Il web sta avendo un impatto anche sulla professione religiosa e sulle sue istituzioni, dall’accesso online ai testi sacri fino all’uso dei social media per diffondere interpretazioni sul dogma. Ma, come scrivono Richard e Daniel Susskind in “Il futuro delle professioni” (Rubbettino), l’accesso a Internet può causare anche crisi di fede
Anche la professione di sacerdote è in subbuglio a causa della tecnologia. Come altri professionisti, anche i sacerdoti si ergono a guardiani. Sono l’interfaccia tra i fedeli e le sacre scritture. A seconda della fede, possono anche essere gli intermediari tra i fedeli e il loro Dio. La maggior parte dei testi sacri, se non tutti, sono ora disponibili online. In passato, molti fedeli avrebbero considerato blasfema questa possibilità di accesso. Ad esempio, i Lollardi, un gruppo inglese che cercava di riformare il cristianesimo a partire dal XIV secolo, incontrarono una fragorosa opposizione del clero (e una violenza da parte di altri) quando cercarono di tradurre la Bibbia in inglese (all’epoca disponibile solo in latino), in modo che più persone potessero leggerla. Come osserva lo storico Jonathan Rose, la resistenza fu così frenetica in gran parte «perché una Bibbia in vernacolo minacciava di infrangere il monopolio clericale sulla conoscenza e aprire l’interpretazione delle Scritture ai profani». I chierici erano preoccupati per il futuro del loro lavoro nel caso in cui le loro comunità fossero diventate auto-illuminate.
Questa reazione, vecchia di sei secoli, può sembrare arcaica. Eppure, negli ultimi anni uno spirito simile ha diviso i buddisti di Nichiren, una forma di religione fondata e basata in Giappone. Il conflitto si è concentrato sui gohonzon, le pergamene e le tavolette di scritti calligrafici splendidamente decorate utilizzate dai buddisti di Nichiren per pregare. La più sacra è il dai gohonzon, o il “grande” gohonzon, che si dice abbia 850 anni. Nel 1989 il sommo sacerdote Abe Nikken aumentò sia la quota di ammissione al culto del dai gohonzon sia il prezzo delle “copie ufficiali” per uso domestico. Molti buddisti si indignarono e lasciarono le vecchie istituzioni religiose per praticare la loro religione in modo indipendente. Quando arrivò Internet, questi praticanti indipendenti misero la rete al servizio della distribuzione di copie digitali del gohonzon tra di loro. I membri delle vecchie istituzioni condannarono questo comportamento come “sacrilego” e persino “osceno”, bollando queste pergamene digitali come “contraffatte”. Le uniche pergamene autentiche, ha dichiarato la più grande istituzione buddista di Nichiren negli Stati Uniti, erano quelle rilasciate alle persone dopo aver frequentato i loro seminari, aver superato diverse interviste ed essersi abbonate alla loro rivista interna, «World Tribune».
Al di là dei testi, le figure e le istituzioni religiose contemporanee hanno utilizzato Internet per diffondere le proprie interpretazioni della loro fede. I più eminenti tra loro hanno un enorme seguito. Ad esempio, su Twitter 19,3 milioni di persone seguono il Papa attraverso nove account in diverse lingue e 10,4 milioni seguono il Dalai Lama. Sui rispettivi siti web, gli utenti possono seguire i loro programmi, guardare i video dei loro viaggi e discorsi e ascoltare i loro insegnamenti. Allo stesso modo, innumerevoli leader, pensatori e istituzioni religiose hanno costruito e alimentato un seguito più modesto su piattaforme simili.
In Medio Oriente abbiamo visto quanto tali sistemi possano essere disgustosamente efficaci. Ad esempio, l’organizzazione dello Stato Islamico ha fatto un uso particolarmente sgradevole della tecnologia. La loro app Dawn of Glad Tidings pubblicava contenuti estremisti sui profili Twitter dei suoi utenti, sfruttando i follower di questi ultimi e diffondendo più ampiamente il loro credo. Ora non è più disponibile. Eppure, esistono ancora almeno 46.000 account Twitter che operano per conto dello Stato Islamico.
Internet ha cambiato il modo in cui funzionano i luoghi di culto. Molti di essi offrono dirette streaming delle loro funzioni ed eventi. Il futurista di Intel Brian David Johnson racconta di come un’amica di Los Angeles abbia guardato online la funzione dello Yom Kippur della Sinagoga Centrale di New York, invece di partecipare alla sua in California, perché «preferiva il cantore». Tuttavia, in occasione del sabato o nei giorni festivi l’ebraismo ortodosso impone dei limiti alla partecipazione a distanza alle sinagoghe o addirittura alla sostituzione di rabbini e cantori perché, in linea di massima, non è consentito l’uso di dispositivi elettronici in queste occasioni.
Alcune istituzioni religiose di nuova costituzione sono “solo digitali”. Già nel 1992, i Presbiteriani Americani hanno fondato una chiesa virtuale che, per oltre un decennio, ha celebrato funzioni settimanali attraverso un forum di chat online. Dal 2007, in Second Life, un mondo virtuale online in cui oltre 1 milione di utenti regolari controllano i propri “avatar” (rappresentazioni digitali di sé stessi), una fiorente comunità di cristiani gestisce una “cattedrale anglicana” con funzioni di culto quotidiane, un corso settimanale di studio della Bibbia e servizi di consulenza.
Alcuni rituali religiosi sono migrati online. Le persone che non possono visitare il Muro Occidentale di Gerusalemme, ma che vorrebbero scrivere una preghiera e metterla nelle fessure tra le pietre del Muro (come molti visitatori amano fare), possono visitare il sito Aish: qui, le preghiere pubblicate online, o twittate a @wallprayers, vengono stampate e inserite da altri. Il tempio di Vishwanath a Varanasi, la più santa delle sette città sacre dell’India e frequente luogo di pellegrinaggio indù, ha un sito web dove le persone possono eseguire semplici puja online, piccoli atti di preghiera, utilizzando un’animazione interattiva di base. In Second Life, IslamOnline ha ricreato una Mecca virtuale e aiuta le persone a compiere l’Hajj, il pellegrinaggio alla Mecca, in questo mondo online (organizzando corsi sulla storia e sui rituali coinvolti).
Esistono app religiose che modificano le impostazioni dei dispositivi mobili, ci sono app che forniscono gli orari di preghiera e app che indirizzano le persone verso la Mecca o Gerusalemme. Per le esigenze alimentari, esistono app che utilizzano i sistemi di posizionamento globale (Global Positioning Systems, o GPS) per guidare le persone verso negozi e ristoranti Kosher o Halal più vicini. Per le Scritture, ci sono app come la Bibbia digitale creata da YouVersion, disponibile in 679 lingue e scaricata da oltre 150 milioni di persone. Per monitorare la salute spirituale, SoulPulse pone agli utenti semplici domande ogni giorno per due settimane e alla fine fornisce un rapporto personalizzato sul loro benessere. Il Vaticano nel 2011 ha concesso il primo “imprimatur” digitale – il permesso ufficiale, rilasciato dalla Chiesa cattolica – per la stampa di testi religiosi, su una app chiamata Confession, che aiuta le persone a prepararsi per la confessione. Questa app include strumenti per il monitoraggio dei peccati e men. a tendina con le opzioni per il pentimento. Fino a poco tempo i sikh potevano portare con solo piccole parti del loro ingombrante testo sacro, il Guru Granth Sahib, mentre ora una versione digitale di tutte le 1.430 pagine può stare in tasca.
Le persone non sono più destinatarie passive delle idee di alcune figure religiose tradizionali. Hanno accesso a grandi quantità di conoscenze e analisi religiose basate sui testi. Possono selezionare e scaricare Godcast, sermoni e conferenze religiose tratte da grandi archivi online. Possono porre domande a esperti religiosi in competizione tra loro: AskMoses era una piattaforma online che ospitava un pool di studiosi ebrei e rabbini (rabbini online o webbe rebbes) in attesa di rispondere alle domande, mentre molti imam forniscono fatwa, pareri su questioni di diritto islamico, via web (le cosiddette e-fatwa). Le persone possono utilizzare siti di incontri religiosi online, come Christian Mingle, JDate e Muslima, invece di affidarsi al monopolio storico che le figure religiose hanno avuto nella ricerca di incontri.
La tecnologia sta cambiando anche la cultura religiosa. La Geniza del Cairo, ad esempio, è un insieme di antichi manoscritti ebraici, tra le più antiche testimonianze di vita ebraica., che furono ritrovati a brandelli e lacerati in 300.000 frammenti nella soffitta di un’antica sinagoga del Cairo qualche secolo fa. In seguito, furono dispersi in più di settanta collezioni in tutto il mondo. In passato i ricercatori hanno cercato di mettere insieme manualmente i frammenti, come se stessero lavorando a un grande puzzle: in quasi due secoli di sforzi hanno realizzato poche migliaia di “incastri” riusciti. Nel 2010 Lior Wolf, uno scienziato informatico dell’Università di Tel Aviv, ha lavorato con i colleghi per informatizzare questo processo, eseguendo un algoritmo sulle immagini digitali di decine di migliaia di frammenti. Utilizzando la tecnologia mutuata dal software di riconoscimento facciale, hanno rapidamente trovato 1.000 nuove giunzioni. Hanno utilizzato la stessa tecnologia per mettere insieme frammenti di manoscritti tibetani e i Rotoli del Mar Morto. Nachum Dershowitz, anche lui scienziato informatico all’Università di Tel Aviv, ha utilizzato la tecnologia in modo diverso. Per secoli gli studiosi della Bibbia hanno discusso furiosamente su chi avesse scritto le diverse parti della Bibbia. Utilizzando i progressi della “linguistica computazionale” (computational linguistics), Nachum Dershowitz scoprì di poter prevedere con una precisione superiore al 90% il consenso degli studiosi sulla paternità delle diverse parti dei testi.
Esistono molte comunità religiose online, che spesso funzionano senza alcuna guida esterna da parte di autorità religiose tradizionali. Piattaforme come Beliefnet (5 milioni di visitatori mensili unici) e Patheos (6 milioni di visitatori mensili unici) ospitano contenuti e supportano dibattiti su questioni di fede, senza orientarsi verso una religione particolare. Altre piattaforme si specializzano. Per i sikh, le reti di questi siti sono state definite “sangat virtuali”, per i buddisti sono state chiamate “cybersangat” (sangat, un termine sikh, è legato alla parola sangha, una parola sanscrita, che significa compagnia o sodalizio). Jesus Daily è un gruppo su Facebook che è nato nel 2009 e in due anni ha ottenuto più like, commenti e condivisioni di qualsiasi altra pagina del social network.
Queste piattaforme e questi sistemi possono rafforzare le credenze religiose esistenti delle persone e possono anche supportare religioni completamente nuove basate su Internet. A volte, però, i servizi incoraggiano le persone a mettere in discussione le loro religioni. Nel 2013, il «New York Times» ha riferito di una crisi silenziosa nella Chiesa mormone, i cui membri stanno lottando per riconciliare la loro dottrina religiosa con i fatti storici che si trovano online. La BBC ha riferito che, già nel 1994, la Chiesa di Scientology aveva cercato di modellare e censurare i contenuti online nel tentativo di evitare un destino simile. Anche le religioni abramitiche tradizionali stanno sperimentando una intensificazione della scrupolosità. Quasi i due quinti dei giovani cristiani praticanti negli Stati Uniti usano Internet per verificare le dichiarazioni dei loro leader religiosi, mentre molti Paesi islamici censurano pesantemente Internet. Alcuni ebrei ortodossi possono utilizzare solo smartphone “kosher” con capacità di navigazione limitate e un app store di dimensioni ridotte.