Da Il Quotidiano del Sud del 15 marzo
Vi sono giorni che non possiamo certo dimenticare. Come quello del ventuno marzo che sappiamo essere il primo giorno di primavera, la stagione del risveglio dal lungo inverno, che per la verità da molti anni notiamo essere sempre più anomalo a causa dell’inquinamento atmosferico. Nonostante ciò la natura in quel giorno inizia ogni anno il suo processo misterioso per donare nuovamente colori, profumi e paesaggi sempre nuovi. È il fascino di questa terra meravigliosa che abitiamo di cui spesso distratti da tante inutilità non riusciamo ad apprezzarne le bellezze. Il 21 marzo, ormai sono esattamente vent’anni, è anche la data in cui siamo chiamati a celebrare la giornata della memoria e dell’impegno proposta da Libera, associazione fondata e presieduta da Don Luigi Ciotti, che abbiamo imparato a conoscere e ad apprezzare sempre di più in questi quattro lustri della sua esistenza. Quest’anno tocca a Messina, una delle due città dello Stretto, ospitare l’evento che da vent’anni raccoglie tantissime scuole ed università, associazioni, sindacati e un po’ tutte quelle realtà che compongono il nostro vivere sociale, per fare memoria di quelle oltre novecento vittime innocenti delle mafie. Un numero che in questi vent’anni è andato sempre di più crescendo purtroppo come sono cresciute le mafie, in modo particolare la ‘ndrangheta, esortando il suo impero economico in Europa ed in diverse parti del mondo. Ovviamente, tale giornata non avrebbe alcun senso se non fosse celebrata alla presenza dei familiari delle vittime. Sono propio loro, infatti, ad essere i primi custodi e testimoni della memoria delle persone care sottratte al loro affetto dalla violenza inumana di uomini senza scrupoli che non si sono fermati neanche dinanzi al volto tenero dei bambini e di ragazzi e ragazze uccisi semplicemente perchè si trovavano nella traiettoria di proiettili indirizzati ad altri. Grazie a Bruno Palermo che da poco ha pubblicato il libro “Al posto sbagliato”, titolo quanto mai provocatorio, sappiamo che sono 108 i minori vittime delle mafie in Italia. Provocatorio soprattutto perché raccoglie, tra le tante storie, la protesta del papà del piccolo Domenico Gabriele, Dodò, bambino di 11 anni ucciso in un campo di calcetto di Crotone. Per i bambini non esiste, ha ragione il papà Giovanni, il posto e il momento sbagliato, sono loro, gli assassini, a trovarsi nel posto sbagliato.
Non c’è posto per loro in questa nostra società, lo dice il fatto che spesso sono costretti a vivere nascosti nei fondali scavati dalle loro atroci malvagità. Dico semplicemente grazie al nostro giornale, che da sempre vedo impegnato in questa lotta contro la ‘ndrangheta, perché ha deciso di ospitare le storie di uomini e di donne vittime innocenti delle mafie, proprio per cpntinuare a divulgare ed approfondire il “culto” della memoria, un preciso impegno per tutti. Voglio ricordare ciò che ripeteva spesso l’imprenditore Vincenzo Grasso, ucciso il 20 marzo 1989 a Locri: “Nel nostro paese si vive sotto una cappa di paura e io denuncio per costruire un cambiamento, una vita migliore non tanto per me ma per i miei figli”. Sono proprio questi ideali forti, di cittadinanza, di responsabilità e di libertà che gridano alle nostre esistenze a volte assopite o distratte che il 21 marzo a Messina ci dobbiamo essere davvero in tanti. Perché non si risvegli solo la primavera ma soprattutto le nostre coscienze.
di Ennio Stamile
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