Il libro che Pasquale Iorio ci propone, con il titolo Una vita di diritti, la cultura e lo sviluppo locale e il sottotitolo di Racconti, ricordi e aneddoti edita da Rubbettino, una vera e propria autobiografia, un genere letterario che nasce con l’intento, da parte dell’autore, di dare ai lettori una giusta immagine di sé. Philippe Lejeune ha definito il racconto autobiografico una retrospettiva scritta in prosa «che un individuo reale fa della propria esistenza, quando mette l’accento sulla sua vita individuale, in particolare sulla storia della propria personalità».
Anche Pasquale Iorio ha sentito, quindi, il bisogno ad un certo punto della propria vita, di rievocare le fasi saliente del proprio vissuto personale, che lui ha ritenuto particolarmente importante, prendendo coscienza di sé attraverso i suoi personali ricordi, che non vengono tutti rievocati ma soltanto quelli che lui vuole far conoscere per presentarsi in un certo modo ai lettori che si immergono nello studio di questa particolare autobiografia, composta da un Presentazione di Gino Nicolais, da una Introduzione, da sette capitoli e da una Postfazione di una intervista di Stefano Mollica e dei Ricordi di gioventù di Luisa Cavaliere, un’Appendice e delle Immagini; mentre in copertina sono riprodotti i Ponti della Valle, un dipinto su seta di San Leucio dell’arch. Alessandro Ciambrone.
Racconti, ricordi e aneddoti sono rintracciabili lungo tutto l’arco della narrazione a partire dagli anni dell’infanzia e giovinezza trascorsa a Capua tra gli sconfinamenti negli orti dei vicini per “assaggiare” le prime primizie di stagione e la disaffezione per i cani, gli studi e l’incontro con quella che sarà la donna di una vita; gli studi liceali a Caserta, quelli universitari alla Federico II e l’impegno politico nel PC e poi quello lavorativo presso la CGIL di Caserta e Napoli.
I personaggi incontrati lungo l’arco di una vita a partire dai familiari, padre, madre, moglie e figli e amici intimi sono sempre accennati con un tratto leggero, che delinea delicatamente la loro figura senza una descrizione eccessiva, solo al suocero è dedicato una più lunga e diversa presentazione, per gli iniziali propositi matrimoniali; anche ai personaggi politici, gli intellettuali incontrati lungo l’arco di una vita sono solo accennati, indicati o elencati; meritano invece un paragrafo a parte personaggi come Raffaele Nogaro il vescovo di Caserta.
Tre i punti nodali su cui il nostro Autore incentra la sua autobiografia l’acquisizione dei “diritti”, per i quali ha lottato in quanto tra i massimi dirigenti della CGIL provinciale e regionale, la “cultura” per la quale si batte ancora oggi che è in pensione, quale instancabile organizzatore di associazioni, reti ed eventi culturali e lo “sviluppo locale”, che dovrà essere perseguito se si vuole far rinascere la nostra provincia di Caserta, che lui chiama quasi sempre Terra di Lavoro, come se per la rinascita della nostra Provincia il lavoro fosse un’azione da intraprendere nell’immediato, se la si vuole far risalire in quella graduatoria che ci pone tra gli ultimi territori d’Italia.
L’immagine che Pasquale Iorio vuole offrire ai lettori è quella di un uomo impegnato nei campi del sociale, cultura ed economia affinché si costruiscano insieme ad altri e mai da solo interventi mirati allo sviluppo della nostra provincia, ciò testimoniato anche dei volumi pubblicati di cui è stato promotore come Il Sud che resiste e Ripartire con la cultura in Terra di Lavoro, nei quali emerge quella carica di ottimismo, di entusiasmo e voglia di fare che è perennemente presente nella personalità del Nostro Autore. Con Le Piazze del Sapere si è impegnato come lui stesso scrive: «a diffondere la cultura come fattore di coesione sociale e di apprendimento permanente, di partecipazione consapevole per il riscatto civile e sociale delle nostre comunità» (p. 11). Le attività che hanno segnato la vita di Paquale Iorio sono state sempre volte «alla ricerca del bene comune e del benessere sociale» (p. 11) in una provincia difficile come la nostra, dove l’Autore ha vissuto anche episodi drammatici nelle terre di “Gomorra”, dove si è scontrato con qualche capobastone tanto da essere messo sotto scorta per un certo periodo di tempo. L’impegno per le lotte sindacali soprattutto durante l’uccisione nelle campagne liternesi di Jerry Essan Masslo, si è andato trasformando dopo il pensionamento nel 2007, in «un invecchiamento attivo» come lui stesso scrive (p. 73). Questo perché: «Di fronte ai processi di crisi e incalzanti delle sfide della globalizzazione, il sapere e la conoscenza diventano sempre più fattori di sviluppo locale ecosostenibile e di innovazione produttiva, sociale e civile» (p. 78). L’animosità, l’estenuante impegno quotidiano per la diffusione della cultura lo porta ad affermare: «Non credo che nella nostra regione – ma anche in altre realtà del Mezzogiorno – vi sia qualcosa di paragonabile, sia per la mole di attività, ma anche per la loro continuità nel tempo, la rilevanza dei contenuti e l’autorevolezza dei partecipanti» (p. 84).
Tre le battaglie che il nostro Autore ha prediletto più di tutte: quella intrapresa per la difesa dei monti Tifatini, quello per la riapertura del Museo Archeologico di Capua, con la bella iniziativa di «Adotta un Madre», insieme alla sistemazione dell’Archivio di Stato di Caserta e quello contro il gioco d’azzardo e la ludopatia, che sta diventando «una delle piaghe più devastanti della nostra società» (p. 105).
Tra le iniziative degne di nota non va dimenticata la partecipazione del Nostro all’elaborazione, insieme ad altri in occasione del 150° anniversario dell’unità d’Italia, della Carta di Teano, i cui dieci punti sono integralmente riportati nel libro.
L’autobiografia di Iorio non è mai un’autocelebrazione di se stesso ma la testimonianza tangibile di un impegno fervido e sincero per la rinascita della nostra terra, per la quale, come scrive Stefano Mollica: «è utile oltre che doveroso impegnarsi ancora, combattenti di una battaglia che non si ferma e che magari si vince» (p. 124).
Io non so se con la cultura Pasquale Iorio, insieme al contributo di tanti altri, riuscirà a salvare la provincia di Caserta, è certo che nessuno potrà recriminargli di non averci almeno tentato, essersi speso e scommesso, affinché essa, cioè la cultura, dicenti un fattore di coesione sociale e insieme alla conoscenza un vero e proprio bene comune.
Lo stile utilizzato dal nostro Autore è scorrevole e piacevole alla lettura, il lessico è semplice con qualche termine o espressione dialettale che serve meglio a chiarire l’idea, che Iorio vuole far comprendere al lettore, poche le inserzioni dialogiche, molte invece sono le riflessioni personali.
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