Da Avvenire del 12 luglio
Il liberalismo del Novecento da Croce a Berlin di Corrado Ocone raccoglie alcuni scritti già apparsi in volumi e riviste. Si tratta di un libro impegnativo, ben ripartito in sezioni: in apertura la lotta intellettuale dei liberali contro il totalitarismo (Benedetto Croce, Michael Oakeshott, Karl Popper, Friedrich A. von Hayek e Isaiah Berlin), mentre nella seconda sezione trova spazio la querelle sul positivismo, tenacemente avversato da Croce. Non meno interessanti le pagine dedicate a Bruno Leoni e al liberalismo cristiano di Robin G. Collingwood. Fra i molti autori su cui si concentra l’attenzione di Ocone, merita una menzione particolare Berlin: nato all’inizio del ‘900 a Riga, quando era ancora sotto lo zarismo russo, Berlin è stato uno dei teorici del liberalismo più influenti del secondo dopoguerra. A lui si deve la teorizzazione nel 1957 delle due forme fondamentali di libertà – la libertà negativa (l’assenza o la rimozione di impedimenti) e la libertà positiva (l’autonomia e l’autodeterminazione dell’individuo) – interpretate entrambe come prerequisiti della democrazia moderna, in polemica con coloro che concentravano l’attenzione esclusivamente sulla partecipazione democratica. È meno noto il saggio di critica letteraria in cui Berlin identificava nel riccio e nella volpe gli ideal-tipi fondamentali del comportamento animale, prendendo spunto da un passaggio enigmatico di Archiloco: «La volpe sa molte cose, ma il riccio ne sa una grande». A giudizio di Berlin «esiste un grande divario tra coloro, da una parte, che riferiscono tutto a una visione centrale, a un sistema più o meno coerente o articolato, con regole che li guidano a capire, a pensare, a sentire – un principio ispiratore, unico e universale, il solo che può dare significato a tutto ciò che essi sono e dicono – e coloro, dall’altra parte, che perseguono molti fini, spesso disgiunti e contradditori, magari collegati soltanto genericamente». Le persone di questa seconda categoria (volpe) compiono azioni e coltivano idee centrifughe e il loro pensiero è disperso o diffuso perché si muove su più piani, coglie l’essenza di una vasta varietà di esperienze, senza cercarne una lettura onnicomprensiva. Le persone del primo tipo appartengono alla categoria dei ricci. A suo avviso sarebbe liberale l’eclettismo della volpe, a fronte della fissità del riccio, ma – ammettiamolo – vi sono liberali senza dubbio dogmatici, anche di più di alcuni ricci.
di Davide Gianluca Bianchi
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