Abbiamo letto per voi il nuovo romanzo di Marco Ambrosi: la recensione di Edoardo Nespeca
Trova sempre il suo principio lì, in quel preciso momento in cui la Musica posa la sua impalpabile mano sul vostro capo. Riuscite a ricordarlo ancora? Qualsiasi tentativo di spiegare la “scarica” emotiva appena generata dall’ascolto appariva, perlomeno in chi scrive, un vano sforzo di trasmettere a terzi la stessa sensazione, un cercare di leggere nel loro volto la medesima espressione che aveva appena solcato il vostro. Per il protagonista di questo romanzo, Tommaso, la folgorazione (beh, lui la definisce piuttosto «uno schiaffo in piena faccia») si potrebbe forse ricondurre al suo primo concerto live, durante il tour “El diablo” dei Litfiba: era dunque vero che il rock esisteva anche in Italia? Era quindi possibile trasmettere una tale quantità di adrenalina nel pubblico, che non soltanto si trovava lì per te, ma conosceva a memoria i tuoi versi e te li restituiva a perdifiato? Dinanzi a tali questioni, in uno slancio di esuberante impudenza, Tommaso risponde istantaneamente che il banco di prova consisterà nella sua stessa esistenza, di fatto votandosi anima e corpo a quella seducente Musa.
“Lo strappo” di Marco Ambrosi idealmente sviluppa e allo stesso tempo si differenzia rispetto a “Vincere perdendo” (Leonida edizioni, 2022), il romanzo da cui prende le mosse e che costituisce l’esordio letterario dell’autore; ci riesce assurgendo ad un punto di vista più maturo, collocandosi in un’età e un’epoca diverse dalla precedente, tramite una prosa che mantiene il pregio della scorrevolezza e un registro che resta sì colloquiale, ma che trova qui nuove sfumature dai toni più accesi. Se poi, in quello, le note facevano da sfondo e accompagnavano le vicende dei protagonisti, tutti sportivamente protesi verso la vittoria del campionato, stavolta è proprio lei, la musica, il cardine attorno cui si innerva e si dipana tutta la trama. Ciò risulta evidente già dalla suddivisione in capitoli, la cui nomenclatura è definita dai brani che hanno in qualche modo segnato la vita del protagonista, e che molti appassionati di musica d’autore hanno avuto modo di apprezzare in diversi momenti della propria “strada”.
Perciò, sia che abbiate già letto “Vincere perdendo” (e quindi siate stati avvicendati nel fermento calcistico della Montalbano Calabro nel biennio ‘92/’93), sia che ancora non l’abbiate fatto, questo romanzo mette in luce il percorso di formazione personale del portiere (Tommy, per l’appunto) di quella giovane squadra, un ragazzo della provincia di Vibo Valentia che sogna la propria affermazione nel panorama della musica indipendente della Penisola (sono presenti dei riferimenti ai fatti precedenti ma, come già accennato, i due testi possono essere anche letti come indipendenti l’uno dall’altro). Al suo interno, durante un arco temporale molto esteso, che parte dall’adolescenza e si spinge oltre la piena maturità, Tommaso ha modo di fronteggiare le numerose sfide della sua vita, parlando al contempo al vissuto di ciascuno di noi, in quanto tali avversità si possono ricondurre alle tappe principali che, giocoforza, dobbiamo affrontare per giungere ad un’esistenza davvero consapevole. Va precisato: Tommy (che in questo romanzo racconta in prima persona, attraverso l’espediente del memoir) non vuole considerarsi affatto un modello da seguire, è ben consapevole di poter sbagliare, ma sbaglia di testa sua; come nelle dodici fatiche di Ercole, dovrà fare i conti con l’arroganza tipica della gioventù (e la sua smodata fame di successo), con chi vorrà mettergli i bastoni fra le ruote, con le divergenze all’interno della sua band, i RadioKarma, e molte insidie ancora. E se la grandezza dell’individuo si misura anche nel modo di accogliere la propria fallibilità, egli dovrà mettere in conto numerose “scottature”, occasioni professionali sprecate o mancate, delusioni nei rapporti interpersonali, patimenti amorosi.
“Like the north wind whistlin’ down the sky I’ve got a song, I’ve got a song
Like the whippoorwill and the baby’s cry I’ve got a song, I’ve got a song
And I carry it with me and I sing it loud If it gets me nowhere, I’ll go there proud”
“I got a name” – Jim Croce (1973)