Mrp: cattolici sì democristiani no (Avvenire)

di ANTONIO AIRO', del 4 Marzo 2013

Da Avvenire del 02 marzo 2013

“La democrazia cristiana simboleggia la confusione tra lo spirituale e il temporale e costituisce un anacronismo e un’ostacolo sul cammino di un’Italia progressista”. Il drastico giudizio, del 1947, è di Emmanuel Mounier e denuncia, in sintonia con ambienti minoritari del mondo cattolico italiano, i rischi e i ritardi di quel partito unitario, guidato da De Gasperi, che non aveva acquisito la distinzione tra “azione cattolica” e “azione politica” indicata da Giuseppe Lazzati. Ma il richiamo di Mounier metteva in guardia dal leggere l’esperienza di governo del Mouvement Republicaine Populaire (Mrp) come una sorta di democrazia cristiana, che aveva certo l’ambizione «di rappresentare la maggioranza dei cattolici francesi, dagli ambienti più moderati a quelli più progressisti e militanti», ma che operava in una Repubblica caratterizzata da una laicità spesso esasperata. Una comparazione tra le due esperienze non era quindi fondata.
Lo dimostra esaurientemente Michele Marchi, ricercatore in storia politica dell’Europa contemporanea, in un ampio saggio nel quale emerge come il Mrp sia il momento finale di un percorso, segnato da frammentazioni, polemiche, incomunicabilità, che aveva caratterizzato il vivace cattolicesimo politico francese del secolo scorso nel quale si erano intersecati «le molte traiettorie dei numerosi e rilevanti cattolici impegnati in politica» e nel quale si erano ritrovati intellettuali, religiosi e laici, politologi (si pensi a Maritain e Mounier) riviste e giornali come Esprit, Teimognage chrétien, La Croix e L’Aube, ambizioni di partiti più o meno organizzati, associazioni giovanili cattoliche, sindacati cristiani. E nel quale, nel travagliato periodo che porterà alla IV Repubblica, oltre ai partiti centristi (non solo l’Mrp) sarebbero stati protagonisti il cattolico generale De Gaulle e l’episcopato francese, tutti coinvolti nella secolare battaglia per la libertà della scuola (con relativi finanziamenti alle diverse istituzioni scolastiche) nella questione algerina e nella tormentata adesione della Francia alla Comunità europea e a quella atlantica. Marchi mostra chiaramente che il crinale del cattolicesimo politico francese è rappresentato dall’occupazione tedesca di Parigi il 14 giugno 1940, con il conseguente armistizio e la costituzione del governo di Vichy presieduto dal maresciallo Pétain, La maggioranza dei cattolici «abbracciò in modo quasi Si definì movimento, dal carattere laico e non confessionale, e cercò di tenere insieme gollismo, riformismo cristiano e anticomunismo acritico la schematica proposta di ordine nuovo fondata sulla triade “patria, famiglia e lavoro”».
Anche Mounier avrebbe continuato a operare su Esprit all’interno del regime fino all’inevitabile punto di rottura. Ancora più schierati con Pétain tutti i vescovi, con alla testa il cardinale Suhard (Marchi scrive di «fedeltà ideologica e contestualmente sottomissione al linguaggio del regime» della gerarchia). Ma quasi subito il cattolico Michelet avrebbe distribuito i primi volantini anti- armistizio, anti-nazismo, anti-Petain, mentre da Radio Londra De Gaulle chiamava i francesi alla lotta contro i tedeschi. In breve tempo, sempre più numerosi cattolici, animati dai loro curati, sarebbero entrati in varie forme nelle file della Resistenza sancendo una divaricazione profonda tra la gerarchia e buona parte del popolo cristiano. Alla liberazione di Parigi, con De Gaulle leader carismatico, lo scenario politico vede la comparsa di un nuovo soggetto politico, il Mrp. Che «non era la riproposizione aggiornata di minuscole precedenti esperienze anche cattoliche». Si definisce “movimento” e non partito, esclude l’aggettivo “democristiano” e sottolinea il suo carattere laico e non confessionale. Accantona ogni via “laburista”e ciò porta Jacques Delors, giovane sindacalista cristiano, ad abbandonare il movimento. L’Mrp cerca di tenere insieme tre elementi costitutivi «il riformismo di ispirazione cristiana, il gollismo e l’anticomunismo». Alle prime elezioni politiche il Mrp avrebbe ottenuto il 24 per cento dei voti, nonostante il tiepido sostegno dei vescovi, pescando i suoi consensi non solo nelle aree tradizionalmente moderate e cattoliche degli anni Trenta, ma anche in territori meno fedeli alla Chiesa. Marchi offre una documentata ricostruzione delle diverse consultazioni che si sono susseguite per gli anni ’50 e si sofferma sulle vicende politiche della Francia con un esame anche dei rapporti, di fedeltà e poi di rottura, con il generale. Si tratta di una cronaca politica storica da rivisitare in altre ricerche.

DI ANTONIO AIRO’

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