Da Ricerche di storia politica numero 3/2014
Continua con questo corposo volume l’edizione dell’Opera Omnia di Luigi Sturzo, arricchitasi negli ultimi anni con la pubblicazione di parecchi tomi che hanno offerto una selezione curata dell’immenso carteggio del protagonista. In questo caso, vengono pubblicate più di 560 lettere scambiate con 38 corrispondenti sturziani, che coprono in modo esaustivo i rapporti del prete calatino con il mondo spagnolo. Sono tutte concentrate tra il 1924 e il primissimo periodo successivo alla Seconda guerra mondiale, con una forte prevalenza degli anni Trenta. Sono quindi relative in grandissima parte al periodo dell’esilio sturziano a Londra (e poi negli Stati Uniti), che coincise con il travaglio spagnolo tra repubblica, Guerra civile e avvio del franchismo. Sturzo conobbe alcuni protagonisti del movimento cattolico, intellettuale e politico spagnolo all’epoca della sua segreteria del Partito popolare. In qualche misura era la sua notorietà, che usciva dai confini italiani per il successo della sua creatura politica, a procurargli attenzione anche nella penisola iberica, dove il percorso del cattolicesimo politico e sociale era stato indubbiamente lento e faticoso. Questi primi contatti si tradussero in alcune solide amicizie, che portarono Sturzo, una volta costretto ad abbandonare l’Italia, a dedicare una certa attenzione alla Spagna, nella sua nuova opera di intellettuale democratico europeo. Anzi, a rivelarsi figura molto attenta e informata sulle vicende spagnole del convulso periodo tra dittatura, repubblica e Guerra civile. Uno dei suoi primi obiettivi era quello di diffondere anche nel paese iberico la traduzione dei suoi libri, in particolare quelli dedicati all’analisi del trionfante fascismo. In seguito, egli iniziò a collaborare con alcuni giornali e riviste spagnoli, allargando in questo modo la sua opera di commentatore e analista delle vicende internazionali e nazionali, alla luce della sua riflessione sul ruolo della fede cristiana nella società. Alcuni di questi interlocutori erano personalità con ruoli politici e organizzativi significativi nel quadro spagnolo: da Severino Aznar ad Ángel Ossorio y Gallardo, da Salvador de Madariaga ad Alfredo Mendizábal Villalba. Quest’ultimo, in particolare, filosofo e giurista di salde convinzioni democratiche, è la figura più in sintonia con il pensatore italiano, come dimostrato anche dal ricco scambio epistolare (il più cospicuo tra quelli qui raccolti). Uno dei pochi che conveniva con il pervicace tentativo sturziano di convincere gli spagnoli a distinguere la Chiesa dalla politica (e in particolare dalla destra). Alfonso Botti, nella cospicua e stimolante introduzione, fornisce un quadro preciso e articolato dei rapporti di Sturzo con questi mondi vitali. Ma fa certamente di più. Contribuisce a ricostruire una storia analitica dei tentativi svolti da Sturzo, assieme ai suoi amici spagnoli e ad altri intellettuali (cattolici e non) europei, durante la guerra civile scoppiata in Spagna nel 1936. Ne emerge un’analisi ricca e documentata della vicenda dei Comitati per la pace civile e religiosa in Spagna, in rapporto con le vicende politiche e diplomatiche spagnole ed europee, oltre che con le posizioni non sempre lineari della Santa Sede. Secondo Botti, a fronte di un mondo cattolico spagnolo appiattito nel suo complesso (tranne alcuni singoli vescovi e la storica eccezione basca) sulla linea nazionalista, e di una Santa Sede piuttosto preoccupata della conservazione del ruolo tradizionale della religione, il gruppo attorno a Sturzo, Mendizábal, Madariaga, Maritain, Mounier e altri, non si limitò a una testimonianza morale, ma mise in campo una vera opera di «diplomazia parallela», che tentò di condizionare anche politicamente gli eventi spagnoli, utilizzando una leva europea.
di Guido Formigoni
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