Manfred Becker era ammanettato, seduto davanti alla scrivania di Capasso. Marcone, il dirigente della Sezione Antirapine ed Estorsioni, Carlo Iovinella della prima Sezione Omicidi, Germinario e io, ci alternavamo a interrogarlo. Il tedesco faceva scorrere lo sguardo apatico su di noi: «io no sa, no parla ‘taliano». «Da questo non si tira fuori un bel niente!», sbuffò Marcone, «almeno speriamo che sia la persona giusta!». «È lui!», replicai esasperato, «questo buffone sta recitando, non lo vede che capisce benissimo quello che stiamo dicendo?». Capasso intervenne in tono pacato: «Marcone, la pistola c’è. E anche il coltello con cui ha ferito Longo. Mi sembra abbastanza per confermare il fermo». Non finì di parlare che Manfred sollevò le mani ammanettate verso di lui, rabbiosamente: «io, fatto niente! Turista, no cattivo!». Mi trattenni dallo sferrargli un altro pugno in faccia. Germinario si sporse verso la scrivania di Capasso: «posso dire come la penso?». «Ma certo», ironizzò Marcone, «tanto stiamo qui per esprimere opinioni». «Il fatto che questo pazzo drogato abbia tentato prima di sparare e poi di accoltellare il collega non è un’opinione». Marcone soffiò tra le labbra un risolino sprezzante: «non te la prendere Germinario… ma ‘sto kartoffen non è che corrisponda molto alle descrizioni. Forse i vestiti…».
Macaone, Nicola Longo, Rubbettino, postfazione di Vincenzo Mollica. Connotato con brillante efficacia, quello che se non si conoscesse la storia parrebbe un riuscitissimo esercizio di stile e di inventiva è invece la sorprendente testimonianza del fatto, una volta di più in quest’occasione confermato, che la vita si diverte non poco a giocare con i viventi, e che la realtà sa farsi beffe della fantasia come il saltatore quasi dileggia l’asticella troppo in giù per il suo talento: Bildungsroman, memoir e autobiografia niente affatto agiografica o retorica, Macaone ripercorre con sapido vigore, attraverso un’ampia, gustosa, coinvolgente e sconvolgente aneddotica, la pluridecennale, nonché onusta di trofei, carriera di un servitore dello Stato attraverso il tempo e lo spazio, dalla vagheggiata infanzia dei sogni a Taurianova e Polistena, in un’Italia in ricostruzione, fino agli anni più cupi della storia repubblicana. Da leggere.