Non siamo meridionalisti
a cura di Antonio Corvino e Francesco Saverio Coppola
Percentuali spropositate di lavoro precario o irregolare, disoccupazione, carenza e ritardi della pubblica amministrazione, azioni pervasive della criminalità organizzata, isolamento infrastrutturale, desertificazione socio-culturale ed economica: sono le gravi patologie che affliggono il Mezzogiorno d’Italia, da più di 150 anni sotto una lente d’ingrandimento. Tante diagnosi e tentativi di cura per la cosiddetta «questione meridionale», presente sin dall’inizio dello Stato unitario, hanno visto impegnati governi, economisti, sociologi, tecnici, istituzioni e associazioni, tutti coinvolti a formulare o suggerire programmi o piani di sviluppo economico-sociali per quest’area.
Il Mezzogiorno, però, è rimasto sempre un grande cantiere. A tal proposito, l’Osservatorio di Economia e Finanza, nelle persone del direttore generale Antonio Corvino e del coordinatore del comitato scientifico Francesco Saverio Coppola, ha promosso «Mezzogiorno in progress? Non siamo meridionalisti», un progetto editoriale, edito da Rubbettino, con il contributo di economisti, sociologi e intellettuali, per analizzare la situazione del Mezzogiorno da diverse angolazioni. Sempre più convinti che il Sud Italia sia un cantiere nazionale, europeo e mediterraneo e la sua questione debba divenire un problema centrale dell’Italia, unita per intraprendere un’azione corale che agisca sul versante delle nuove frontiere dell’innovazione, della dotazione infrastrutturale e degli investimenti produttivi.
Il risultato non è la solita analisi sterile di meridionalisti arrabbiati e frustrati bensì uno spunto di riflessione per conoscere opportunità e problematiche del Sud Italia e sviluppare la percezione delle radici, le idee innovative, l’interazione con il sociale, pienamente convinti che, come afferma il filosofo Aldo Masullo, «è scandalosa l’immobilità che taglia il Mezzogiorno fuori dal fluire del tempo reale, come un treno deragliato dal binario della storia».
Fortunatamente, volgendo lo sguardo oltre il progressivo cronicizzarsi dei mali, vi è anche un Mezzogiorno vivo e in fermento che, seppur di fronte alle crisi e alle diseconomie, non demorde e tenta di costruire futuro.
Sono gli imprenditori, professionisti, scienziati, artisti, giovani startupper che, all’interno del libro, raccontando alla giornalista Cinzia Ficco le proprie straordinarie imprese, offrono un tour nel Sud propositivo, disseminato di meridionali tosti che sono rimasti o vi hanno fatto ritorno, come novelli Ulisse, avviando anche un’azione di evangelizzazione nei confronti dei giovani.
NEL GOLFO DI NAPOLI, CON DON LUIGI MILANO
In Campania, nella conca del Golfo di Napoli, a Castellammare di Stabia, si scorge la bellezza del Vesuvio ma anche dell’animo di Don Luigi Milano, da ventuno anni parroco a Gragnano, patria della pasta. Proprio qui, con il progetto «Gesti di fiducia solidale», ha aiutato un gruppo di giovani disoccupati ad aprire «Il Mulino», un pastificio artigianale di qualità, definito una meraviglia da Don Ciotti. In pochi mesi, senza un centesimo di interessi, il parroco campano è riuscito a farsi prestare 100.000 euro dalle duecento famiglie della sua comunità per dare vita al progetto. Superando ostilità e lungaggini burocratiche, il pastificio è divenuto una realtà ben consolidata che produce diciotto quintali di paccheri, calamarata, pennoni, fusilloni, lumaconi, mezze maniche, linguine, mafaldine e spaghettoni di alta qualità, confezionati a mano, riportando su ogni formato una ricetta ideata da giovani chef emergenti del territorio.
A POLLA, CON CARMEN PELLEGRINO
Proseguendo, precisamente a Polla, piccolo borgo adagiato al confine tra Campania e Basilicata, è nata Carmen Pellegrino, giovane storica che ha condotto ricerche su razzismo, condizioni di esclusione sociale e sfruttamento dei migranti ma anche sui borghi disabitati. Il suo sguardo si posa proprio su quei ruderi abbandonati che incontra lungo la strada, ove fa sosta per raccogliere testimonianze orali e fotografiche. Cercare la bellezza in una molteplicità di brandelli, interrogare la polvere che il tempo ha sparpagliato è così diventato il suo lavoro: l’abbandonologa, attività per la quale l’Istituto Treccani ha appositamente coniato il neologismo, dedicandole una voce. Dopo la prima tappa a Romagnano al Monte, abbandonato in seguito al terremoto del 1980, Carmen ha iniziato a girare borghi alla ricerca di case, cascine, orti, giardini, stazioni e luna park dismessi, attivando i fantasmi dell’immaginazione che sicuramente non ridanno vita ma conferiscono emozioni malinconiche intrise di gioia. «Il rifugio nell’abbandono può diventare l’approdo a una dimora finalmente propria» afferma la scrittrice che ha conquistato uno spazio televisivo a Uno Mattina Caffè e uno radiofonico su Radio Rai, ove cura una rubrica settimanale dedicata alla memoria dei borghi abbandonati e al recupero della coscienza del loro vissuto storico.
A TARANTO, CON VINCENZO DELUCI
Giungendo in Puglia, precisamente a Taranto, si sente l’eco della tromba di Vincenzo Deluci, appassionato di musica sin da bambino, diplomato in tromba, con una carriera brillante che lo ha portato a suonare con Bob Moover, Chet Baker, Paolo Fresu, Vinicio Capossela, Lucio Dalla. Ma il destino, spesso, stravolge i piani: tornando da un concerto, un’auto gli tagliò la strada, la vita. Immobile per sempre a letto con un respiratore artificiale, fu la sentenza dei medici, a cui con grande caparbietà si è ribellato e, a distanza di 12 anni dall’incidente, non rimane più di 4 ore al giorno a letto e ha talmente tanto fiato che ha ripreso a suonare la sua adorata tromba Titina. Tutt’oggi, Vincenzo suona, compone, registra, con i tempi di un tetraplegico, con una tromba particolare, con la coulisse, una slide trumpet, adatta ai movimenti residui del suo fisico ma, al contempo, pensa anche a dare una chance agli altri disabili, dando vita all’associazione AccordiAbili, che si spera possa avere una sede in ogni regione italiana. La sua passione è irrefrenabile a tal punto che ha conseguito la laurea in musica elettronica presso il Conservatorio di Lecce e si sta impegnando per spianare, in Puglia, la strada della Musitronica, la meccanica applicata alla musica.
A FASANO, CON ELENA CUOCO
Nella dirimpettaia provincia di Brindisi, a Fasano, è nata, Elena Cuoco, fisica, moglie, mamma ma soprattutto donna tosta del Sud. Da oltre vent’anni, lavora sull’analisi dei dati per l’esperimento Virgo e, proprio con i colleghi del progetto di intelligenza artificiale, due anni fa, ha scoperto le onde gravitazionali. Si è attestata così membro dell’equipe che ha fatto la scoperta del secolo: hanno valutato come trasformare un rumore colorato in rumore bianco, in modo da rendere applicabile la ricerca del segnale gravitazionale con la tecnica dello sbiancamento del rumore. Una scoperta che accresce la conoscenza della natura e dell’universo, in quanto ciò che si può osservare attraverso la luce è solo una piccola parte di quello che si potrebbe conoscere, visto che la maggior parte della materia è oscura e l’unico modo per avere informazioni è la forza gravitazionale. Attualmente è responsabile del Data Science Office dell’Osservatorio Gravitazionale Europea, è docente associata presso la Scuola Normale di Pisa e lavora instancabilmente sognando un mondo in cui i valori della scienza diventino comuni a tutti perché la scienza insegna l’umiltà.
NEL SALENTO, CON ALESSANDRA MANGIA
Nel Salento, invece, ha fatto ritorno Alessandra Mangia, dopo un’esperienza di ricerca negli States. Gastroenterologa di Galatina, ventitré anni fa, è tornata in Puglia perché ama le sfide e ha deciso di dar vita all’unico centro italiano di epatologia ad aver partecipato, sin dal 2012, con colleghi provenienti da diversi paesi del mondo, alla sperimentazione di un farmaco, il sofosbuvir, capostipite delle terapie orali contro l’epatite C. Dal 2008, guida l’Unità Dipartimentale di Epatologia presso la Casa Sollievo della Sofferenza a San Giovanni Rotondo, portato avanti nonostante le poche risorse umane e strutturali per fare ricerca. Lavorare all’estero sarebbe stato più semplice ma la gratitudine dei pazienti la ripaga quotidianamente e rafforza il suo impegno, con cui si sta concentrando anche sullo studio della steatosi epatica non alcolica, legata all’eccessiva assunzione di cibo e quindi a sovrappeso e diabete nuovi farmaci.
IN BASILICATA, CON VINCENZO TELASCA
Nella vicina Basilicata, vi è un altro giovane che ha cambiato musica nella sua terra: Vincenzo Telesca, diplomato al Conservatorio, ha girato l’Italia con il suo pianoforte diffondendo note jazz fin quando una brutta tendinite alle braccia lo ha costretto a lasciare spartiti e idoli. E’ stato proprio il jazz, però, a dargli la forza di improvvisare e non demordere: si è laureato in Tecniche di Fisiopatologia Cardiocircolatoria e, dopo una prima esperienza presso l’ASL di Potenza, è stato assunto come Cardiac Physiologist al Frimley Park Hospital di Londra. In Italia, però, aveva lasciato l’amore incondizionato per la moglie e per la sua terra: per tale motivo, ha rifiutato il contratto a tempo indeterminato in Inghilterra e ha deciso di tornare in Basilicata, ove, nel 2015, ha creato MedEA, startup innovativa di telemedicina, con una sede commerciale a Roma e una operativa a Milano presso il Polihub del Politecnico di Milano, che collabora con i più importanti player in ambito della farmacia e della medicina di famiglia. Avvalendosi delle competenze di specialisti, tecnici del settore medico e informatico, con partner leader nella fornitura di sistemi hardware e software applicati alla sanità, in una regione come la Basilicata con tanti paesi isolati, distanti oltre 30 minuti da un centro diagnostico, offre un servizio innovativo che bypassa le distanze e le barriere infrastrutturali, costituendo un centro di refertazione con medici afferenti alle varie branche specialistiche che garantiscono risposta immediata e monitoraggio continuo dei pazienti. Vincenzo spera di coinvolgere più coetanei possibili per convincerli a tornare e creare un team di cervelli ottimisti e coraggiosi. Ma, frattanto, non ha mai abbandonato la sua passione: sta lavorando, infatti, a un cd di musica fusion con un bassista e un batterista.
IN CALABRIA, CON MASSIMILIANO CAPALBO
Appropinquandosi sulla punta dello stivale, in Calabria, nella Presila catanzarese, precisamente in località Tirivolo, priva di corrente elettrica, copertura telefonica e servizi di alcun genere, distante dal primo centro abitato circa 20 km, con condizioni climatiche estreme, sorge Orme nel Parco, il primo parco eco-esperienziale in Italia. A fondarlo, nel 2008, Massimiliano Capalbo (nella foto), scrittore, formatore, interprete motivazionale e ambientale ma soprattutto imprenditore eretico, con un socio e senza finanziamenti pubblici. L’eclettico catanzarese, allievo del neurobiologo Stefano Mancuso, che si occupa di relazionare gli uomini con la natura attraverso esperienze eco-sensoriali e motivazionali in ambienti naturali, ispiratore della rete Imprese Eretiche nonché ideatore della Scuola Eretica dell’Essere, con il suo socio ha vinto ha una sfida dimostrando come in Calabria è possibile fare impresa, agendo eticamente ed ereticamente. Nei primi 10 anni, Orme nel Parco ha registrato 150.000 presenze ed è diventato modello imprenditoriale ed esempio di sviluppo turistico sostenibile in Italia e in Europa. Per Capalbo non si tratta di un semplice lavoro ma di una missione, un atto di disobbedienza civile nei confronti di un modello di società che premia l’assistenzialismo e punisce chi osa prendere iniziativa. Quotidianamente, infatti, agisce ereticamente scardinando recinti mentali, prima che fisici, nei quali spesso ci si rinchiude.
A CATANZARO, CON FLORINDO RUBBETTINO
Sempre nel catanzarese, nel piccolo borgo di Soveria Mannelli, nel 1972, è nata la casa editrice Rubbettino, costituita da una tipografia e una piccola casa editrice. Grazie alla caparbietà di Rosario Rubbettino, negli anni successivi, la stamperia è stata trasformata in una moderna industria tipografica che offre servizi di stampa a molte altre case editrici italiane, mentre la produzione editoriale si è espansa e qualificata. L’azienda calabrese è cresciuta e ha fatto crescere anche Florindo, figlio del fondatore nonché prima redattore poi direttore commerciale e, dal 2000, amministratore unico della Rubbettino Editore e Rubbettino Industrie Grafiche. L’imprenditore catanzarese non ha mai pensato di spostare la sede della sua casa editrice che rappresenta una delle prime non allineate a proporre libri sulla ‘ndrangheta e sul pensiero liberale con l’obiettivo di pungolare e stimolare un dibattito, a tal punto che, nel 1990, ha pubblicato “Alle origini della ‘ndrangheta”, primo libro di Antonio Nicaso, autore di lavori di successo con il procuratore Gratteri. Rubbettino si attesta, così, un pensatoio liberale che ha creato vari posto di lavoro (85 dipendenti, di cui 13 nella casa editrice), ha consentito a molti scrittori, non solo calabresi, di valicare i confini regionali e raggiungere una platea più ampia, ma soprattutto dimostra quotidianamente che con la cultura si può mangiare e soprattutto dare da mangiare.
NELLA SILA, CON ANTONINO BROSIO
Nella Sila crotonese, invece, c’è chi volge lo sguardo al cielo ammirando astri e pianeti: a rendere possibile quest’esperienza multisensoriale è Antonino Brosio, trentenne appassionato di astronomia sin dall’adolescenza, quando i genitori gli regalarono un telescopio per scrutare il cielo, laureato in architettura e ingegneria civile, ora ricercatore e divulgatore scientifico nonché direttore del Parco Astronomico “Lilio” di Savelli. Inseguendo asteroidi, comete e supernove extragalattiche, nel 2014, con il suo gruppo di ricerca ha realizzato il progetto HORUS III che coinvolge le Università di Messina e Reggio Calabria; successivamente, con il progetto ERGO, hanno lanciato, a 40.000 metri, un carico scientifico rappresentato da batteri, per capire come le forme di vita si comportano in condizioni di invivibilità, ma non ha mai tralasciato il sogno di un osservatorio astronomico nella sua terra. Nel 2014, venne a sapere che, nella Sila crotonese, immerso in un bosco, sotto uno dei cieli più bui d’Italia, a 1170 m di quota, sorgeva un parco astronomico da completare, fortemente voluto dal professor Frontera, docente di fisica presso l’Università di Ferrara originario di Savelli, e diede la sua disponibilità per partecipare, in qualità di direttore della struttura, al bando per ultimarlo. Con la sua passione mista a caparbietà, è riuscito così a far completare, nell’agosto 2016, i lavori di costruzione del Parco Astronomico “Lilio” di Savelli, uno dei più grandi del Sud, dedicato al celebre astronomo del ‘400 vissuto a Cirò. Dotato di moderne attrezzature, con telescopio di ultima generazione e un planetario meccanico e digitale con 80 posti a sedere, il Parco Astronomico “Lilio” è divenuto meta di studiosi e scolaresche, a cui si offre l’occasione di vivere un’esperienza magica su una macchina del tempo, riflettendo sul nostro ruolo di fronte a tanta immensità.
IN SICILIA, CON MARIA SICARI
Infine, oltrepassando lo Stretto di Messina, nelle acque ove dimorarono Scilla e Cariddi, giunge l’eco della fragorosa risata di Maria Sicari, siciliana di nascita e temperamento, laureata in pianoforte e direzione di coro, che è stata la prima direttrice d’orchestra in Sicilia e una delle prime in Italia. Esordì nel 1981, al termine di un master, soltanto perché l’allievo che avrebbe dovuto dirigere non si presentò. Fu subito un successo e, con la sorella Floriana, mise su una compagnia operettistica. Ma vi è un momento della sua vita in cui la musica si è arrestata: nel 1991, in seguito a un intervento, non riusciva più ad assimilare vitamina D a tal punto che la malattia ha consumato le sue ossa sino a farle perdere 15 cm di altezza, costringendola per un periodo su una sedia rotelle poi con un bastone, con costole, vertebre, dita rotte e il rischio di far fermare il cuore per mancanza di calcio. Ma non si è mai abbattuta, ha semplicemente cambiato spartito nella sinfonia della sua vita: ha diretto in sedia a rotelle in tutta Italia. Ora è in pensione e si è scoperta scrittrice, umorista. Ride e vuole far ridere tanto che ha scritto “Così fan tutte…più ridere”, un libricino di barzellette in rima, scritte in italiano e dialetto siciliano, alternate a racconti umoristici. Senza mai accantonare il sogno di scrivere la colonna sonora di un film di Tornatore, perché lei è una tipa tosta. Come la gran parte dei meridionali, d’altronde.
(foto Ph Ivan Arella).
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