Da Il Mattino di Padova del 23 novembre
Una vittoria all’ultimo voto ha visto trionfare al Premio Gambrinus “Giuseppe Mazzotti” 2014, a San Polo di Piave, “Huascaràn 1993. Verso l’alto, verso l’altro” (Edizioni CAI) del geografo ed esploratore Franco Michieli. Il libro nasce dalla suggestione di due storie straordinarie, due imprese che nella seconda metà del Novecento segnarono l’immaginario degli appassionati di alpinismo: quelle di Renato Casarotto e di Battistino Bonali, quando entrambi si confrontarono con il Nevado Huascaràn Norte, nel cuore delle Ande peruviane, a distanza di una ventina di anni uno dall’altro. Il successo della prima spedizione si specchia nella tragica impresa affrontata nel ’93 da Sonali. «Ci sono persone che nella loro umiltà dedicano gran parte di loro stessi alla montagna» racconta Michieli, vincitore anche della sezione Alpinismo «trasformandola in una via per migliorare le persone. Bonali era uno di questi, in grado di rendere la sfida della salita un fine collettivo da condividere».
Secondo classificato, a un solo voto dal vincitore, un libro con cui le crescenti comunità di vegetariani e vegani dovranno prima o poi fare i conti: “Verde Brillante” (Giunti), vincitore della sezione Ecologia e Paesaggio, scritto a quattro mani da Stefano Mancuso, tra le massime autorità mondiali nel campo della neurobiologia vegetale, e la giornalista scientifica Alessandra Viola. Semplicemente perché, se alla base di simili scelte di vita e alimentari c’è la questione etica, allora la rinuncia deve allargarsi anche ai vegetali. Infatti, l’intelligenza delle piante in queste pagine viene scientificamente provata e condivisa, così come diventa evidente che i vegetali hanno una propria vista, un olfatto, un gusto, un tatto e persino un proprio udito. «Stiamo già pensando alla prossima pubblicazione» anticipa Mancuso «con cui cercheremo di stilare un primo manifesto dei diritti delle piante. So bene che simili affermazioni, e le stesse tesi contenute in questa nostra prima pubblicazione, potranno sembrare pazzesche, se decontestualizzate e prive dell’approfondimento scientifico necessario, tuttavia ricordo che fino agli anni ’50 era ritenuta pazzia anche affermare che gli animali avessero capacità cognitive».
«Senza vocazione e passione non si può fare davvero ricerca e occupare una cattedra»: con queste parole Ottavio Cavalcanti, professore di Storia delle tradizioni popolari dell’Università di Calabria, sintetizza il lavoro quarantennale profuso per raccoglie il materiale che gli ha permesso di scrivere “Terra, acqua, mani, fuoco. Ceramica popolare in Calabria” (Rubettino), vincitore della Sezione Artigianato di tradizione.
di Nicola Cecconi
clicca qui per acquistare il volume con il 15% di sconto
Altre Rassegne
- Il Mattino di Padova 2014.11.24
Ottavio Cavalcanti vince il Premio Gambrinus “Giuseppe Mazzotti” 2014
di Nicola Cecconi