Piccole immagini di raso bianco, un romanzo dissacrante (ilgiornaledelmolise.it)

di Pasquale Di Bello, del 15 Febbraio 2019

È una storia torbida, senza mai essere volgare, quella che attraversa le 261 pagine che compongono il romanzo d’esordio di Manuela Petescia: “Piccole immagini di raso bianco”, pubblicato per i tipi dell’editore Rubettino. Passione, perversione, cronaca, repertorio e galleria di una devastazione psicologica che ha per protagonisti un uomo e due donne. Un marito, affermato psichiatra, una moglie, che dopo il parto si è eclissata completamente dentro la sua maternità, e Dolores: giovane, nevrotica, segnata dalle ombre di un’infanzia terribile, oggetto del desiderio che attraversa come un trapano, e la scompone, la mente dell’uomo. Scorrono, le pagine, come una sorta di furioso twist and shout che si abbatte sulla provincia italiana. È questo il tratto che più inquieta. Manuela Petescia maneggia le parole come una lama che taglia l’ascesso di perbenismo dentro al quale galleggia la provincia italiana, imbevuta di convenzioni, ipocrisie, catechismi prêt-à-porter dove ogni turba psichica alla fine torna al sacro ordine borghese dei salotti, delle signore annoiate col trucco sciolto e del talamo tradito da mariti sguaiati e protetti dallo status sociale e dalla buona credibilità, in una realtà “socialmente camuffata”. Il romanzo, con le sue trame, i suoi protagonisti, i suoi continui salti temporali e i dialoghi serrati, è una fotografia impietosa della provincia italiana. Nelle pagine non si trovano giudizi e moralismi ma soltanto scatti, le piccole immagini di raso bianco sono istantanee colte dietro le quinte di una apparente tranquillità che nasconde drammi esistenziali e turbe mentali, descritte con la precisione scientifica di un entomologo, senza il minimo coinvolgimento emotivo. Manuela Petescia ha scritto un romanzo coraggioso e dissacrante, che morde in profondità. È come se avesse sostituito una band di heavy metal al coro familiare e rassicurante della notte di Natale, in un mondo dominato dal buio infernale della coscienze.

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