La manifestazione delle emozioni dei giovani contemporanei: uno studio sociologico
Da Diva e Donna del 26 luglio
Da Gigi Buffon a Raoul Bova, gli uomini non provano più vergogna a mostrarsi in pubblico con il volto rigato di lacrime: sembra che il “macho” abbia lasciato il posto a un uomo più spontaneo. Ma attenzione, dice il sociologo: la commozione a favor di telecamera può essere usata per accaparrarsi simpatie e consenso.
Le lacrime di Barack Obama, presidente degli Stati Uniti, commosso di fronte alle giovani vittime dell’ennesima sparatoria. E quelle, più recenti, di Antonio Conte, ex commissario tecnico della Nazionale e di capitan Gigi Buffon dopo l’eliminazione dell’Italia dagli Europei di calcio. Anche gli uomini piangono. Per di più lo fanno in pubblico, facendosi beffe del pregiudizio secondo cui le lacrime sono “cose di donne”. Da uno studio condotto in Germania qualche tempo fa arriva la conferma: è vero che il record delle lacrime spetta alle signore, che piangono all’incirca un giorno su sei, per un totale di 64 volte l’anno. Ma anche i loro cavalieri si lasciano andare, sia pur in misura minore: fino a 17 volte all’anno. Per le donne il pianto è anche più prolungato, con una media di sei minuti rispetto ai quattro dell’uomo.
La fragilità dei sesso forte
Più che i numeri, però, contano gli esempi. Il sex symbol Raoul Bova si è commosso per ben due volte: quando a La vita in diretta aveva ricevuto un messaggio del papà e quando, a marzo scorso, a C’è posta per te di Maria De Filippi, ha sfiorato le lacrime ascoltando la storia di un ragazzo legatissimo alla mamma sconvolta per la morte del marito. E il cantante Marco Carta, all’isola dei Famosi, non ha trattenuto il pianto ricordando la scomparsa del papà. Insomma, al pari delle donne, pare che gli uomini non si vergognino più a mostrarsi in pubblico con i fazzoletti in mano. Ma è davvero cambiato qualcosa rispetto al passato? Spiega Massimo Cerulo, ricercatore e docente di Sociologia all’università di Perugia e autore di Maschere quotidiane (Rubettino, Euro 13): «È mutato il rapporto dei soggetti con l’espressione delle proprie emozioni che oggi possono essere usate come strumento di seduzione in pubblico e verso il pubblico». Un esempio? «Il politico di professione: fino agli inizi degli anni Novanta doveva tenere separata sfera pubblica e sfera emozional-privata: doveva apparire come una persona sicura di sé, senza alti e bassi emotivi e trasmettere sobrietà, misura e sicurezza», dice Cerulo. E poi cosa è accaduto? «Gli stessi politici, ma vale anche per i conduttori televisivi o per gli attori, hanno stravolto il copione emotivo: le emozioni – e le lacrime – sono straripate inondando l’ambito pubblico». Sembra proprio che dal pianto sia nato un nuovo modello di uomo, più empatico e spontaneo. «È vero», sottolinea Cerulo. «Ma ci terrei a distinguere tra caso e caso: le lacrime di Buffon e Conte all’Europeo hanno un sapore “autentico” perché non legate a obiettivi da raggiungere. Quelle dei politici di professione, invece, potrebbero essere studiate a tavolino per “sedurre” potenziali elettori». «Detto questo, l’uomo “macho” è un ricordo degli anni ’80. La femminilizzazione del maschio in corso da un po’ di anni, e penso anche alle cure estetiche a cui si sottopongono migliaia di uomini, ha sdoganato anche le lacrime. Mi sembra, però, una tendenza veicolata dalla pubblicità». Sia come sia, ci si domanda se ci sia qualche differenza tra il pianto maschile e femminile. Già qualche tempo fa Nora Ephron (1941-2012), regista e sceneggiatrice di film cult come Harry ti presento Sally, ammoniva con una punta di sarcasmo: “Gli uomini che piangono provano dei sentimenti, ma i soli sentimenti per i quali tendono a essere sensibili sono i propri”. «Sono d’accordo», dice Cerulo. «Il narcisismo che attanaglia di uomini è evidente. Siamo negli anni dei soggetti che agiscono molto spesso in modo strumentale: hanno ben presenti le emozioni e i sentimenti che provano e sanno valutare molto bene come e quando manifestarli».
di Manuela Sasso
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