“Tutti siamo debitori nei confronti di Giulio Carlo Argan, studioso, intellettuale, storico dell’arte e critico militante, politico e uomo delle istituzioni, speciale compagno di viaggio e illuminato testimone critico della mia ricerca in arte e in architettura”. Così l’architetto, artista e teorico Fernando Miglietta, amico di Gìulio Carlo Argan, ha introdotto al Museo Macro Asilo il suo libro
“ Diariotre Con Giulio Carlo Argan, La città, le arti e il progetto”, edito da Rubbettino.
Il libro curato dall’Archivio Miglietta,testimone di tanti momenti vissuti con i maggiori protagonisti dell’arte e della cultura italiana, proprio a centodieci anni dalla nascita (Argan era nato nel 1909), gli dedica il suo terzo volume, con introduzione di Paolo Portoghesi. All’incontro con l’Autore, sono intervenuti gli architetti Franco Purini e Orazio Carpenzano della Sapienza e lo storico dell’arte Claudio Gamba, dell’Accademia di Belle Arti di Sassari.
“In più occasioni con Argan – ha ricordato Miglietta – abbiamo dialogato di futuro e di memoria, di arte e città, consapevoli della necessità di un progetto, azione e forma politica. Il centro della nostra riflessione – ha evidenziato Miglietta – ruotava spesso attorno ad un nuovo rapporto tra immaginazione e progetto”.
“Diariotre, Con Giulio Carlo Argan”, che segue quelli già dedicati a Bruno Munari e Pierre Restany ( che sarà presentato al Museo Macro il 4 luglio) , è testimone appunto dell’intenso rapporto di Fernando Miglietta con Giulio Carlo Argan nell’arco di un decennio ( 1977-1988 ) e svela per molti versi pagine inedite della cultura italiana che ci fanno meglio capire l’attualità del pensiero di Argan.
“Le arti, – affermava Argan – sono costitutive della città. Il solo luogo a cui tutte convergono e in cui fanno sintesi è la città. Per studiare l’arte bisogna partire dalla città…”.
“ E ancora, nella visione moderna di Argan – sottolinea l’architetto Miglietta – centrale era il rapporto tra cultura e politica: I partiti, le classi dirigenti, gli intellettuali. Argan su questi temi però non è mai stato tenero, ha sempre denunciato la mancanza di impegno civile, di carenza di progettualità: in alcuni casi un vero e proprio processo al Novecento”.
E sui rapporti tra Nord e Sud, la sua riflessione (1982) ancora più dirompente e illuminante. “ L’unità del Paese è a rischio. Non avendo risolto nessuno dei problemi economici del mezzogiorno, l’Italia sta rischiando addirittura l’unità, non forse quella amministrativa o politica, ma l’unità come complesso di culture diverse che interagiscono positivamente” .
E su quale azione politica fosse necessaria a favore della cultura del Sud: “Il problema non è tanto di portare al Sud strutture o apparati culturali come quelli esistenti al Nord, quanto quello di preservare l’originalità culturale del meridione, seriamente in pericolo in quanto legata ad una minore potenzialità economica.”
“Per chi ama l’arte e la sua storia ed ha condiviso la necessità dell’impegno politico come partecipazione alla responsabilità del cambiamento, – osserva Paolo Portoghesi nell’introduzione al libro – Argan rimane una testimonianza indimenticabile. Per lui la storia dell’Arte non era cronaca filologica di ciò che è stato, ma un modo per indagare criticamente il presente e le prospettive del futuro”.
“Il tema arte-città, quel rapporto tra le arti e il progetto, in grado di esprimere forme identitarie di una cultura, – ha affermato Fernando Miglietta – era l’orizzonte primario del pensiero critico di Giulio Carlo Argan.” Argan aveva piena coscienza dei mutamenti in atto, in particolare della “crisi dell’arte” come “scienza europea”. Il rapporto tra la Città, le arti e il progetto, era alla base del suo pensiero e della sua azione critica.
Il progetto dunque, per Argan, come “cuore del collegamento delle arti, delle arti con la città, delle arti con la società, – evidenzia Claudio Gamba nella presentazione – ma anche del dialogo con il futuro, della saldatura tra utopia e concretezza pratica del fare”. Al centro della sua visione delle arti – scrive Franco Purini nella postfazione – “c’è l’idea del progetto come forma simbolica della modernità. Una forma che si sdoppia generando una straordinaria energia trasformatrice”.
Dunque, tutti siamo debitori nei confronti di Giulio Carlo Argan. Lo stesso Enrico Crispolti, “dagli arganiani considerato un anti-arganiano”, e non del tutto a torto”, in questo libro riconosce, – nella sua disvelata ed inedita testimonianza a Miglietta, prima della sua scomparsa – “ fra le componenti salienti della sua formazione professionale, un importante ruolo storico della variamente attesa lezione arganiana. Esattamente proprio – scrive Crispolti – per la sua preminente componente di implicita qualificazione ideologica dell’evento artistico, come tale, nella sua frizione societaria, nel sotteso giudizio sul mondo”.
L’Archivio Fernando Miglietta al Museo MACRO ASILO di Roma. Tre incontri per raccontare alcune pagine inedite dell’arte italiana: da Bruno Munari a Giulio Carlo Argan, a Pierre Restany in tre volumi (altri ne seguiranno) scritti da Fernando Miglietta, architetto, artista, protagonista sin dagli settanta di un nuovo rapporto tra le arti, amico e compagno di viaggio dei maggiori artisti e teorici dell’arte e dell’architettura.
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