Sales smonta il mito di De Luca. «Dietro il suo modello non c’è niente: è un pessimo amministratore» (Il Domani)

di Nello Trocchia, del 12 Aprile 2023

  • Intellettuale, analista e conoscitore profondo dei fenomeni criminali, ma anche iscritto al Pci, sottosegretario e deputato. Isaia Sales è un punto di riferimento nel racconto dei sistemi di potere e delle mafie, suo ultimo libro ‘Storia delle camorre, passato e  presente’ (Rubbettino, 2022).
  • Da qualche tempo denuncia la crisi del deluchismo e sferza, insieme ad altre personalità della cultura, il Pd.
  • Non usa mezzi termini per seppellire, definitivamente, quell’esperienza: «De Luca è una miscela ben combinata tra stalinismo e gavianismo, non ha niente a che fare con Enrico Berlinguer».

Intellettuale, analista e conoscitore profondo dei fenomeni criminali, ma nel suo passato anche iscritto al Pci, sottosegretario e deputato. Isaia Sales è un punto di riferimento nel racconto dei sistemi di potere e delle mafie, suo ultimo libro ‘Storia delle camorre, passato e presente’ (Rubbettino, 2022).

Da qualche tempo denuncia la crisi del deluchismo e sferza, insieme ad altre personalità della cultura, il Pd. Non usa mezzi termini per  seppellire, definitivamente, quell’esperienza: «De Luca è una miscela ben combinata tra stalinismo e gavianismo, non ha niente a che fare con Enrico Berlinguer».

Lei ha definito il caso De Luca la più clamorosa espressione della degenerazione politica, non ha esagerato?

Assolutamente no. Bisogna capire come evitare che singole persone possano bloccare lo sviluppo di nuova classe dirigente. Che si tratti di degenerazione e non di rinnovamento, che pure sarebbe una questione da affrontare di fronte a un settantenne che ancora occupa la scena, è evidente. De Luca ha costruito un sistema di potere che oscilla tra illegalità e mortificazione di ogni regola democratica, mantiene al suo posto un segretario particolare condannato a 18 mesi (Nello Mastursi, in primo grado giudicato colpevole di induzione indebita), cosa vogliamo dire di più? Poi c’è altro oltre il suo sistema di potere.

Cosa?

De Luca è stato un pessimo amministratore, la Campania è agli ultimi posti per la qualità dei trasporti, la società più importante è stata affidata a un suo uomo bravo solo a dire sì, ma anche della sanità. È venuto meno anche il mito di un bravo amministratore, è stato tra i peggiori presidenti di sempre. C’è un’enorme necessità di  rinnovamento, Elly Schlein ha cominciato con De Luca, è la prima volta che succede che qualcuno non gli tenda la mano.

De Luca, per la prima volta, ha perso clamorosamente una battaglia congressuale, c’è chi lo individua come responsabile delle cose peggiori del Pd, se non incontra il commissario (il senatore, Antonio Misiani, ndr) è solo perché è in difficoltà. Lui deve sempre mettersi nella condizione di primo attore, adora essere rincorso, corteggiato. Siamo agli ultimi atti di un politico che ha avuto troppo dal Pd rispetto a quello che ha dato, che ha bloccato il rinnovamento del sud e della Campania. Non solo, è un vero ostacolo per possibile vittoria del Pd alle prossime elezioni regionali.

De Luca potrebbe andare da solo, non è rischioso?

Da solo non andrà da nessuna parte, con il Pd in ascesa chi si mette fuori perde ogni possibilità. Lui è circondato da fedelissimi perché ha potere, in caso di distacco dal Pd molti lo abbandoneranno, lui sa bene che non ha futuro isolato. Di certo alzerà il prezzo per trattare, deve sistemare i figli e, per questo, non porterà lo scontro alle estreme conseguenze.

Dalle pagine di Repubblica ha definito il partito di De Luca ‘a mezzadria’. Una forma partito che ha fatto comodo a tutti i leader del Pd, anche a chi oggi, Dario Franceschini, sostiene Elly Schlein. Perché?

Ci sono due aspetti. De Luca è l’uomo delle tessere, ne ha ampia disponibilità e qualunque segretario l’ha rispettato come uomo di potere. Chi lo ha sostenuto, in passato, oggi non può parlare. In realtà non ha mai portato voti al Pd, ma solo a se stesso.

La degenerazione ha riguardato anche il centro del partito, chi sta a Roma gradisce gli uomini di potere perché portano consensi con questo schema: tu comandi a Salerno e un poco a Napoli e noi ti lasciamo fare. Il Pd ha sopravvalutato il peso di De Luca, resta un amministratore locale che ha consenso a Salerno, lui è un leader mancato. Con i precedenti segretari, Letta compreso, lo hanno incredibilmente trasformato nella faccia al sud del partito.

Nella vicenda De Luca colpisce l’inerzia della magistratura, i pm quando sono intervenuti, nel corso degli ultimi anni, non si sa come sono finite le indagini e perché. Questo è un problema serissimo. C’è un altro elemento importante che, in questi anni, è stato sottovalutato. Il sistema clientelare, affaristico e criminale sono come dei vasi comunicanti, quando si ha una gestione oltre la legge della cosa pubblica si invitano a nozze tutti quelli che gestiscono in modo opaco i loro affari. A Salerno questi sistemi coesistono. Dell’inchiesta che avete svolto sorprende che i vertici delle cooperative abbiano relazioni con consiglieri regionali, direttamente con De Luca, portandosi dietro un mondo tra illegale e criminale. È stata un’amara conferma. Non dimentichiamo la fine fatta dalla Dc e dai socialisti perché hanno sottovalutato questi aspetti, il Pd stava per fare la stessa fine, la Schlein è arrivata prima del baratro.

Lui non ha niente a che fare con Berlinguer, ma con Stalin, con le ombre del vecchio Pci e le ombre della vecchia Dc. Lui è una miscela ben combinata tra stalinismo e gavianismo, tra Stalin e Gava.

In questo momento il Pd governa regione e comune. Vede differenze tra Manfredi e De Luca, al netto delle alleanze?

Ho fiducia in Manfredi, lavora in silenzio, è abituato a operare in profondità, ci vogliono tempi lunghi per avviare un cambiamento profondo. Manfredi è l’esatto contrario del modello De Luca, non annuncia, non fa l’amministratore con la televisione. La sobrietà è un valore enorme, bisogna eliminare il veleno della comunicazione aggressiva, di cui De Luca è uno degli esempi deleteri. L’alleanza con il M5s è una scelta naturale e inevitabile, un perimetro di programmi e non solo di potere come le alleanze di De Luca con Pomicino, Mastella, con Cosentino, qualche tempo fa.

Napoli come sta?

Chi vive o passa a Napoli prova due sensazioni, si trova in  un momento di vivacità civile mai visto prima, con le strade piene di turisti, ma sa che questa vivacità potrebbe essere incrinata improvvisamente da un’effervescenza criminale. Il centro storico è quello delle stese e delle code dei turisti, della gioia e della morte per scarpe macchiate. Caratteristica storica, ma negli ultimi tempi, si è accentuata.

Lei ha scritto un libro, si intitola ‘Teneri assassini’, a Napoli è morto un diciottenne innocente ucciso da un coetaneo, perché non si riesce a intervenire sulla criminalità minorile?

Napoli è un trattato di sociologia all’aria aperta. Il crimine nasce dalla deprivazione relativa o assoluta, non c’è il delitto da noia. Tutti quelli che delinquono non sono andati a scuola, hanno un parente in galera, famiglie numerose, hanno avuto acculturazione per strada, sono tutte persone che sono private, orfani di scuola, di lavoro, orfani di possibilità. Ognuno di noi vuole diventare qualcuno, nessuno accetta di diventare nessuno, in alcuni quartieri se non usi violenza sembri nessuno. Devi riportare le vie legali per realizzarsi nella vita, Napoli ne è privata. A Napoli hai meno possibilità o nulle di realizzarti attraverso lo studio e il lavoro.

Una città che dal 1993 è governata da giunte di centro-sinistra dove la promozione sociale è bloccata, le sinistre hanno fallito?

Napoli è la terza città italiana, ma non ha risorse sufficienti per rispondere alle esigenze della popolazione giovanile, il centrosinistra ha potuto lenire questi problemi, ma non risolverli. Una situazione del genere non può essere affrontata dal comune, dare lavoro non spetta al comune, l’ente locale non ha neanche i soldi per gli assistenti sociali. A Napoli mancano asili, tempo pieno, mensa. Bisogna mettere insieme comune e chi è al governo, solo così Napoli avrà un futuro e si sblocca l’ascensore sociale.

Mi permetta la battuta, forse da Napoli sono arrivati troppi ministri dell’Interno e pochi dell’Istruzione. Negli anni ottanta il giornalista Joe Marrazzo raccontava la povertà educativa, sembra non siano passati 40 anni, che ne pensa?

È una battuta vera. In alcuni quartieri ci sono ragazzini che non parlano italiano. La realtà di Napoli è cambiata quando è diventata narco-città, il controllo del traffico di droga ti fa diventare qualcuno. Oggi i ragazzi devono scegliere tra fare il barista a 500 euro o fare la sentinella al doppio o al triplo del compenso.

Quando in una città le opportunità illegali sono più interessanti di quelle legali vuol dire che il contratto sociale si è spezzato.

Mentre parla di Napoli penso a Roma, quanto si somigliano le devianze delle due città?

L’occidente ha un problema: le periferie. Alcuni quartieri di Roma fanno rivalutare Scampia, le periferie stanno esplodendo ovunque. La particolarità di Napoli è avere tre enclave: il centro storico, la periferia e l’hinterland. Per il resto se dovessi confrontare Napoli con le periferie di Roma posso dire che stiamo lì. Anche la sinistra deve iniziare a discutere delle ragioni della nascita di periferie così brutte e isolate. Fino a quando esistono queste periferie l’esplosione criminale è quotidiana.