Federico Campbell, giornalista d’inchiesta, scrittore ed editore messicano, ancora poco conosciuto in Italia, è stato interlocutore di Leonardo Sciascia: questo l’argomento che Alessandro Secomandi analizza nel libro Potere e memoria, pubblicato a cura dall’editore Rubbettino (febbraio, 2023): il secondo titolo dei Quaderni di Regalpetra a cura della “Fondazione-Sciascia” di Racalmuto.
In una sorta di premessa l’autore dice che lo scritto:
prende spunto da una parte della tesi di dottorato “Carpentieri, Consolo, Sciascia, Campbell: conversazione tra letteratura ispanoamericana e siciliana”, presentata a fine 2020 e discussa a luglio 2021 presso l’Università degli Studi di Bergamo.
Accurata la ricerca su Campbell, il cui impegno civile, vi si legge, “ricorda da vicino quello di Sciascia per la strenua e polemica costanza”. Questa l’ipotesi di lavoro:
Ma in che maniera Campbell aveva sentito parlare di Sciascia, quando ancora il siciliano non godeva di particolare fama in Messico?.
Da un’ammissione del messicano, impegnato a scrivere il suo romanzo più celebre Pretexta, veniamo informati della visione del film “Cadaveri eccellenti”, adattamento del “Contesto” per la regia di Francesco Rosi. Da qui la lettura dei romanzi di Sciascia con l’esito di sbloccarlo da una crisi creativa e di andare avanti, dando una svolta alla sua scrittura.
Oltre a tradurre il testo drammaturgico di Sciascia, L’onorevole, scrive articoli a lui dedicati. Sicché, il siciliano diventa presenza costante nel suo giornalismo che lo fa conoscere in Messico. Ecco la chiave di lettura privilegiata: la linea della palma, metafora di intrighi e loschi affari tra potere e politica, non solo avanza dal sud al nord della Penisola, ma esiste pure dall’altra parte dell’oceano. Campbell così diventa
uno instancabile “divulgatore” – nella migliore accezione possibile – della sua opera.
Qualche lettera e alcune telefonate tra lui e Sciascia introducono al loro incontro, avvenuto nel 1985 a Palermo. Appassionante la descrizione. Si incontrano poi a Milano tra maggio e giugno del 1989 quando Sciascia irreversibilmente stava male; per l’occasione Campbell gli dona il suo libro “La memoria di Sciascia” (l’unico tradotto in italiano, apprezzato da Claude Ambroise e da leggersi come omaggio al Maestro); in cambio riceve una copia con dedica del volume “Gli scrittori e la fotografia (a cura di D. Mormino, 1988 e con prefazione del racalmutese). Non si rividero più, ma la memoria di Sciascia continuava a essere operante nell’animo e nella mente dell’intellettuale messicano. Difatti, a conclusione dell’excursus, muovendo sul terreno dell’eredità, Secomandi fa una sintesi puntuale, riportando il pensiero di Campbell:
In “Giornalismo scritto” Campbell sottolinea la necessità di sollevare dubbi, porre domande, demistificare le versioni ufficiali; il bisogno, in poche parole, di Sciascia. E questo per la sua straordinaria capacità di ragionamento e argomentazione: se il giornalismo in patria lo prendesse a modello, usandone le stesse “armi”, il Messico sarebbe un Paese con qualche mistero in meno e un po’ di giustizia in più.
Nella parte seconda del libro di cui ci stiamo occupando soprattutto si parla del romanzo di Sciascia Il contesto: uno dei testi più citati dal messicano nelle interviste e in opere quali La memoria di Sciascia, L’invenzione del potere, Maschera nera, L’era della criminalità.
Dunque, il potere e la complessa strategia della tensione. E si tratta di un potere che si autoconserva e riproduce nel torbido della violenza che conduce a un Paese senza verità. Come del resto anche in Messico.
Il rapporto tra i due, evidenziato dal giovane ricercatore, è intenso. Sciascia ha influenzato a livello tematico l’opera Pretexta del 1979, svolgendosi la trama in un clima inquisitoriale a opera di una cupola di potere coercitiva. E la denuncia avviene attraverso gli strumenti della letteratura che vorrebbe far luce sulle stragi di massa messicane impunite.
Anche Nero su nero è tangibile in L’invenzione del potere: parecchie citazioni sono fedelmente adattate al Messico e l’ultima raccolta Maschera nera sciascianamente fa venire alla luce omicidi avvolti nel mistero.
Così pensava Campbell: vedeva nello scrittore siciliano
un faro soprattutto per analizzare la politica in Messico, la sua cultura, le sue zone d’ombra, i suoi squilibri e le sue ataviche ingiustizie.
Il metodo di Secomandi è intertestuale: rientra “nell’ordine delle somiglianze” e si distingue per la dimensione critica dell’investigazione, nonché per la documentazione, tra cui il carteggio epistolario tra i due intellettuali-scrittori. Tante altre le piste di ricerca sulle analogie che il lettore può percorrere accostandosi ai testi di Campbell messicano di cui si parla nel saggio (i racconti, La Transpeninsular, Il codice Morse, Post scriptum triste, Padre e memoria, definito “l’omologo di Nero su Nero).
Agevolando l’accostamento con la letteratura latinoamericana, cita il romanzo di Juan Rulfo Pedro Parámo: pare di poter dire che un’aura fantasmagorica avvolge eventi e personaggi violentata da una feroce dittatura che trasforma un mondo edenico in un paesaggio infernale.
Con questo suo libro, in definitiva, Alessandro Secomandi approda ad apprezzabili risultati, avendo saputo far dialogare “continenti e letterature”: luoghi sì del tutto distanti, ma per molti aspetti similari per storia e realtà sociale (valore questo evidenziato nella limpidissima postfazione di Fabio Rodríguez Amaya, Università degli studi di Bergamo). Potremmo dirlo un fatto di rilievo, poiché dalla scrittura di Sciascia è possibile estrapolare significati universali.