da L’Indice dei libri del mese del 1 Dicembre
Figura illustre del liberalismo francese tra la restaurazione monarchica del 1815, l’orléanisme e la rivoluzione del Quarantotto, François Guizot tenne dal 1820 al 1822 alcune lezioni sulle origini del governo rappresentativo in Europa, dedicandone il secondo blocco alla storia inglese. Qualche anno dopo, pubblicò la prima parte dell'”Histoire de la Révolution d’Angleterre”; infine, nel 1854-56, dopo il lungo intervallo di attività parlamentare, diede alla luce la seconda, arrestando la narrazione dei fatti al 1660. Frattanto, però, aveva scritto (1849-50) il “Discours sur l’historie de la révolution d’Angleterre”, che giungeva fino alla Glorious Revolution. Il libello è percorso, come scrive Griffo nell’accurata introduzione, “da una fortissima intenzione politica attuale”, soprattutto dove Guizot ravvisava l’elemento basilare per la nascita della democrazia inglese, oltre che nel sommovimento socioculturale indotto dal protestantesimo, in un suo secolare radicarsi nella politica (dalla Magna Charta in poi) e nella società grazie alla miriade di organismi i quali, al pari di una “comune eredità”, ne avevano preparato il profilo.
In polemico contrasto con quelli che riteneva gli eccessi rivoluzionari del 1848 in Francia, Guizot individuava nella storia inglese un modello di juste milieu. Con l’incipit del Discours, “La Rivoluzione d’Inghilterra è riuscita”, voleva ribadire l’esito positivo di un genere diverso e meno radicale di rivoluzione, fatta scatenare da una Corona sempre più arrogante, invece che dall’aggressiva sollevazione delle masse; fermo restando che tutte le rivoluzioni erano, ai suoi occhi, “misteriose prove (…) le quali, bene o male affrontate, innalzano o perdono per secoli le nazioni”. Guizot vedeva in Cromwell un “capo impetuoso degli innovatori popolari (…) pieno dí rispetto per le istituzioni consacrate dal tempo”, un leader dotato di uno “spirito grande e sano”. Secondo Guizot, che credeva in questa forza, egli incarnò l’azione della Provvidenza, cui a suo giudizio si dovette la prodigiosa metamorfosi che lo attraversò, facendone, dal distruttivo rivoluzionario che era stato, un costruttivo dittatore e in più un accorto uomo d’armi nell’avanzata in Scozia. La successiva restaurazione monarchica del 1660-88 fu, per Guizot, il compimento effettivo del grande processo riformatore partito sotto le mentite spoglie di una rivoluzione, senza che si potessero più abbattere i paletti da Cromwell ormai posti lungo la traiettoria che congiungeva società e istituzioni. Si dovette affrontare un unico serio problema: la reimmissione nell’ordine politico e sociale di quanti ne erano stati estromessi. La loro assenza aveva generato, per Guizot, pesanti conseguenze (di cui egli però non indicava esplicitamente l’origine nell’operato del Lord Protettore); e costretto gli Stuart ad appoggiarsi al conservatorismo del pur abile consigliere Clarendon. Nell’insieme, la Gloriosa Rivoluzione fu vincente perché “popolare nei principi” e “aristocratica nell’esecuzione”; non trionfò senza intoppi, ma non si avvitò pericolosamente né in “violenze anarchiche”, né in successive “violenze dispotiche”, effetti sui quali, dobbiamo pensare, la Provvidenza non può incidere.
di Daniele Rocca
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Misteriose prove – François Guizot, “Discorso sulla storia della Rivoluzione d’Inghilterra”
di Daniele Rocca