Da Domenica (Il Sole 24 Ore) del 13 luglio
Due contributi significativi alla storia, ancora in buona parte da scrivere, della cosiddetta Seconda Repubblica. Diversi nel taglio e nello stile, ma ugualmente utili in questa fase che dovrebbe consigliare riflessione al di là dell’incalzare dei «talk show» televisivi. Ne sono autori, in ordine alfabetico, Giovanni Belardelli e Salvatore Vassallo, entrambi attenti studiosi da anni del caso italiano.
Belardelli mette l’accento sulla “catastrofe” della politica nell’Italia di oggi. E questo giudizio drammatico, benché tutt’altro che ingiustificato, dice tutto sul pessimismo di chi scrive. In effetti quella che chiamiamo, per comodità di comprensione, Seconda Repubblica è stato un sostanziale collasso. I motivi? Il dibattito si è consumato per anni in uno scontro estenuante fra «berlusconismo» e «anti-berlusconismo», senza che da ciò derivasse una maggiore capacità di percepire l’Italia reale e di leggere le motivazioni profonde di certe scelte politiche e sociali.
Forse perché l’epico conflitto è stato anche superficiale, molto legato ai pregiudizi più che ai giudizi: all’idea di modernizzazione di stampo berlusconiano, che pure all’inizio c’era, sia pure incerta, confusa e segnata da mille contraddizioni tipiche di una leadership personale in un partito altrettanto personale, si è contrapposta per troppo tempo una sinistra inconsciamente conservatrice, affezionata alla propria “diversità” (ovvero superiorità) morale. Ne è derivata una guerra pagata a caro prezzo dal Paese in termini di sviluppo economico e civile. Un disastro, appunto. Il cui esito finale, si potrebbe aggiungere, è l’avvento di Renzi: un personaggio il cui successo consiste proprio nella brutalità con cui ha seppellito i miti e i tabù della vecchia sinistra autoreferenziale afferrando invece per la coda l’esigenza di modernizzazione istituzionale a tutti i livelli.
È, o almeno vorrebbe essere, il «nuovo inizio» su cui si sofferma Vassallo. Liberiamo la politica, più che il titolo di un saggio, è un grido di battaglia. La politica va liberata dai veleni che l’hanno intossicata e dalle spinte populiste e/o conservatrici che l’assediano, talvolta intrecciandosi. La soluzione per uscire dallo stallo, secondo Vassallo, è un deciso salto nella democrazia maggioritaria dell’alternanza: due partiti in grado di contendersi il governo e un Parlamento capace di controllare gli atti dell’esecutivo senza perdersi nella tutela prevalente di lobby e corporazioni. E qui si torna al «renzismo». Con un certo temperato ottimismo, l’autore si augura che sia davvero «la volta buona», secondo lo slogan che ha permesso al premier di vincere le europee. Se riuscisse a realizzare la riforma della politica e del Parlamento, superando il «bicameralismo», Renzi creerebbe le premesse perché la nuova legislatura (non l’attuale, ovviamente) diventi l’inizio di un’autentica stagione riformista. In altri termini, dalla catastrofe alla speranza. Facciamo gli scongiuri.
Di Stefano Folli
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