da Leggere Tutti del mese di Dicembre
Perché l’Italia non cresce più? Perché il nostro paese è caratterizzato da una forte decrescita economica mentre i Paesi in via di sviluppo e quelli industrializzati continuano a crescere?
Perché stiamo perdendo primati economici, culturali, scientifici, tecnologici, che da decenni hanno caratterizzato l’Italia e ne hanno fatto la settima potenza industrializzata del mondo? Perché l’Italia, che è stata la culla della scienza moderna è oggi il paese che più di ogni altro si oppone ai progressi della scienza e della tecnologia? Perché stiamo perdendo il futuro?
Sono queste alcune delle domande alle quali rispondono Elio Cadelo – giornalista divulgatore scientifico e per anni voce della scienza di Radio Rai – e Luciano Pellicani, sociologo di fama internazionale nel saggio “Contro la modernità – Le radici della cultura antiscientifica in Italia”, Rubbettino, pp. 176, euro 12.
La società italiana è oggi caratterizzata da un grave analfabetismo scientifico (solo il 3% della popolazione conosce il metodo scientifico contro il 78% della Finlandia) e da un ampio analfabetismo di massa (il 70% della popolazione è oggi analfabeta o incapace di comprendere un testo scritto). Inoltre, gli studenti ed i laureati in discipline scientifiche sono tra i più bassi dell’Unione Europea. Sono dati che pongono l’Italia agli ultimi posti in tutte le statistiche tra i paesi industrializzati.
Ma siamo anche il paese dove, negli ultimi anni, si sono sviluppati il maggior numero di movimenti contro la scienza e contro l’innovazione tecnologica e la ricerca scientifica. Tutto questo vede oggi l’Italia come primo esportatore nel mondo di ricercatori, scienziati e laureati in discipline scientifiche. Si tratta di una emigrazione intellettuale dovuta solo in parte alla crisi economica, ma che trova le sue ragioni anche nell’ostilità verso la scienza e le sue applicazioni.
E i dati presentati dagli autori sono allarmanti: l’Italia presenta livelli di analfabetismo e analfabetismo scientifico tra i più alti d’Europa, pericolosissimi livelli di emigrazione intellettuale, caduta nella ricerca scientifica e nell’innovazione tecnologica, mentre dall’altra si moltiplicano i movimenti contro la modernizzazione del paese.
D’altro canto il rapido avanzamento della ricerca scientifica e biotecnologica se da una parte rappresenta la nuova frontiera destinata a scandire sempre più marcatamente i ritmi dello sviluppo economico, ma anche morale e sociale della nostra civiltà. Da questo punto di vista si sta producendo una pericolosa separazione tra ricerca scientifica e paese. La società italiana non riesce più a partecipare ai continui avanzamenti della scienza e non riesce ad interiorizzare che il futuro è legato ai suoi successi.
Ma come si è arrivati a questo punto? A questi interrogativi danno una risposta Elio Cadelo e Luciano Pellicani, che ripercorrono la lunga storia della cultura antiscientifica italiana. Da Croce e Gentile fino ai movimenti ecologisti contemporanei che si ispirano all’ecologia del nazismo, della beat generation ed ai movimenti religiosi millenaristi. Questo cocktail di ideologie anti-industriali e anti-moderniste sta pregiudicando il nostro futuro.
Gli autori analizzano questo contrasto tra scienza e libero mercato da una parte e natura e ritorno ad una vita essenziale e contadina dall’altra che si acuisce nei dibattiti sulla New Economy, sui mercati globali, sul nuovo panorama lavorativo. In questo saggio Cadelo e Pellicani spiegano perché negli italiani è presente anche una forte indignazione permanente contro quella che viene ritenuta “la permanente” rivoluzione capitalistica che avanzerebbe come una valanga culturale distruggendo tutto: istituzioni, interessi, valori, sentimenti. Questo modo di sentire ha radici profonde che affondano nell’ideologia del Nazifascismo che deve parte del suo successo proprio alla lotta contro la Modernità, contro il capitalismo e il libero mercato.
di Cecilia Cattaruzza
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