IL LIBRO – Dal 2002 Gaetano Saffioti vive sotto scorta assieme alla sua famiglia. Il libro ripercorre la sua storia di imprenditore impavido che si è sempre rifiutato di trasferire le sue attività lontano dalla Calabria e che non ha mai voluto alcun sostegno economico dallo stato. Da imprenditore è diventato testimone di giustizia dopo aver denunciato, fatto arrestare e condannare alcuni dei boss più pericolosi della piana di Gioia Tauro. Per anni ha subito le estorsioni, le umiliazioni e le sopraffazioni dei clan della ‘ndrangheta, fino a quando si è ripreso la sua dignità, perché «la dignità non si compra, si conquista e si difende». Inizia, quindi, a collaborare con i magistrati, fornendo loro prove inconfutabili contro i suoi aguzzini. Grazie alla sua testimonianza si svelano tutti meccanismi illeciti e violenti che tengono sotto scacco gli imprenditori edili che operano nel settore degli appalti pubblici e privati nonché i rapporti capillari che uniscono la Calabria all’Emilia Romagna, passando dalla Toscana e giungendo fino in Liguria. Il libro racconta la paura, la solitudine, la schiavitù dell’anima a cui spesso porta la ribellione; ma anche la solidarietà, la lealtà e il riconoscimento ottenuti da Gaetano Saffioti per il suo impegno civile. Lui che non ha deciso di essere un eroe, e neanche ci si sente, ma ha solo deciso di vivere e morire da uomo libero.
DAL TESTO – “Al momento di uscire Caterina lo aveva accompagnato alla porta, gli aveva sistemato la spalla della giacca e accarezzato il braccio. Lui aveva preso la borsa con il fascicolo prima di guardarla per un istante. Avrebbe voluto rassicurarla come faceva da anni quando usciva di casa, ma si era reso conto che questa volta sarebbe suonato strano. “In quel corridoio, dal soffitto alto e con il pavimento macchiato dalle ombre dei mozziconi spenti agli angoli con la punta delle scarpe, lo avevano accompagnato facendolo passare dal retro. Oltre la porta qualcosa iniziava ad animarsi. S’intuivano i movimenti di sedie trascinate, il gracchiare dei microfoni che venivano accesi, il rumore delle gabbie che si chiudevano con uno scatto metallico. Oltre quella porta si sussurrava. C’erano loro al di là di quel muro. Stranamente non aveva alcun timore. Era teso certo, ma paura no, non ne aveva.”
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