Nel Parlamento sotterraneo sopravviveva la civiltà politica. Il confronto con l’opacità dell’oggi (primapaginanews.it)

di Massimo Colaiacomo, del 17 Gennaio 2021

Mario Nanni

Parlamento sotterraneo

Miserie e nobiltà, scene e figure di ieri e oggi

Raccontare la politica attraverso i suoi personaggi non era, almeno fino a qualche anno fa, nelle corde dei giornalisti di agenzia.
Le agenzie, e l’Ansa più di altre, avevano una cifra stilistica e un codice narrativo: gli eventi, al pari delle dichiarazioni dei leader politici, fluivano sulle telescriventi con la calma di un fiume le cui acque si ingrossavano con il passare delle ore, con compostezza, senza mai rompere gli argini. Era un’informazione noiosa? Forse, sì.

Era un’informazione manipolata o addomesticata? Forse, no. Era un’informazione completa? Senz’ombra di dubbio. Mario Nanni è l’autore di un libro godibile (Parlamento sotterraneo, miserie e nobiltà, scene e figure di ieri e di oggi, Rubbettino editore), da leggere per chiunque abbia voglia di conoscere episodi e momenti della vita politica e parlamentare dagli anni ‘70 a oggi.

Cioè il lungo arco temporale in cui Nanni, cronista attento e disincantato, poi redattore capo del servizio politico-parlamentare dell’Ansa, ha visto e raccontato i momenti più intensi della politica: dalla Commissione d’inchiesta sul sequestro e l’assassinio di Aldo Moro, passando per Tangentopoli, il crollo dei partiti e la fine dell’equilibrio politico su cui si era snodata la vita della Repubblica nata dalla “guerra di Liberazione”. Sbaglierebbe, però, il lettore frettoloso a sfogliare il libro come un album di ricordi.

È vero, c’è un gioco di rimandi fra quello che la politica era e quello che oggi è, tic e nevrosi di personaggi autorevoli, o creduti tali, consegnati per sempre alla storia del costume.

Per chi, come il sottoscritto, non gode dell’indulgenza anagrafica, “Parlamento sotterraneo” è stato un felice refresh. Se poi si cede alla tentazione del confronto con il presente, allora si arriva alla fine del libro con una felice, incredibile velocità.

Nanni ha evitato di abbandonarsi a un generico amarcord. La scrittura sempre vigile non gli ha impedito pennellate rapide di ironia nella descrizione di un personaggio, o un guizzo di umanità quando l’occhio si posa sulla vicenda controversa di Bettino Craxi. O di trattenersi da giudizi troppi liquidatori su Giulio Andreotti.

Ma è sull’opacità dell’oggi, sulla inconcludente frenesia dei protagonisti politici che solcano la scena per eclissarsi con la rapidità di una meteora, che Mario Nanni si sofferma senza indulgenze o ammiccamenti. A quel tale che si avventura in fantasiose quanto improbabili citazioni in latino, Nanni contrappone il ricordo di un costituente come Concetto Marchesi, latinista insigne, amplificando quel senso di horror vacui che ci afferra quando, chiuso il libro, il presente torna a farsi ingombrante.

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