Da La Gazzetta del Mezzogiorno del 25 novembre
Un libro fatto di racconti altri. Di eventi drammatici e paradossali, che l’informazione conformista ha cercato a lungo di evitare. Ci ha pensato Alessandro Calvi, giornalista e scrittore, cronista di politica e di cronaca a farli conoscere. Il suo «Paracarri» edito da Rubbettino, è stato presentato da Italia Nostra in collaborazione col laboratorio per il Bene Comune di Bernalda, rappresentato da Mario Pino Montanaro. Coordinatore Vitantonio Iacoviello, dell’associazione ambientalista el VultureAlto Bradano, che ha focalizzato l’attenzione su «una Basilicata aggredita e vilipesa. Che, però, non deve rassegnarsi alla sopraffazione di chi vuol toglierle finanche l’anima».
Per il giornalista Pasquale Doria «il libro di Calvi si collega con la sua precedente pubblicazione. Prima ha descritto il disfacimento del potere legislativo, poi, ha percorso l’esplorazione di un territorio periferico per misurare gli effetti del disfacimento che spesso viene da lontano. E non è un caso che il momento più nobile del giornalismo sia proprio la cronaca, quando si è testimoni di un tempo per raccontarlo. Ebbene – ha osservato Doria – “Paracarri” descrive alcuni luoghi della coscienza che assumono la dimensione di una vera e propria narrazione. Di qui la vicenda dei trenta missili a testata nucleare Jupiter disseminati sul territorio murgiano e anche nelle campagne di Matera e di Irsina. Di cui tutti ignoravano la presenza, per quanto ognuno aveva una potenza 150 volte superiore a quella di Hiroshima e rappresentavano il bersaglio privilegiato dell’Unione Sovietica, in caso diguerra nucleare. In tutta fretta arrivarono nel 1960 e altrettanto frettolosamente sparirono nel 1962, senza che le popolazioni locali ne sapessero nulla. E chi pensava di sapere pensava al progresso di sistemi d’arma modernissimi, nuova contraerea si ripeteva allora. Una realtà nascosta per decenni. Spesso – ha concluso Doria – la modernità è solo suggestione, e chi è suggestionato è vittima, è escluso e non protagonista della modernità».
L’autore di «Paracarri» ha parlato di «un libro costruito su storie scritte da un giornalista. In cui si evince come il potere Romano o Milanocentrico agisca e si sviluppi senza neppure conoscere il resto della penisola. I nostri politici, rimanendo chiusi nei palazzi hanno perso il contatto con la realtà. E così anche i grandi giornali si limitano a raccontare vicende scollegate dalla realtà. Per cui si finisce per raccontare il potere e chi lo gestisce, piuttosto che l’Italia stessa. Per il Sud, invece, il paesaggio e la terra rappresentano ancora un patrimonio di cui nessuno si è accorto fino in fondo». A proposito dei missili Jupiter, il professor Angelo Tataranno ha rimembrato gli anni liceali, tra il 1960 e ’61, quando a Matera si raccontava della costruzione di una caserma in via Montescaglioso e tutto rimase sempre un segreto militare. Eppure, in quell’epoca, a nessuno interessava cosa si facesse. Perché c’era fame e carenza di lavoro. Il problema più grave era, perciò, l’ignoranza del fatto. E quando manca l’informazione si è ignoranti. Eppure – si è chiesto retoricamente Tataranno – oggi è cambiato qualcosa? Visto che l’odierna tragedia è l’ignoranza illusa di sapere e, dunque di essere scienza?».
di Angelo Morizzi
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