Quello che gli italiani non sanno su un crocevia di affari, omicidi, armi, droga, terroristi e latitanti
“MOLISE CRIMINALE” di Giovanni Mancinone, Rubbettino, 2021
Appassionante e scorrevole come un romanzo, “Molise criminale” ha venduto migliaia di copie e vinto molti premi. É una coraggiosa e lucida raccolta di vicende ben poco edificanti in cui il piccolo Molise è a volte il luogo ignaro, altre volte il protagonista per colpa di malavitosi di ogni risma che qui hanno imbastito traffici e omicidi. Il giornalista Giovanni Mancinone con questo lavoro, che gli è costato anni di fatica e ricerche a tutto campo, fa scorrere da un capitolo all’altro episodi, persone e fatti narrati con tono asciutto, cronachistico, ricco di dettagli significativi, che ricostruiscono con efficacia ambienti e moventi. E che lasciano il lettore senza parole, perché mai ci si sarebbe aspettati una tale massa di operazioni, indagini, reati e crimini di così vasta portata, afferenti a intrecci malavitosi internazionali e intercontinentali.
Il Molise, sempre più povero e isolato tra i territori del nostro Sud, è stato utilizzato senza risparmio come luogo di confine per latitanti eccellenti come Vito Ciancimino, quale nascondiglio da criminali efferati, oppure è stato teatro di epiloghi tragici di vicende nate altrove, come l’assassinio di Lea Garofalo. Delitti spesso consumati nel silenzio, vittime innocenti, terroristi, talpe, collaboratori di giustizia, magistrati e forze dell’Ordine determinati nel portare avanti indagini lunghe e complicate, tutto è passato al vaglio e portato all’attenzione da Mancinone, come l’allucinante vicenda dei fusti tossici di Castelmauro, suo paese natale.
In definitiva, alla constatazione che, pure se la malavita continua ad allargare le sue attività criminali, il Molise -fortunatamente – non è responsabile della nascita di forme di mafia, Mancinone risponde con la necessità improcrastinabile di cambiamento in vista di un futuro migliore e più libero dalle incrostazioni, quale frutto consapevole della realtà effettiva in cui viviamo giorno dopo giorno. Prefazione di Salvatore Calleri, presidente della Fondazione Antonio Caponnetto.