Carlo Poerio e William Gladstone
Le due lettere al conte di Aberdeen sui processi politici del governo napoletano (1851). I documenti dell'Archivio di Stato di Napoli
a cura di Anna Poerio Riverso
“Carlo Poerio e William Gladstone. Le due lettere al conte di Aberdeen sui processi politici del governo napoletano (1851). I documenti dell’Archivio di Stato di Napoli”, a cura di Anna Poerio Riverso, con Introduzione di Renata De Lorenzo, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2020, pp. 207
Fu convinzione di alcuni moderati che i re, costretti a concedere nel 1848 gli statuti costituzionali, non sarebbero tornati indietro, considerando definitiva quella soluzione. Come è noto, solo nel regno di Sardegna non fu delusa l’attesa di chi aveva sperato di veder camminare insieme il progresso tecnico ed economico con la modernità istituzionale. A Napoli, tra i delusi per la revoca dello Statuto, già a marzo 1849, vi fu il barone Carlo Poerio che, di lì a poco, subì anche personalmente le conseguenze dell’involuzione.
Si rispecchiava in Carlo Poerio, tutt’altro che rivoluzionario, una cultura familiare illuminata, passata per la vicinanza del padre alla Repubblica partenopea e alla sua collaborazione con il regime francese e murattiano e per due esperienze di esilio, nell’immediato periodo della Restaurazione, e ancora, dopo un breve intervallo napoletano, negli anni Venti. Erano state, per la famiglia, occasioni di di scambio con gli ambienti toscani del liberalismo moderato e progressivo che ferveva negli ambienti fiorentini della cultura più avanzata e con altri ambienti europei.
Si costruì così, in molti casi, una intellettualità meridionale, un milieu formato da comuni vicende culturali e politiche e dalla condivisione delle speranze di cambiamento. Personaggi come Carlo Poerio, i fratelli Spaventa e altri, sostanziavano con la profonda conoscenza delle materie filosofiche, giuridiche ed economiche una visione europea propria di altri intellettuali italiani. Quel sentire, alimentato da occasioni come i congressi degli scienziati contribuivano all’idea dell’unità nazionale come presupposto di una società più aperta e moderna.
Se il 1848 fu la stagione delle grandi speranze di trasformazione dello Stato, di una grande e condivisa riforma, quel periodo ebbe durata breve e Carlo Poerio fu tra coloro che furono chiamati a pagare duramente il loro impegno. Fu ciò che ne fece un caso esemplare dopo la condanna per cospirazione a ventiquattro anni ed è la ragione che giustifica la pubblicazione curata da Anna Poerio Riverso in questo libro. Fin dall’arresto, il 19 luglio 1849, Poerio fu al centro di un dibattito internazionale che finì per mettere in rilievo la debolezza concettuale di un regime che gran parte del mondo avanzato considerava superato dalla storia. Le lettere di Gladstone a Lord Aberdeen che costituiscono il nucleo del libro scossero, nel 1851, gli ambienti europei e per mesi tennero la scena. Furono approvate dai democratici e dai moderati progressisti e ripudiate dai conservatori, stigmatizzate dai libelli reazionari che si affannarono a definirne menzogne i contenuti.
Carlo Poerio e coloro che condivisero i processi erano il simbolo di una lotta in corso che aveva come posta la libertà di pensiero e di associazione delle società moderne. Erano temi che l’articolato sistema dell’informazione moltiplicava con la rapidità del telegrafo, facendo risaltare alla luce della ragione la vacuità degli argomenti reazionari. Essi sostenevano che Gladstone aveva fornito uno strumento ai nemici, non tanto dei Borbone, quanto di ogni monarchia e, per estensione, della religione, della proprietà e del trono. Tutto questo equivaleva a dare a Gladstone la patente allora già in voga di anarchiste, il termine spesso esteso a tutta la gamma dei difensori della libertà.
Un libro così documentato come quello curato da Anna Poerio Riverso, va inteso nel suo significato di libro utile alla discussione sulla contemporaneità. Renata De Lorenzo inquadra il modo in cui la cultura britannica poté comprendere l’arretratezza borbonica, tramite i contatti commerciali e politici e ricostruisce sia la fortuna storiografica delle lettere, sia il peso che ebbero nella dialettica politica inglese, mentre la figura di Carlo Poerio veniva esaltata dal martirio che è ancora molto utile conoscere. Per questo, lo sforzo di Anna Poerio Riverso per arricchire la conoscenza dei fatti con una notevole ricerca documentaria, oltre che ben riuscito, è appropriato alle necessità della nostra conoscenza del Risorgimento meridionale anche in relazione a temi come quello del moderno liberalismo, categoria ancora degna di approfondimento.
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