Dire giovani significa dire avvenire, futuro, creatività e speranza. Significa cogliere il meglio dell’idealismo, ma anche la richiesta esigente che le istituzioni dell’establishment – anche quello religioso – siano affidabili. Significa anche sognare una vita in grande dentro il turbinio di un mondo che, creando soprattutto a loro molti ostacoli, li rende frastornati e incerti e impedisce loro di vivere volando alto.
Si introduce con questa fotografia il nuovo libro di mons. Vincenzo Bertolone, arcivescovo di Catanzaro-Squillace, Gesù: eterno giovane tra i giovani, edito da Rubbettino in questi giorni, con la prefazione di Enzo Bianchi. Il presule siciliano, postulatore della Causa di don Pino Puglisi, il sacerdote di Palermo ucciso dalla mafia, ha già all’attivo numerose e notevoli pubblicazioni. In occasione del Sinodo dei giovani, ci regala un libretto denso e interessante, che mette in connessione l’eterna giovinezza di Gesù e i giovani d’oggi.
Gesù, volto di un Dio giovane
Partendo dalle istanze, ragioni e attese dei giovani, il testo propone “un modello inossidabile, che sfida nella sua unicità ogni epoca e ogni costruzione mentale, anche le più nobili e lodevoli: Gesù di Nazareth, nostro fratello, giustiziato sulla croce nel pieno della giovinezza” (p. 13). Il desiderio dell’autore è anzitutto accostare il giovane Gesù – pur senza scalfirne la natura divina – a quei sentimenti, quei sogni e quei progetti che sono tipici di ogni umana creatura, e in particolare dei giovani. Lo scopo ultimo, rivolgendosi a giovani che spesso attendono di incontrare una profezia nuova per la loro esistenza dopo le delusioni prodotte da falsi miti e dalle derive della globalizzazione e del consumismo, è quello di svelare il volto “giovane” di Gesù, che è contemporaneamente manifestazione di un Dio “giovane”, “che non condanna ma promuove, che non esclude ma accoglie con mitezza, misericordia e dolcezza” (p. 15).
Dopo aver brevemente affrontato il tema del significato della parola “giovane” al tempo della Bibbia e aver delineato i tratti principali del contesto storico al tempo di Gesù, l’arcivescovo ci prende per mano e ci introduce nell’affascinante viaggio del ministero pubblico di Gesù, che inizia a trent’anni. In quel contesto, questa era l’età in cui si diventava “ufficialmente” adulti, ma, tuttavia, Gesù appena entrato in questa nuova fase della vita e, perciò, potrebbe essere considerato ancora un giovane; ma, soprattutto – annota l’autore introducendo un elemento interessante – “è il messaggio, il modo di rapportarsi alle persone, la coerenza della vita, la novità dell’immagine di Dio presentata, l’originale proposta di discepolato a caratterizzare il volto giovane di Gesù agli occhi dei suoi contemporanei e dei posteri” (p. 31). In tutto ciò, Gesù appare come un uomo libero, maturo, energico, innovativo e coraggioso nel proporre anche ad altri di lavorare al sogno del Regno di Dio.
Il giovane Gesù dinanzi alle sfide di oggi
Da questi tratti giovanili della figura del Messia, l’arcivescovo di Catanzaro ricava una sorta di modello per i giovani di oggi e di domani, che viene a sfidare alcuni aspetti salienti della gioventù: il tema dell’aspetto fisico, che spesso rimane prigioniero di un effimero culto estetico del corpo; il progresso culturale, che nonostante i molti mezzi a disposizione non sembra ancora essere all’altezza di una vera formazione umana e deve scontrarsi con il deficit di “alleanze educative”; la maturazione valoriale e psicologica, un ambito in cui appare evidente la difficoltà di proporre valori e comportamenti di crescita, anche a causa della “scomparsa del padre” e del generale disimpegno degli adulti rispetto alla loro vocazione di “maestri di vita” che accompagnino i più giovani; infine il percorso di fede e l’orientamento vocazionale, tema su cui l’autore offre un’onesta disamina di alcuni tra i principali fattori che rendono difficile il rapporto tra fede e nuove generazioni: la poca credibilità dell’istituzione a causa degli scandali o del fasto esteriore, alcuni aspetti dottrinali legati all’etica sessuale e – un tema che ritengo determinante e sul quale personalmente lavoro da anni – “una percezione ancora diffusa di un Dio punitivo, non favorevole alla felicità umana” (p. 42).
Vi sono poi, scrive l’autore, elementi pratici ed effettivi che vanno ad aggiungersi: la mancanza di un vero spirito comunitario e fraterno nelle Chiese, la distanza tra presbiteri e laici, il diffuso individualismo dei fedeli, la crisi della famiglia che ha dismesso il compito della trasmissione della fede.
Tuttavia, non tutto è perduto. Vi sono segnali, aperture e domande che la Chiesa dovrebbe intercettare, diventando più vicina, più coerente con il Vangelo che predica, più capace di favorire il calore umano di relazioni autentiche, di certo meno imprigionata da compiti burocratici e autoreferenziali. Vi sono giovani che ancora cercano questo o, quantomeno, questi aspetti potrebbero intercettare la loro vita.
Gesù e i giovani di oggi
A questo punto, il testo propone un’avvincente confronto tra i giovani d’oggi e Gesù. Il Messia di Nazareth conserva ancora oggi “il fascino del profeta, dell’itinerante che non si accontenta mai di quanto ha raggiunto…in altre parole, del Dio giovane, incoraggiante, che non condanna ma promuove…un fratello che non ti giudica se hai momenti di crisi, ma si mette al tuo fianco perché non vuole perderti” (p. 49).
Ma quali sono i lineamenti del volto di Gesù che sfidano e provocano i giovani? Anzitutto egli è “volto dell’amico che ama” e, quindi, si presenta come quell’Amore a cui tutti gli uomini, direttamente o indirettamente, aspirano; poi, Gesù è anche “volto della persona felice”, che partecipa a eventi lieti della vita delle persone e – secondo le belle parole di Paolo VI citate dall’autore – fa l’esperienza di tutte le gioie umane, apprezzandole, esaltandole, suscitandole. Così, mentre Egli diffonde la lieta notizia e una gioia inattesa lo circonda e accompagna i suoi gesti e le sue parole, Gesù sfida l’epoca delle passioni tristi e invita alla felicità del quotidiano e a un cristianesimo dal volto lieto. Gesù è anche “volto mite”, che non esprime né debolezza e né inettitudine come vorrebbe la parabola del nostro mondo ostile e per certi versi violento; Gesù è autentico, si confronta con tutte le situazioni e talvolta si indigna, ma rinunciando sempre alla violenza e diventando, così, un modello di vita nuova e “giovane” anche oggi.
Questo volto giovane, amorevole, felice e mite di Gesù può affascinare anche i giovani di oggi e offrire loro un sussulto di speranza. Essi potrebbero ancora fare l’esperienza indescrivibile del sentirsi guardati e amati da Lui ed essere, in questo mondo, una rosa che continua a sbocciare sempre dalla terra, chiosa mons. Bertolone citando la poetessa Alda Merini.
L’arcivescovo Bertolone ci offre un ritratto giovane del Maestro di Nazareth, in un libretto che si presenta come un “tascabile”, senza per questo scadere mai nella ovvietà. Al contrario, il testo è scritto con una penna elegante e leggera, in uno stile narrativo che stuzzica la lettura e incoraggia l’ingresso in questa inedita conoscenza del volto di Gesù, l’unico che può rivelarci la bellezza e l’amore del Padre.
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- settimananews.it 2018.10.21
Mons. Bertolone: Gesù, eterno giovane
di Francesco Cosentino