Quando la filosofia si fa carne

del 1 Luglio 2013

Da La Lettura – Corriere della Sera del 30 giugno 2013

Nonostante il pensiero essenziale e la scrittura lineare, Benedetto Croce non è un autore facile. La sua cultura era «enciclopedica», tanto che in ogni argomento riecheggiava tutta intera la sua filosofia. Confrontarsi con temi anche particolari della sua riflessione significa pertanto fare i conti con il suo senso complessivo. Che è quanto fa Franco Crispini, docente all’Università della Calabria, offrendoci tre «ritagli» in Per una rivisitazione di Croce (Rubbettino). Crispini guarda Croce da tre angoli prospettici: l’interpretazione dell’età barocca; la sua «riscoperta» del pensiero del filosofo inglese Shaftesbury, vissuto a cavallo fra Sei e Settecento; la riflessione dell’ultimo periodo sul cristianesimo e sui rapporti fra ragione e fede. Egli riesce però ad andare oltre allo specifico con competenza e naturalezza. Ecco allora che, fatto salvo il giudizio crociano, che si può accettare o meno, sul Seicento italiano come età di decadenza, egli si chiede in cosa consista per il filosofo la positività di un’epoca storica. Nel rispondere, non può non far riferimento all’«entusiasmo morale» che Croce vedeva spento nell’età barocca. Esso era per il filosofo un esempio concreto del superamento di ogni astratto dualismo fra anima e corpo, fra passioni e ragione. L’entusiasmo, non a caso un termine ricorrente anche nell’amato Shaftesbury, è sì un sentimento che ci domina completamente, ma è anche un modo per incanalare la nostra azione in modo operoso, verso l’etica dell’attività nella storia o «dell’Opera» che è per lui la massima aspirazione umana. In Shaftesbury Croce ritrova, scrive in un discorso tenuto a Cambridge nel 1923, il carattere della filosofia che gli stava a cuore: l’«indifferenza e aborrimento per le insolubili questioni metafisiche che riempivano la filosofia delle scuole». La filosofia di Croce è a contatto diretto con le forze della vita, specie con la politica (intesa in senso lato) e la storia: una «filosofia incarnata». In quest’ottica è da intendersi il senso, che Crispini rende bene, del «recupero» che Croce fa nell’ultimo periodo del cristianesimo. Esso è possibile solo se si disgiunge lo spirito cristiano dal cattolicesimo e, più in generale, da ogni sua «naturalizzazione» o risoluzione in istituzioni e dogmi.

DI CORRADO OCONE

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