchini (all’epoca patron della Karnak), nel giallo tra le mazzette e la massoneria. Fino alla presa d’atto, epocale e che segnò lo spartiacque tra il vecchio e il nuovo sistema, da parte della politica. Fu quando la commissione antimafia, nel settembre scorso, dopo aver indagato sui legami tra il Palazzo e la mafia, censurò due tra i politici che avevano fatto la storia del Paese. Grassi e De Luca, diquel momento, ricordano gli attacchi alla commissione e i tentativi di destabilizzarne il lavoro di indagine. «In Italia, i politici mica denunciano la commissione antimafia, ma scherziamo? – commenta amaramente Grassi -. Le polemiche che nacquero il giorno stesso della pubblicazione della relazione ci lasciarono di stucco.
Pensammo: i commissari si sono basati su atti di indagine, come si può osare tanto nei confronti di un’istituzione? La commissione, se la vuoi, la devi far lavorare». Le reazioni, e le polemiche, l’indomani della pubblicazione, sono arrivate puntuali. «Qualcuno ha pensato che fosse pretestuoso far uscire il libro proprio nei giorni della ratifica in Senato dell’accordo fiscale italo-sammarinese – ricorda l’autore -: in realtà, non era ovviamente voluto. Ma non sono mancate le reazioni positive, sia dai lettori che dallo stesso Palazzo sammarinese».

DI PATRIZIA CUPO

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