Negli ultimi anni – soprattutto dal 2021, anno del centenario dalla nascita – si è riacceso il dibattito su Leonardo Sciascia, un autore che continua a far parlare di sé, prerogativa propria dei grandi. Edito da Rubbettino è il volume Leonardo Sciascia. Confessioni di un investigatore, un libro in cui Milly Curcio, docente, critico e storico della letteratura, e Luigi Tassoni, docente, critico e semiologo, ricostruiscono il mondo degli investigatori di Sciascia, un pianeta polimorfo, distinto da obiettivi non raggiunti, ma pure costellato “da affascinanti imprevisti e scoperte” capaci di porre gl’uni dinanzi agl’altri vittime e carnefici.
Leonardo Sciascia e il giallo italiano
Sciascia prese in mano le regole tradizionali del giallo e le sovvertì, le rimodulò secondo le proprie inclinazioni e l’identità del popolo italiano; nei romanzi sociali e nei saggi dello scrittore è la stessa “idea di crimine, di giustizia, di indagine e di prova di verità” che viene indagata, posta sotto la lente d’ingrandimento. È per questo che nei suoi lavori “il delitto è tutt’altra cosa dalla lineare spiegazione tramite l’individuazione del colpevole, del movente e così via”, il delitto e quanto ne segue sono specchio delle contraddizioni, della degenerazione e della indefinitezza della società.
L’amicizia con Mario La Cava
Con dedizione e senza traccia alcuna di presunzione di fornire soluzioni finali all’enigma Sciascia – azione sconsiderata che varrebbe a confinare in una sorta d’isola carcere letteraria un autore ancora in divenire –, Curcio e Tassoni ci guidano nel fitto e intricato bosco di passioni investigative e letterarie dello scrittore e intellettuale siciliano.
Ma non soltanto: fra i capitoli più interessanti del libro c’è quello dedicato al racconto dell’amicizia letteraria, durata quasi quarant’anni, fra Sciascia e lo scrittore calabrese Mario La Cava, due uomini accomunati dalla riservatezza e dall’idea di rimanere sempre un passo indietro rispetto ai centri culturali; Sciascia e La Cava – di cui l’autore de Il giorno della civetta amava la semplicità e l’essenzialità della scrittura – si sostenevano a vicenda e gioivano dei successi dell’altro (riportiamo, a esempio, un estratto da una lettera del calabrese al siciliano del ’53: “Sappi che un tuo successo mi sembrerebbe sempre come se fosse mio”).
Sciascia e il cinema
Altre pagine oltremodo intriganti sono quelle in cui è analizzato il rapporto fra Sciascia e il cinema. Dei libri dello scrittore di Racalmuto, infatti, sono sorte molteplici trasposizioni cinematografiche, a partire dal 1967 con A ciascuno il suo di Elio Petri, tratto dall’omonimo romanzo, fino al postumo, risalente al 2001, Il consiglio d’Egitto di Emidio Greco, senza dimenticare Cadaveri eccellenti del ’76 con la regia di Francesco Rosi, tratto da Il contesto, e Il giorno della civetta del ’68 con regista Damiano Damiani e Franco Nero nel ruolo del capitano Bellodi e Claudia Cardinale in quello della moglie dello scomparso Nicolosi.
Leonardo Sciascia. Confessioni di un investigatore è un libro che continua a indagare il rebus Sciascia, che indica e traccia nuovi e ingarbugliati sentieri verso la possibile natura essenziale dell’opera e del pensiero dello scrittore, ma che è sopra ogni cosa un modo per comprendere il piacere della scrittura e della investigazione, l’uno seguito dell’altro, di una delle voci più eminenti del Ventesimo secolo.