Da Avvenire del 5 marzo
C’è molto della visuale interpretativa sulle domande radicali di senso sulla vita e sulle cose ultime di Paul Ricoeur e di Emmanuel Lévinas nell’ultimo saggio del filosofo Armando Rigobello. Un libro che rappresenta soprattutto un bilancio e una sintesi per il filosofo cattolico, classe 1924, sui suoi tanti studi dedicati nel corso della sua lunga vita accademica: da Mounier ad Kant, da Bergson al suo antico maestro Luigi Stefanini. Un piccolo volume che ci permette soprattutto di ripercorrere i temi cruciali della filosofia del Novecento: di quella che Rigobello chiama «l’età ermeneutica della ragione»: dalla sofferenza nel mondo al male, dalla schiavitù alla morte. Il filosofo conferma in questo saggio una verità spesso ribadita in precedenza: il differente percorso tra il mondo dell’ermeneutica e quello della fenomenologia.
Rigobello non dimentica, nel suo articolato ragionamento, il difficile rapporto a volte spesso conflittuale tra filosofia e scienza e indirettamente tra fede e ragione; tanti, a questo proposito, i rimandi di Rigobello a Gadamer per il suo “metodo ermeneutico” e ovviamente a Popper per la filosofia della scienza. L’autore indica però una strada di uscita a tutto questo: ripartire idealmente dal discorso di Ratisbona di Benedetto XVI del 2006. «L”ampliamento della ragione” di cui parla Benedetto XVI – scrive – potrebbe essere quindi il ritorno a una nozione “forte” di ragione, che non si isoli nell’analitica del fenomeno, ma colga la dialettica che muove la stessa ricerca analitica». Rigobello si affida al grande teologo bavarese Ratzinger per trovare quindi, grazie a un “allargamento della ragione”, un fecondo e possibile dialogo tra la fede, la cultura e la scienza.
L’anziano professore di filosofia morale nelle pagine conclusive del suo saggio ripercorre, quasi in una galleria ideale, i pensatori che più hanno inciso sulla sua personalità di accademico da Gadamer a Marcel a Vico all’importanza di recuperare i principi più attuali dell’intuizione intellettiva di san Tommaso. Ma è al professore di Oxford, ex anglicano e poi sacerdote oratoriano e cardinale Newman, e alla sua Grammatica dell’assenso, che sono dedicate le ultime pagine di questo saggio. Rigobello individua in questo pensatore di razza e padre nobile del “primato della coscienza” il punto di snodo per riscoprire la modernità del pensiero cristiano e vedere in lui il più autentico anticipatore di una «cultura cattolica aperta».
di Filippo Rizzi
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- Avvenire 2015.03.05
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di Filippo Rizzi