Da Domenica (Il Sole 24 Ore) del 27 dicembre
Obbedienza. Prima di riuscire a parlare con padre Ioann, Tichon dovette fare dieci giorni di obbedienza in monastero: sveglia alle 5.30, funzione religiosa, colazione, alle 8 al lavoro (pulire le latrine, spaccare la legna, eccetera), alle 17.30 l’ultima funzione, a volte anche di quattro ore, e la cena.
Cataratta. Quella volta che padre Ioann aveva decisamente vietato a una Valentina Pavlovna di operarsi di cataratta – «se fa adesso l’intervento, morirà…» – ma lei non lo avevo ascoltato e durante l’operazione era stata colpita da un ictus.
Amore. «Di uno degli antichi padri della Chiesa è scritto che, per eccesso di amore, aveva dimenticato completamente cos’è il male».
Benedizione. Tichon aspettò nove anni prima di ricevere la benedizione da padre Ioann per prendere i voti monastici. Quest’ultimo voleva che a dare il consenso fosse la madre di Tichon, che invece desiderava vedere il figlio sposarsi. Finalmente un giorno gli disse: «Ecco che è giunto il tuo momento. Va a chiedere a tua madre la benedizione».
Doccia. Padre Serafim viveva in una grotta adattata a cella, e nonostante ci fosse acqua in abbondanza, non faceva mai la doccia perché lo considerava alla stregua di mangiare della cioccolata.
Schemamonaco. Nella Chiesa russa, il «grande schema» è il grado più elevato di rinuncia al mondo. Ricevendo il grado di schemamonaco, il monaco abbandona ogni obbedienza precedente, tranne la preghiera.
Reliquia. Per la Chiesa, una reliquia non è soltanto il corpo di un santo, ma il corpo di ogni cristiano ortodosso defunto.
Corpi. Nelle grotte del monastero di Pskov-Pecory sono sepolte più di quattordicimila persone tra monaci, abitanti di Pecory, soldati che difesero il monastero dalle incursioni nemiche in epoca medievale, eccetera. Non si scavavano tombe, ma si ammucchiavano i corpi uno sull’altro in cavità e caverne.
Eltsin. Si racconta che nel 1995 Boris Eltsin andò a visitare i sotterranei del monastero di Pskov-Pecory. Il tesoriere archimandrita Nafanail gli mostrò le grotte, illuminando il percorso con una candela. Mentre camminavano, Eltsin domandò come mai non si sentisse odore di putrefazione. «Questo è un miracolo di Dio» rispose Nafanail. L’escursione continuò, ma dopo qualche minuto Eltsin ripeté perplesso la stessa domanda. «Così ha voluto il Signore» rispose di nuovo Nafanail. All’uscita, il presidente sussurrò al tesoriere: «mi riveli il segreto, con cosa li ungete?». Allora il padre archimandrita gli chiese: «Boris Nikolaevic, nel Suo seguito c’è qualcuno che puzza?». «Certo che no» rispose Eltsin. «E quindi come può pensare che qualcuno abbia il coraggio di puzzare nel seguito del Re dei Cieli?».
Non-accoglienza.«Nell’«ultírna ora» dell’Anno Vecchio desideriamo chiedere a Dio il perdono proprio per questo: per tutto ciò che in modo diretto o indiretto è “non-accoglienza” di Cristo. Tutto il male del mondo, ogni peccato dell’uomo, personale o sociale, è una “nonaccoglienza” di Cristo. Tutto ciò che si rivolge contro l’uomo, contro la sua dignità, a sua vita, i suoi giusti diritti. Tutto ciò che minaccia le famiglie, gli ambienti, l’intera società è una “non-accoglienza” di Cristo» (Giovanni Paolo II, omelia del 31 dicembre 1983).
Notizie tratte da: Archimandrita Tichon (Georgy Sevkunov), Santi di tutti i giorni, Rubbettino, Soveria Mannelli, pagg. 506, Euro 19,50
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