“Palazzo”: la lunga battaglia radicale per la trasparenza delle istituzioni (radicali.it)

del 27 Novembre 2013

Irene Testa, Alessandro Gerardi

Parlamento zona franca

Le camere e lo scudo dell'autoarchia

da radicali.it del 27 Novembre

Conviene partire da una nota dell’Agenzia Italia, questa: “Il Senato gli aveva negato l’accesso agli atti sulle dotazioni organiche dei gruppi e degli uffici, ma la commissione contenziosa gli dà ragione e apre l’accesso a documenti fino a ora rimasti sempre segreti. Decisione unica nel suo genere, quella adottata dalla commissione contenziosa di Palazzo Madama, il 19 novembre scorso. La commissione ha accolto il ricorso presentato a ottobre 2012 dal senatore molisano Giuseppe Astore (Misto), a quanto riferito dallo stesso ex parlamentare. Il provvedimento abbatte qualsiasi barriera agli atti interni, che dovranno essere concessi su richiesta del parlamentare purché in carica”. Questione più che mai attuale, a cui, qualche mese fa, Irene Testa ed Alessandro Gerardi hanno dedicato un prezioso volume, “Parlamento zona franca” (Rubbettino editore). E a Irene Testa “N.R.” ha posto alcune domande:

Irene, il professor Ceccanti sostiene che alla fine della scorsa legislatura s’è fatto tutto il possibile per dare trasparenza alle spese dei gruppi parlamentari.
“In effetti, sull’onda dello scandalo Fiorito, il Senato approvò l’articolo 16-bis del suo Regolamento secondo cui “ciascun Gruppo è tenuto a pubblicare on line, nel proprio sito internet liberamente accessibile, ogni mandato di pagamento, assegno o bonifico bancario, con indicazione della relativa causale, secondo modalità stabilite con delibera del Consiglio di Presidenza”. Questo già sta avvenendo, per cui è curioso che i giudici dell’autodichia dicano che d’ora in poi “gli atti interni dei gruppi dovranno essere concessi su richiesta del parlamentare purché in carica”. Nel caso esaminato dalla Commissione contenziosa, l’onorevole Astore aveva chiesto una serie di documenti per verificare la situazione nei gruppi, nell’ufficio di presidenza e negli uffici dei Questori: documenti che per lo stesso principio dovrebbero oggi essere pubblici, e che invece si daranno solo ai senatori in carica.”

E comunque un primo risultato: dopo che Rita Bernardini per anni chiese documenti di spesa alla Camera senza essere esaudita…
“A dire la verità, Rita ebbe comunque l’elenco dei fornitori e degli appalti in corso ai tempi di Fini. Qui si tratta piuttosto di ricostruire – dai documenti in uscita dall’amministrazione- quello che entra nella disponibilità dei Gruppi, per capire come vengono spesi dai Gruppi, visto anche che nemmeno per loro è ammesso il controllo della corte dei conti…”

La vostra battaglia partì la scorsa legislatura per l’anagrafe pubblica degli eletti ed ora si è trasferita alla gestione amministrativa dei palazzi della politica. Non crede che ci sia un limite a tutto ciò?
“Non credo che la trasparenza abbia un limite nell’attività politica. Quanto al sindacato della magistratura sulle amministrazioni degli organi costituzionali, non siamo mai stati dei pasdaran: nel disegno di legge proposto dai Radicali nella scorsa legislatura, e ripreso in questa dal senatore Buemi, sono espressamente citati ambiti di autonomia regolamentare intoccabili, cioè quelli della procedura legislativa. Ma per quei casi in cui le Camere, il Quirinale e la Consulta si atteggiano come una qualsiasi altra pubblica amministrazione – rapporto d’impiego, appalti, eccetera – non vediamo perché debba esservi una legge diversa, o un’assenza di legge, ed un giudice diverso da quello di tutti gli altri cittadini. Tanto più quando, con un’ulteriore estensione interpretativa, si consente al giudice dell’autodichia di pronunciarsi anche su privacy e trasparenza: valori sui quali tutti i cittadini dovrebbero poter dire la loro.”

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