Nelle lettere alla Merlin l’ingiustizia più antica del mondo (interris.it)

di Giacomo Galeazzi, del 14 Settembre 2019

Aldo Buonaiuto

Donne crocifisse

La vergogna della tratta raccontata dalla strada

Nessuna donna nasce prostituta, ma c’è sempre qualcuno che ce la fa diventare”. Con queste parole incessantemente don Oreste Benzi amava introdurre il drammatico tema della tratta degli esseri umani e quindi della prostituzione coatta. “Un fenomeno sempre più in crescita in Italia e in quei diversi Paesi europei dove non è proibito prostituirsi – racconta don Aldo Buonaiuto, sacerdote anti-tratta della Comunità Giovanni XXIII e autore del libro “Donne Crocifisse” (Rubbettino, con prefazione di papa Francesco)-. Ciò che invece è ritenuto ovunque e sempre un comportamento indegno, punito penalmente, è il favoreggiamento e lo sfruttamento della prostituzione. Pertanto, ogni singolo caso andrebbe approfondito e investigato per capire realmente se la persona prostituente esercita il meretricio per libera scelta o per costrizione”. Purtroppo, osserva don Buonaiuto, “la profonda e dilagante ignoranza su questo problema spinge a pensare che la prima ipotesi sia la più veritiera”. Un errore colossale, commesso dalla maggior parte dell’opinione pubblica. “Pochi sono a conoscenza del reale e grave sfruttamento di cui queste giovani donne restano vittime- precisa don Buonaiuto-.Solo le forze di polizia e la magistratura, le associazioni impegnate sul campo e più o meno i cosiddetti clienti ne sono consapevoli. Mai incontriamo ragazze che ci dicono di vivere serenamente sulle strade della schiavitù e di essere contente dei loro schiavisti.  Noi della Papa Giovanni XXIII andiamo recuperare queste donne: mai ci hanno raccontato di essere felici in quell’inferno”.

Un futuro diverso

Ad “Avamposti”, festival teatrale organizzato dal Teatro delle Donne (in programma fino al 24 settembre a Firenze, Calenzano e Sesto Fiorentino) Amanda Sandrelli e Elena Arvigo hanno presentato, nel cortile di Michelozzo a Palazzo Medici Riccardi, “La metafisica della bellezza”, testo tratto dalle lettere che le prostitute scrissero allasenatrice Merlin in occasione della sua proposta di abolire le “case chiuse”. A scrivere, riferisce Adnkronos, sono per lo più madri piene di speranza e dignità, piene di stupore e gratitudine per chi sta mostrando interesse verso la loro situazione di “donne perdute”, per chi, come la senatrice Merlin, sta immaginando per loro un futuro diverso e migliore. “Ma che uomini siete che per avere i favori di una donna dovete pagarla?”, disse provocatoriamente Angelina Merlin sfidando i colleghi maschi del Parlamento e del governo che non volevano saperne della sua proposta di legge per chiudere le case di tolleranza.

L’iter legislativo

“Nel febbraio del 1958 la Camera approvò la legge Merlin – sottolinea Adnkronos-. Ai nostalgici che oggi vorrebbero riaprire le “case chiuse”, è bene ricordare che quei luoghi erano veri e propri lager, come documentano le lettere che le signorine delle case scrissero alla senatrice perché, durante l’iter legislativo, non demordesse dai suoi intenti”. Da quelle lettere nasce lo spettacolo “La metafisica della bellezza- Lettere dalle case chiuse”, scritto e diretto da Elena Arvigo. “Le lettere delle prostitute alla senatrice Merlin furono raccolte dalla stessa Merlin e da Carla Barberis (moglie di Sandro Pertini) e la loro autenticità è garantita dagli originali, oggi depositati da un notaio – sottolinea l’Adnkronos-. Lo spettacolo cerca di definire, anche grazie ad alcune figure artistiche, la funzione profonda che esercita la puttana rispetto alla nostra idea dell’arte, del denaro e della verità stessa. La verità non è una luce che illumina il mondo con la sua splendida evidenza ma è lo sconvolgimento dell’evidenza. Ciò che consideriamo evidente non lo è affatto”. Il bordello, scrive Joyce, è la parodia della città, insopportabile per tutti coloro che accettano la verità solo come ordine, norma, il buono, il bene.

La storia reale

“Secondo la tradizione tramandata da Plinio il Vecchio è Parrasio da Efeso ad aver inventato la pornografia, ovvero, etimologicamente, la pittura delle prostitute.- evidenzia l’Adnkronos -. La prospettiva è un’immagine, un riflesso la cui intensità fa vacillare qualsiasi istanza che creda di poterla cancellare, come se si trattasse di una menzogna o di un o sbaglio. Le puttane sono le attrici della verità, una verità la cui natura è prima di tutto pornografica. Perseguitare le prostitute significa, quindi, perseguitare la verità in nome della quale la stessa persecuzione viene perpetrata”. Questo spettacolo nasce dal desiderio di indagare la “pornografia della verità” attraverso la figura della prostituta, mettendo a fuoco la reale storia delle ragazze delle “case chiuse”.

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